MEMORIE PER LA STORIA DE’ NOSTRI TEMPI (VI)
I BENI ECCLESIASTICI INCAMERATI NELL’UMBRIA
Il marchese Gioachino Napoleone Pepoli, cugino di Napoleone III, Gran Cordone dei santi Maurizio e Lazzaro, e per grazia delle baionette di Cialdini e delle bombe di Persano, commissario piemontese nell’Umbria, ha soppresso �tutte le Corporazioni religiose eccettuate poche benemerite� ba chiuso i conventi, ne ha incamerato i beni, ed ha compiuto un Due Dicembre sulle propriet� ecclesiastiche.
A questo modo i popoli dell’Umbria incominciano a capire che cosa significa l’articolo dello Statuto che dice: �Le propriet� sotto inviolabili senza alcuna eccezione!� Un Pepoli entra nelle case dei frati e delle monache, ne conculca i sacrosanti diritti, mette alla portai padroni, si asside al loro posto, e comanda da signore. Viva la libert� I
II bello � che Napoleone Pepoli incamera i beni ecclesiastici nell’Umbria pochi giorni dopo che il conte di Cavour protest� contro la Svizzera, che avea sequestrato una parte dei beni del Vescovo di Como! Noi abbiamo riferito la Nota di Cavour nel N� 287 dell ‘Armonia dell’11 dicembre. Rilegiamola e giudichiamo l’opera di Pjpoli colle parole del nostro primo ministro.
�La natura ecclesiastica dei beni non inferma per nulla il diritto di propriet�, dice il conte di Cavour. Dunque � come se Napoleone Pepoli fosse entrato nelle case dei signori dell’Umbria, K avesse gettati sulla strada, ne avesse aperto gli scrigni, disponendone a suo arbitrio. E in questo caso come si chiamerebbe Napoleone Pepoli?
Quello che si fa, continua il conte di Cavour, contro i beni di un ecclesiastici, � come se si facesse contro te propriet� di qualunque altro suddito del Re. � se pu� essere permesso a Napoleone Pepoli di confiscare i beni dei conventi secondo il suo piacere, potr� egualmente impossessarsi dei beni di qualsiasi cittadino. E allora s� che godremo un bel progresso, una preziosa libert�!
II conte di Cavour dichiar� in terminis che il semplice sequestro di una parte dei beni del Vescovato di Como era contrario al diritto. E non sar� contrari� al diritto l’incameramento di tutti i beni dei conventi dell’Umbria? Ed essendo contrario al diritto potr� essere permesso ad un Pepoli, quantunque si chiami Napoleone, di fare man bassa sui diritti altrui? E quale libert� sar� la nostra se il diritto pu� essere conculcato impunemente?
—Ma Napoleone Pepoli ha convertito i conventi in iscuole ed ospedali.
—E che per ci�? Si pu� egli invadere la propriet� altrui per fare elemosina? Si pu� cacciare dalla sua casa un individuo per convertire quella casa in una scuola, od in un ospedale? E se questo non � lecito coi privati, non pu� essere lecito nemmeno coi frati, perch�, come ha detto test� al Governo svizzero il conte di Cavour, la natura ecclesiastica dei beni non inferma per nulla il diritto di propriet�.
— Ma Napoleone Pepoli ha affidato l’amministrazione dei beni confiscati alla Cassa Ecclesiastica.
State allegri, popoli dell’Umbria, che la Cassa Ecclesiastica vi recher� dei belli e grandi vantaggi, quei vantaggi che ha recato al Piemonte, dove la sua farina se ne and� tutta in crusca!
�Quando si cre� la Cassa Ecclesiastica, diceva nella Camera il deputato Boggio, il 30 aprile 1858, il motivo impellente di quella legge, secondo dichiar� esplicitamente il ministro che la propose, era quello di cessare la spesa delle 928,000 lire annue ch’era iscritta sul bilancio per sussidio al Clero. Or bene sapete, o signori, che cosa invece abbiam fatto? Invece di spendere ogni anno quelle lire 928,000, spendiamo qualche cosa di pi�� (Atti Uffic., N 183, pag. 693).
