MIRACOLO ALLA RAI DI ERMINIO DE BIASE
Miracolo! La RAI che, coi soldi che estorce a tutti i suoi abbonati (quindi, filoborbonici compresi) foraggia, di norma, programmi di “alta cultura” storica con l’ausilio di “accademici di chiara fama”….
(da Lucy Riall, a Gilles Pécout per finire all’ormai onnipresente – come il prezzemolo – enfant prodige Alessandro Barbero) una volta tanto è stata costretta – obtorto collo – a riconoscere, esaltandola, la supremazia culturale della Napoli (seppur mascherandola col nome Italia) del Settecento.
Beh, sì, questa volta Mamma RAI non ha proprio potuto farne a meno, come si vede dal servizio trasmesso dal TG3 pomeridiano del 17 novembre scorso e che qui trascrivo integralmente:
L’Italia (!) protagonista a San Pietroburgo al
Forum Internazionale della Cultura
dal corrispondente Marc Innaro
Nel ‘700, alla corte degli zar, anche la musica parlava Italiano anzi, per meglio dire, Napoletano. Il mito della straordinaria scuola musicale di Napoli si era talmente diffuso in tutta l’Europa che, per molti decenni, a San Pietroburgo, si avvicendarono solo compositori provenienti da uno dei quattro conservatori che avevano fatto diventare Napoli una sorta di prodigiosa Hollywood della musica: una fucina di musicisti, cantanti, contesi ovunque, dalla Spagna fino alle sponde del Mar Baltico. In occasione del Forum Internazionale della Cultura, dove quest’anno l’Italia è ospite d’onore, dopo oltre due secoli, tornano a San Pietroburgo, da Napoli, due pianoforti a tavolo che l’imperatrice Caterina II aveva donato a Giovanni Paisiello e a Domenico Cimarosa che per lunghi anni avevano lavorato alla sua corte.
I due preziosi strumenti musicali fanno parte di una mostra Prodigioso Movimento che espone per la prima volta, fuori dall’Italia, anche alcune rarissime partiture originali del Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli delle opere che Paisiello e Cimarosa avevano composto proprio per Caterina la Grande. Fra queste La vergine del sole che Domenico Cimarosa mise in scena al teatro di corte dell’Hermitage e che, da allora, non era mai più stata eseguita.
Erminio de Biase