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MEMORIA O OBLIO? NUOVO DILEMMA DEGLI STORICI

Posted by on Gen 31, 2021

MEMORIA O OBLIO?  NUOVO DILEMMA DEGLI STORICI

Abbiamo sempre saputo che la memoria è una componente molto importante di ogni individuo. Per provare la fondatezza dell’affermazione, basta un semplice esempio. Se esco di casa e, per un qualunque motivo (come potrebbe essere un semplice amnesia), perdo la memoria, il mio ritorno a casa non costituirà un semplice problema, ma sarà addirittura impossibile. La momentanea perdita di memoria mi impedirà di sapere chi sono, chi ero fino ad un momento prima e  di avere una casa ed eventualmente una famiglia verso cui ritornare.

Non saprò più di essere “padre di” o “figlio di”. Non avrò più coscienza delle mie radici o dei frutti del mio albero, cioè del mio passato e del mio futuro. Sarò come un vascello senza vele e senza alcuna possibilità di orientamento in un oceano sconfinato. Per cui,<< Se le nostre esperienze scomparissero per sempre, vivremmo chiusi nel presente, nella immediatezza delle percezioni; è la memoria che permette la continuità della vita interiore facendo sopravvivere il passato … . La continuità della vita psichica, continuità che garantisce l’identità dell’io cosciente,è dunque ancorata alla memoria. Senza i processi mnemonici le esperienze diverrebbero un mosaico di frammenti privo di organizzazione e di coerenza logica>> (1). Si potrebbe continuare con le citazioni. Riportiamo solo quella fatta dal nostro Presidente della Repubblica in occasione della Giornata della Memoria del 27 gennaio 2021 : <<Ricordare e far ricordare a tutti i milioni di vittime innocenti esprime un dovere di umanità e di civiltà>>.

     Il ricordo costituisce materia per la storia. Senza ricordi, infatti, le generazioni successive non potrebbero trarre dalla storia gli  insegnamenti per non ricadere negli errori del passato. Ora qui non è in discussione il modo in cui vengono registrati i ricordi (e quindi su chi scrive la storia e come la scrive) ma solo se  si debba o no “ricordare” e se il ricordo costituisca o no “un dovere di civiltà e di umanità”.  Ultimamente sta prendendo piede la teorizzazione dell’elogio dell’oblio. Secondo questa nuova tendenza, problemi non risolti da secoli e che sono causa di una situazione di generale disuguaglianza sociale per una parte della nazione, in netto contrasto con quanto previsto dalla Costituzione, dovrebbero essere semplicemente dimenticati. Però le disuguaglianze rimarrebbero sempre! Ma cosa importa? L’essenziale è dimenticare. Ma è mai possibile pretendere che una persona a cui hanno fucilato il padre, violentato la madre e il resto delle donne della famiglia, incendiato la casa con tutto quello che vi si trovava, possa dimenticare tutto ciò, senza che chi avanza questa richiesta non senta nemmeno il bisogno di chiedere scusa?  Chi oggi teorizza l’elogio dell’oblio, anche se fino a poco tempo fa è stato uno strenuo assertore della necessità della memoria, per dirla con il nostro Presidente, è disumano? E’ incivile? O forse ha paura, visto che il muro di gomma opposto fino ad oggi alle ricerche dei revisionisti sta cominciando a perdere la sua elasticità: allentamento che farà emergere una volta per sempre l’altra faccia della medaglia, che mostrerà davvero chi ha detto sempre bugie e chi ha tentato di smentirle?

     Secondo l’esperienza umana solo chi ha qualcosa da nascondere ha paura che tentativi di tenaci investigatori possano far emergere la verità. Questo giustifica l’insistenza della vittima nella ricerca della verità e la paura, da parte di chi si è macchiato di gravi colpe, che la verità venga a galla. Se, infatti, non vi fossero colpe da nascondere, perché avere paura?

    Parlando della memoria o dell’oblio, l’individuo o l’io cosciente sono serviti solo per introdurre l’argomento. La storia, infatti, volge la propria attenzione non a singole cellule ma a  gruppi sociali più ampi.” La memoria collettiva è fondamento ed insieme espressione dell’identità di un gruppo e rappresenta il passato: ogni gruppo seleziona e riorganizza incessantemente le immagini del passato, in relazione agli interessi e ai progetti che predominano nel presente”. (2)