E Brofferio nella stessa tornata parlando della legge che stabil� la Cassa Ecclesiastica, e che produsse tante liti, diceva: �Una legge che in due anni ha prodotto pi� di 600 liti, che razza di legge pu� essere?…… Questo ginepraio di liti prova che noi abbiam fatto una scellerata legge� (Loc. cit., vedi Armonia del 1858, N� 258, dell’11 di novembre).
La Cassa Ecclesiastica fa sempre debiti, e presenta annualmente i suoi bilanci in deficienza. E poi che amministrazione � la sua? Noi l’abbiamo provato l’anno scorso, ed attendiamo ancora oggid� la risposta. Popoli dell’Umbria, eccovi un saggio dell’amministrazione della Cassa Ecclesiastica e della Commissione di sorveglianza.
Il 22 ottobre 1858 la Cassa presenta una relazione e ci d� il conto del 1855 dicendo d’avere riscosso L. 1,839,000. Il 16 settembre 1859 ci d� un’altra relazione, e dice di non avere riscosso nello stesso anno 1855 che sole L. 1,798,000!
Di pi� nella penultima relazione della Cassa si afferma verificato nel 1858 un aumento del reddito e una diminuzione nelle spese, e dai conti che accompagnano la relazione risulta invece che vi fu un aumento di spesa e una diminuzione di rendita.
Inoltre la relazione della Cassa ci dice che nel 1857 vendette per quasi tre milioni di stabili, eppure le spese d’imposta e di manutenzione che si pagavano per questi stabili medesimi invece di diminuire dopo la vendita, crebbero dal 36 al 50 per cento!
Finalmente la quota di concorso pel 1858 recata in conto per L. 132,186, nel riepilogo generale dello stesso conto diventa invece di lire 226,0001(1).
Eccovi la bella amministrazione, a cui Napoleone Pepoli ba rimesso i beni de’ conventi! Fra breve tempo nell’Umbria non ci saranno pi� n� conventi, n� beni; ma le case dei frati si convertiranno in prigioni come in Inghilterra, o in manicomii come in Piemonte.
IL CARDINALE FILIPPO DE ANGELIS PRIGIONIERO IN TORINO
(Pubblicato il 9 ottobre 1860).
Nella modesta stanza, dove gi� soggiorn� il Cardinale Corsi, Arcivescovo di Pisa, condannato in via economica ad ingiustissima prigionia, trovasi oggid� un altro Cardinale di S. Chiesa, l’Eminentissimo Filippo De Angelis, Arcivescovo di Fermo. Il generale Fanti, per ristabilire nelle Marche l’ordine morale, lo fe’ togliere dalla sua dilettissima diocesi, e condurre in Torino, dove si dovette tosto presentare all’Eccellenza del conte di Cavour.
L’Arcivescovo di Fermo � forse il trentesimo tra i Vescovi che, in meno d’un anno, soffrono l’esilio e la prigionia per la causa della Chiesa, e per opera del nostro ministro amantissimo dell ‘ordine morale 11 ministri pretendono ch’egli sia libero, perch� gli lasciano facolt� di recarsi dapertutto, meno nella sua diocesi. Ma i poverini non sanno ancora che un Vescovo condannato a vivere fuori della sua Sede, � condannato alla maggiore delle pene, e non vi si pu� acconciare senza essere vittima della peggiore violenza.
Gli italianissimi si sentono ripetere oggid� dal Cardinale De Angelis quelle medesime verit�, che gi� udirono dal Cardinale Corsi, e sono costretti ad ammirare la stessa fermezza, eguale affetto e devozione al Pontefice Romano, e non dissimile zelo e riverenza pei Canoni di Santa Chiesa. E tutti questi preti, tutti questi Vescovi, tutti questi Cardinali, che, posti nelle stesse condizioni, nei cimenti medesimi, pensano in egual modo, e rispondono identiche parole, sono un bel trionfo pel Cattolicismo, e una solenne lezione pei ministri.
