Menu tipico napoletano della Vigilia di Natale come tradizione comanda
Chi è napoletano conosce a memoria quasi come se si trattasse dei 10 Comandamenti tutti i piatti che compongono il menu della vigilia di Natale. Chi, per sfortuna, non è nato in questa splendida città si deve accontentare del sentito dire, delle leggende che arricchiscono e profumano tutte le cucine partenopee durante le festività natalizie.
Ma ve lo ricordate ‘Natale in casa Cupiello‘? L’indimenticabile commedia di Eduardo de Filippo è un chiaro spaccato di quelle che succede in tutte le case napoletane a partire dal giorno dell’antivigilia. Non solo fervono i preparativi per il tradizionalissimo presepe ma anche in cucina non si fa altro che correre e urlare per riuscire a portare a tavola tutto quello che non deve mancare assolutamente mancare se non vuoi far arrabbiare un napoletano.
ANTIPASTI DELLA VIGILIA DI NATALE A NAPOLI
Finalmente dopo la pausa pranzo, a cena si inizia a mangiare. A tavola vengono servite le prime portate: polpo all’insalata e alici marinate. Procediamo con ordine. Occupiamoci prima del polpo che deve essere assolutamente verace. Come lo si riconosce? Semplice rispetto al sinisco presenta due file di ventose sui tentacoli, è assai profumato e soprattutto ha un colorito marrone con preziose striature rosee. Cosa dire, invece, delle gustosissime alici marinate? Si tratta di un pesce molto economico che i napoletani hanno saputo trasformare in una vera e propria prelibatezza: l’arte di sapersi arrangiare.
PRIMI PIATTI DELLA VIGILIA A NAPOLI
Finalmente la cena inizia a diventare seria. Ecco apparire sulla tavola partenopea la più classica delle pietanze della Vigilia: i vermicelli con le vongole. Esistono due correnti di pensiero su questa ricetta. La prima li vuole assolutamente in bianco, mentre la seconda non disdegna quel tocco di pomodoro che rende la pietanza davvero natalizia.
SECONDI PIATTI DELLA VIGILIA A NAPOLI
Poi si arriva finalmente al clou della cena. In tavola vengono serviti baccalà fritto o zeppole di baccalà, spigola all’acqua pazza, capitone fritto e/o in umido. Una gioia per gli occhi ma anche e, soprattutto, per il palato. Iniziamo col mussillo! Non sai di cosa sto parlando? Del filetto di baccalà! Nello specifico della parte dorsale del pesce. Viene usato il vezzeggiativo romantico di ‘mussillo‘ per indicare un piccolo musso, fatto di labbra sottili, delicate e tenere.Insomma una prelibatezza a cui è difficile rinunciare soprattutto se si decide si cucinarlo fritto o sotto forma di zeppole. Ed è proprio quest’ultima variante che mostra tutta l’inventiva del popolo partenopeo. La sera della Vigilia non potendosi permettere un pezzo di baccalà per ogni commensale, il padrone di casa napoletano aggiungeva quel poco di ‘mussillo’ comprato alla pasta di pane e friggeva le zeppole per riuscire ad accontentare tutti.📷Vogliamo parlare poi della spigola all’acqua pazza? Forse in pochi sanno che la ricetta è stata ideata da alcuni pescatori dell’isola di Ponza. Solo successivamente la pietanza è ‘sbarcata‘ a Capri dove è diventata famosa durante l’epoca di Totò. Da allora ne è passata di acqua sugli scogli, eppure questo secondo piatto desta ancora scalpore e acquolina solo a sentirlo nominare.Come non citare poi l’indiscusso capitone?E’ a questa pietanza che spetta il posto d’onore su tutte le tavole napoletane durante la cena della Vigilia. Solitamente viene preparato fritto, in umido o alla griglia. Leggenda vuole che questo piatto fosse portato a tavola per motivi legati esclusivamente alla superstizione. La sua somiglianza con il serpente lo rendeva la pietanza tipica per eccellenza in grado di allontanare la negatività e la sfortuna dalla vita di chi ne gustava le carni.
CONTORNI DELLA VIGILIA A NAPOLI
Pensavi si fosse concluso così il cenone della Vigilia? Ti sei sbagliato. Ovviamente non potevano mancare i contorni. E i napoletani non riescono assolutamente a rinunciare all’insalata di rinforzo e ai broccoli al limone se sono ligi al menu tradizionale. E’ soprattutto l’insalatina a destare il nostro interesse.Molte sono le spiegazioni che si sono succedute nel corso del tempo sul termine ‘rinforzo‘. Alla fine si è giunti a una probabile conclusione. Questa portata veniva servita a tavola per ‘rinforzare‘ una cena creduta, molto probabilmente, leggera perché composta solo da un primo piatto e da qualche secondo di pesce.
DOLCI
Queste delizie vengono, di solito, preparate almeno 4-5 giorni prima del gran cenone della Vigilia e manco a farlo apposta potrebbero essere considerati a tutti gli effetti dei veri e propri addobbi nelle case di ogni napoletano. Come da tradizione ogni buon partenopeo che si rispetti mangerà, durante la Vigilia per concludere in gran bellezza il cenone, gli struffoli nel croccante a forma di tricorno o di fontana o di cornucopia. Si tratta di un dolce importato a Napoli dagli Antichi Greci ai tempi di Partenope.Si prosegue poi con le paste di mandorla e le paste reali che così come gli struffoli venivano preparate nei conventi dalle suore. Non vanno inoltre dimenticati i torroncini, la cassata, i roccocò, i raffioli, i susamielli, le sapienze che devono il loro nome al Convento di S.Maria della Sapienza, i mustacciuoli ed infine i franfellicchi (‘bastoncini di zucchero caramellato’ venduti, di solito, sulle bancarelle insieme ad altri dolciumi di scarso valore che andavano assolutamente consumati caldi).
DA BERE
Il cenone deve essere ‘annacquato’ con del buon vino. Da preferire sopra tutti gli altri quello di Terzigno, di Tufo, di Gragnano e di Taurasi. E per concludere in gran bellezza la cena della vigilia non deve mai mancare un bicchierino di Nocillo fatto in casa e di Rosòlio. E ora prova ad alzarti da tavola, se solo ci riesci.