     Mi sia permesso a questo punto di riportare un pensiero che, sull’argomento ho espresso qualche tempo fa:<< Senza memoria non vi è passato e senza passato non vi è identità. Quest’asserzione racchiude un significato profondo. Se si riuscisse, infatti, solo ad immaginare una qualunque esistenza caratterizzata da una lunga amnesia, il portatore di questa vera e propria invalidità – anche se di durata limitata – si troverebbe a vivere una vita quasi vegetativa, poiché, in mancanza di riferimenti sia spaziali che temporali o relazionali, non avrebbe coscienza né di se stesso, né della propria provenienza, né dell’eventuale destinazione, né del motivo per il quale si trovi ad un certo momento in un dato luogo … E questo, semplicemente, per effetto ed in conseguenza di una “banale” amnesia, cioè di una perdita di memoria. Ovviamente quanto più questo evento si dovesse protrarre nel tempo tanto più serie risulterebbero le sue conseguenze. La persona interessata dall’amnesia, infatti, potrebbe anche essere un luminare in un campo qualunque dello scibile. Ma, perdendo la memoria al verificarsi dell’amnesia, egli accuserebbe anche dei problemi di identità, che finirebbero per avere dei riflessi anche sulle sue conoscenze specifiche>>.(3) In considerazione di ciò, teorizzare l’oblio come rimedio per eliminare gravi problemi sociali è amorale e denota ancora una volta – se ce ne fosse bisogno – la disistima e il disprezzo che una parte della nazione ha verso l’altra. Come si può mai immaginare che ad una parte della nazione che nella sua millenaria storia ha partorito i più grandi movimenti di pensiero, il più alto e raffinato grado di civiltà basti un semplice invito per farle dimenticare tutto il male regalatole gratuitamente? Se vogliamo applicare la terapia dell’oblio, che ad essa si ricorra per entrambe le parti della nazione. Se una parte  deve “obliare” il male fattole in passato, l’oblio interessi anche gli altri “fratelli”, sì da non ritenersi più esseri superiori e largitori di beni di cui saprofiticamente approfitterebbero i fratelli meno fortunati. Si abbia il coraggio di aprire gli archivi a tutti gli studiosi, anche se ormai le raccomandazioni fatte il 28 ottobre 1861 da Bettino Ricasoli a La Marmora sulla gestione degli archivi avranno eliminato i documenti più compromettenti. Solo condividendo la storia potremo condividere tutto il resto e diventare finalmente un popolo. Diversamente la raccomandazione va interpretata in un solo modo: tentativo di convincere le vittime sull’inutilità dei loro sforzi intesi a dare un nome ed un volto a coloro che sono stati la causa dei loro mali passati e delle loro condizioni attuali; a svuotare le loro menti per ridurli alla condizione di sacchi vuoti che falsi eroi e falsi benefattori si degneranno di riempire di briciole o di rifiuti dei loro lauti banchetti.

     La teorizzazione dell’elogio dell’oblio ha un precedente illustre in E. Renan, il quale aveva sostenuto che “ l’oblio, e dirò persino l’errore storico, costituiscono un fattore essenziale nella creazione di una nazione”. Ora, se una nazione è una macromolecola alla cui formazione concorrono tante piccole molecole (i nuclei familiari),  che famiglia posso mai formare se mi si chiede di dimenticarmi delle mie origini, dei miei affetti, dei miei rapporti interpersonali? E tante famiglie del genere, aggregandosi per formare la macromolecola “nazione” a che tipo di nazione potranno mai dare origine?   

Castrese Lucio Schiano                                                                                                                                                                             

  • (R. Appicciafuoco – Sommario di psicologia – Ed. Giuntine, Firenze; cap. IX:La memoria. Il corsivo è dell’autore
  • ( La memoria “individuale” e la memoria “collettiva”. di Eugenio Aguglia)
  • (C. L. Schiano – La mala unità – Tip. Progresso S. Maria C. V. 2018, cap. Memoria e Identità)

1 Comment

  1. Troppo comodo e troppo utilitaristico il progetto dell,oblio! Forse Massoni e capitalisti internazionali hanno perso la sicumera con cui da circa tre secoli hanno sempre deciso le sorti di questo o di quel popolo! Forse, avendo raggiunto una tappa rilevante nella costruzione del Mondo secondo la loro oligarchia, temono di essere scoperti e sbugiardati! Sicuramente sono i carnefici che desiderano l’oblio, ammantandolo di nobili paludamenti! Altrettanto sicuramente non sono le vittime a trarne beneficio. Tutti dobbiamo sapere che l’Oligarchia Mondiale dovendo consolidare il grado di potere ha bisogno di un periodo di oblio per poi poter riprendere con maggiore lena e minori ostacoli la strada della finale conquista della vetta del potere!

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