La ragione per cui il Cardinale De Angelis venne allontanato dalla sua diocesi, non si sa; puossi per� di leggieri indovinare, pensando che l’Arcivescovo di Fermo � detto il padre delle Marche, che Fermo � citt� fedelissima e merit� ad antico l’elogio: Firmum fida fide, Romanorum colonia, e che il Clero nel l’archidiocesi di Fermo ha gran potere sul popolo che � religiosissimo. Bisognava per ci� e intimorire e scompigliare i preti, togliendo loro il proprio capo, e traducendolo a Torino.
L’illustre Cardinale pat� rassegnato il lungo viaggio e la dolorosa separazione dalla propria Chiesa. Egli non parla de’ suoi presecutori se non per attestare che fu trattato coi maggiori riguardi. Non pensa a ci� che soffr�, o che gli resta a soffrire; tutti i suoi pensieri, tutte le sue sollecitudini sono per quell’illustre vittima, per quel Pontefice martire, che � Pio IX.
La misericordia di Dio si muover� per tanto eroismo. La rassegnazione, i dolori, le virt� di s� ammirabili sacerdoti ascenderanno al cielo, e chiameranno sulla terra l’intervento della divina Onnipotenza; la quale, come osserva un 19
S. Padre, permette l’iniquit� dei tiranni, perch� la Chiesa si abbell� colla pazienza de’ martiri.
Dall’altra parte non � la prima volta che il Cardinale de Angelis soffre persecuzione per Gesti Cristo. Le storie della Repubblica Romana sotto il Mazzini parlano di ci� ch’egli dovette sopportare nel 1849 insieme ad altri Cardinali e Prelati. �Quanti sacerdoti percossi, carcerati ed anche uccisiI esclama uno storico! Il Cardinale Arcivescovo di Fermo fu assalito nel suo palazzo dalla guardia nazionale, e condotto barbaramente nelle carceri d’Ancona (1)�.
�In poco tempo, dice un altro storico, furono arrestati il Cardinale De Angelis, Arcivescovo di Fermo, Monsignor Vespignani, Vescovo d’Orvieto, e Monsignor Rocci, suffraganeo di Civitavecchia. Il primo fu trasferito a mano armata nella fortezza d’Ancona (2)�.
Un terzo racconta, coi documenti alla mano, come si tentasse nel 1849 di avvelenare il Cardinale De Angelis prigioniero in Ancona. Eccone le parole:
�Ho gi� di sopra brevemente accennato come il Card. Arcivescovo di Fermo venisse strappato dalia sua sede e tradotto alla fortezza d’Ancona. Ora debbo aggiungere copiando i processi che nemmeno in quella fortezza la sua vita pot� essere sicura dalla rabbia demagogica. Il fatto pass� di questa maniera. Non so bene se il 22 ovvero il 23 aprile 1849 due dei noli assassini d’Ancona P….. C….. e V….. R….. si presentano ad un farmacista di quella citt�, e senza un riserbo al mondo gli discorrono in questa sentenza: �� un pezzo che noi tentiamo d’ammazzare il Cardinale De Angelis che sta nel forte. Noi avevamo ideato di dargli una trombonata dal Campetto; giacche da l� ci ai vede la finestra dove in tutte le mattine il Cardinale si affaccia. E colla palla allacciatasi arriverebbe: ma siccome il colpo pu� fallire; cos� vogliamo da te che ci somministri un veleno che faccia subito, perch� questo � il mezzo pi� sicuro�. E qui R….. soggiunse: Giacch� io ho un compare che gli porta il pranzo tutti i giorni. E C….. conchiuse: �Noi proveremo il veleno sopra di un cane, e se c’ingannate, potreste essere il secondo�. Intendi il secondo farmacista ucciso in Ancona; perocch� un altro Elia Belluigi era stato poco prima tolto di vita, come di sopra � narrato.
�L’onesto farmacista aperse subito a tre suoi amici l’orribile cimento in che si trovava posto, o di uccidere un degno prelato di S. Chiesa, o d’essere ucciso egli stesso. Due dei detti amici erano dottori in medicina, e gli suggerirono il modo d’evitare l’uno sconcio e l’altro: preparasse poca acqua con due grani di tartaro emetico: tale pozione sperimentata sul canc avrebbe prodotti que’ sintomi che suole il veleno, e propinata al Cardinale non avrebbelo ucciso. Cosi appunto fu fatto, e sul far della sera i due manigoldi vennero puntualmente a ritirare la preparata carafina.
(1) Il Cattolicismo e la Demagogia italiana. Roma, Tipografia della Reverenda Camera Apostolica, 1849, pag. 63.
(2) La Rivoluzione Romana al giudizio degli impaniali. Firenze 1852, 2 edizione pag. 218.
Il farmacista ci� nonpertanto non istava quieto: and� la mattina per tempo ad avvisare del pericolo un basso uffiziale civico, al quale era stata affidata la custodia del Cardinale. Quegli si pose in guardia, n� fu diligenza che lasciasse intentata, perch� l’avvelenamento non seguisse: lo sperpero seguito in que’ giorni di tutti gli assassini della citt� ne allontan� anche il pericolo (1)�.
Il Cardinale De Angelis, sopravissuto a tante pene e scampato a s� gravi pericoli, doveva soffrire nuove persecuzioni �nuove tirannie nel 1860. Ma non pi� sotto la repubblica di Giuseppe Mazzini, bens� sotto il governo costituzionale del conte Camillo Cavour, cavaliere della Santissima Annunziata 1
IL CARDINALE DE ANGELIS
IMPRIGIONATO DA CAVOUR E CALUNNIATO DAL SUO GIORNALE
(Pubblicato il 16 ottobre 1860)
Egli � dal 28 di settembre che il Cardinale De Angelis, Arcivescovo di Fermo, fu arrestato, e tradotto in Torino alla presenza del conte di Cavour, e si trova da sedici giorni prigioniero senza saperne il motivo. Imperocch� � pienamente falso che l’Eminentissimo Cardinale o fosse alla testa di truppe, o arruolasse soldati per la guerra. Intrepido sostenitore dei diritti della Chiesa e del Santo Padre, l’Arcivescovo di Fermo non ne difese mai la nobilissima causa altrimenti che colle armi proprie del suo ministero.
Ora non basta al conte di Cavour d’aver con tanta ingiustizia incarcerato il Cardinale De Angelis, non gli basta d’avergli fatto patire i disagi d’un lungo viaggio, non gli basta di tenerlo lontano dalla propria Sede: egli tollera ancora che un giornale a’ suoi stipendi, un giornale, dove egli stesso scrive talvolta, lanci le pi� villane ed atroci calunnie contro il venerando prigioniero, contro un uomo doppiamente sacro, e per la porpora che veste, e pel carcere che soffre!
Nell’Opinione del 13 di ottobre, N� 283, si legge un sucido articolo contro il Cardinale De Angelis, dove � accusato d’ingiustizia, di crudelt�, d’avarizia. Il Cardinale ha fatto incarcerare, ha fatto tormentare, ha fatto impiccare; � avarissimo, non d� nulla per carit�, ingrassa suo fratello, ecc., ecc. E l’Opinione conchiude offerendo l’Armonia i documenti!
Quando si tratta di simili accuse, i documenti non si promettono, ma si premettono! Sfidiamo l’Opinione a darci i ragguagli a cui accenna. I suoi appunti non sono soltanto calunnie, ma vere assurdit�. Imperocch� il Cardinale De Angelis non ba mai coperto cariche, nelle quali potesse macchiarsi di que’delitti che gli vengono ascritti. Ornai una moltitudine di Torinesi hanno potuto ossequiare l’Arcivescovo di Fermo. Dicano essi se�, se pu� essere un uomo crudele?
(1) Fatti atroci dello spirito demagogico negli Stati Romani, racconto estratto dai processi originali. Firenze 1853, pag. 302.
Ma l’Opinione non fa che razzolare nel fango d’un giornale fiorentino nato e morto in breve tempo a Firenze. Questo giornale intitolato il Risorgimento fu l’inventore delle perfide calunnie, ma non ne rec� mai un filo di prova (1). Parole, declamazioni, bugie, ecco il patrimonio de’ libertini.
Due documenti portava bens� il Risorgimento di Firenze, e questi dicono i veri delitti del Cardinale De Angelis, delitti antichissimi in lui, e dei quali non sar� mai che si penta, delitti che gli valsero la dura detenzione di Ancona nel 1849, e il tentato avvelenamento che l’Opinione medesima non pu� negare; delitti che gli procacciarono le ingiurie del diario fiorentino, e gli procacciano oggid� la prigionia del conte di Cavour e le calunnie del suo giornale.
Sapete voi che cosa sono questi due documenti? Son due pastorali del Cardinale De Angelis: l’una del 12 di gennaio 1860, e l’altra del 12 di febbraio dell’anno medesimo. L’Arcivescovo di Fermo nell’uno e nell’altro di questi documenti inculca ne’ popoli i grandi principii cattolici, e combatte la rivoluzione! (2).
E certo noi confessiamo che l’empiet� e la demagogia hanno ben donde essere scontente dell’Eminentissimo De Angelis. I servigi che egli rese alla Santa Sede fin da quando fu nunzio apostolico in Isvizzera sono s� grandi, che Giambattista Torricelli volle celebrarli nelle sue Orazioni.
Quest’esimio apologista ci racconta come Filippo De Angelis, nato in Ascoli di nobilissima stirpe, si segnalasse assai nell’accademia ecclesiastica di Roma, e si meritasse la benevolenza di Papa Leone XII, che lo creava visitatore apostolico della provincia di Forl�, dove compose le interne discordie, e condusse la pace religiosa e civile (3).
Pio VIII creatolo Arcivescovo di Cartagine lo mand� nunzio apostolico in Isvizzera, ed egli nel maggio del 1830 giungeva a Lucerna. Correvano tempi difficilissimi e la rivoluzione collegata col giansenismo, di cui s’era fatto predicatore lo sgraziato Luigi Fuchs, metteva in conquasso l’Elvezia (4). Il rappresentante pontificio De Angelis valorosamente difese la causa della Chiesa. �Una maniera la pi� soave, dice il Torricelli, un tratto il pi� gentile, un parlare il pi� mansueto furono le armi da lui adoperate (5). �. E di questa guisa egli giunse a persuadere il Gran Consiglio di S. Gallo che, docile alle paterne voci di Gregorio XVI, con decreto del 5 di agosto 1835 rivocava i suoi decreti ostili alla Santa Sede.
Col governo dei Grigioni ebbe pur da fare assai il Nunzio De Angelis, ma la di lui prudenza e saggezza furono vincitrici di tutte le opposizioni, e lo adornarono di novelli trofei (6)�.
(1) Vedi un articolaccio del Risorgimento di Firenze, 21 gennaio, N� 10, intitolalo la Pastorale del Vescovo di Fermo.
(2) Le due Pastorali vennero pubblicate nel Risorgimento di Firenze del 21 di gennaio, 9 e 10 marzo 1860.
(3) Orazioni sacre e dissertazioni storico-polemiche del canonico teologo Giovanni Battista Torricelli. Lugano, 1857, tom. v, pag. 119, 120.
(4) Il Fuchs e i suoi errori vennero condannati da Gregorio XVI coi Brevi del 24 di luglio e 17 settembre 1833. Vedi il Cattolico di Lugano, vol. il e ih.
(5) Torricelli, vol. v, pag. 122.
(6) Torricelli, vol. v, pag. 126.
Il governo del Cantone di Ginevra, l’Atene del calvinismo, favoreggiava la propagazione dell’eretica pravit� nelle venti parrocchie cattoliche gi� soggette al Re di Sardegna, e unite a quel Cantone col trattato di Torino. �In Monsignor De Angelis que’ fedeli, il Clero ed il Vescovo trovarono il consolatore ed il ristoratore nelle loro disavventure (1)�. Finalmente quando il Piccolo Consiglio d’Argovia tent� stendere la mano sacrilega sulle propriet� de’ conventi �Monsignor De Angelis accorse nell’illuminato suo zelo alla difesa degli oppugnati diritti�, e ottenne completa vittoria (2).
Queste sono le guerre combattute da Filippo De Angelis, quando era Nunzio in Isvizzera, e non dissimili furono quelle che combatt� da Vescovo in tutte le diocesi, a cui fu preposto, e sfidiamo il conte di Cavour e la sua Opinione a recar documenti, ch’egli mai si macchiasse le mani di sangue, o guerreggiasse altrimenti che colla spada della parola.
Ma su di un punto non possiamo chiedere documenti l’Opinione, perch� essa sta in sulla negativa, che non pu� essere provala. Essa dice che il Cardinale De Angelis � avarissimo, e non conosce la beneficenza. Toccherebbe perci� a noi provare il contrario.
Ora noi non possiamo certamente recarci presso il Cardinale De Angelis e dirgli: — Eminenza, favorisca di somministrarci le prove della sua generosit�? — Fin dalla prima volta che avemmo l’onore di ossequiarlo, egli ci fe’ capire che, tranquillo nella sua coscienza, non amava che i giornali si occupassero di lui. Pensate, che ci risponderebbe quest’umile e santo Prelato, se gli chiedessimo di dirci ci� che, secondo il precetto evangelico, non dee sapere neppure la sua mano sinistra!
Ad ogni modo, siccome v’hanno dei momenti, in cui si debbono rivelare le opere della carit�, cos� noi abbiamo scritto a Roma ed a Fermo per conoscere quanto si pu� sapere della generosit� e beneficenza del Cardinale De Angelis; e stia sicura l’Opinione che intorno a ci� noi le daremo que’ documenti, ch’essa sugli altri punti non ci potr� somministrare mai pi�.
Mentre per� ci riserviamo di rinvenire su tale materia, non lasceremo allatto digiuna l’Opinione. Nel marzo del 1854 il Giornale di Roma parlava della beneficenza del Cardinale De Angelis, Arcivescovo di Fermo, e diceva come in occasione di un’insolita penuria con varie migliaia di scudi avesse redento tutti i pegni depositati al Monte di Piet�, tratto che basterebbe a salvarlo dalla taccia di avarissimo (3). Inoltre i giornali ci dissero quanto il Cardinale De Angeli� largheggiasse verso i Padri Cappuccini di Fermo, il cui convento era stato� venduto ai tempi del Regno italico, e possono affermare que’ Padri se l’Arcivescovo sia avarissimo (4).
(1) Torricelli, vol. v, pag. 136.
(2) Torricelli, loc. cit., pag. 137.
(3) Civilt� Cattolica, serie n, vol. v, pag. 691.
(4) Civilt� Cattolica, serie li, vol. xi, pag. 365.
Finalmente, scorrendo la Civilt� Cattolica, ci vennero sott’occhi le seguenti parole stampate nel primo quaderno dell’aprile 1851:
�Non ha molto alcuni giornali piemontesi rimproverarono all’Eminentissimo De Angelis di essersi fatto lautamente ricompensare dal governo dei danni sofferti da lui nel suo lungo imprigionamento in Ancona nel t�mpo della rei pubblica. Non negheremo che il Cardinale sia stato ricompensato: ma osserveremo che la ricompensa non fu quella di non so quanti mila scudi, che i predetti giornali pubblicarono aver egli ricevuti: bens� l’Eminentissimo Porporato ottenne dal governo per sua indennizzazione la diminuzione della met� della pena, cui i suoi oltraggiatori sacrileghi erano stati condannati. Questi sono i compensi che prendono i dignitarii ecclesiastici 1�
Qui faremo punto. Prima per� di lasciare la penna ancora una parola al conte di Cavour. —Eccellenza, l’Opinione fa il auo mestiere: vi serve. Ma se essa calunnia, � perch� la lasciate calunniare; � perch� crede di farvi piacere calunniando. Quindi le infamie sue pesano su di voi; e non a lei, ma a voi Cavaliere, a voi Presidente del ministero chiederemo sempre ragione d’un Cardinale di Santa Chiesa, d’un Arcivescovo venerando, che voi imprigionaste in nome della libert�, e che il vostro giornale ingiuria e calunnia in nome del progresso. Siamo intesi. —
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