Monti Frumentari Regno di Napoli
Delegazione del Monte Frumentario , 1781 – 1806
descrizione fisica
pezzi 1565
soggetto produttore
Delegazione del Monte frumentario
Real camera di Santa Chiara, Napoli
collocazione
stanza 193,195,198
bibliografia (campo unico)
F. TRINCHERA, “Degli Archivi
napolitani”, Napoli, 1872, p. 475;
J. MAZZOLENI, “Le fonti documentarie e bibliografiche dal sec. X al sec.
XX conservate presso l’Archivio di Stato di Napoli”, Napoli, 1974-1978,
II, pp. 124-127;
ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI, “Stato e Chiesa nel Mezzogiorno.
Testimonianze archivistiche”, (catalogo della mostra del 1993), Napoli,
1994, p. 45;
A. SALADINO, “I monti frumentari e l’istituzione dei monti pecuniari nel
Principato Citeriore”, in “Rassegna Storica Salernitana, XII, 1951,
pp. 219-267;
“Collezione degli atti emanati dopo la pubblicazione del concordato
dell’anno 1818”, parte II, Napoli 1830, pp. 39-41 (bis) articoli XVII e XVIII.
storia istituzionale
Con la prammatica del 17 ottobre 1781 fu istituita, nel Regno di Napoli, una cassa pubblica, il Monte frumentario, per agevolare i coltivatori poveri nella semina dei terreni tramite prestiti in denaro. I coloni ed i massari, per il denaro ricevuto, dovevano corrispondere al Monte un interesse del 3 per cento, nettamente inferiore a quello corrisposto per i prestiti ricevuti da privati. Ad essa fu destinato un fondo di 120.000 ducati, metà dei quali si dovevano ricavare dalle rendite delle chiese, dei benefici vacanti di libera collazione o di regio patronato, e dagli spogli dei vescovi. L’altra metà era ottenuta in prestito dai banchi pubblici di Napoli che avevano anche il compito di conservare il suddetto fondo del Monte. L’interesse del 3 per cento, corrisposto dai coltivatori al Monte, serviva appunto ad estinguere il debito con i banchi. Il monte era alle dipendenze della Real Camera di Santa Chiara, alla quale dovevano rendere conto gli Economi Regi che avevano il compito di amministrarne il patrimonio, secondo le istruzioni impartite il 1 gennaio 1782. Il 1 luglio 1806 passò alle dipendenze dell’Ufficio Generale del pubblico demanio. Abolito con il concordato del 21 marzo 1818, al suo posto furono istituiti in ogni diocesi appositi uffici incaricati di amministrare i frutti dei benefici vacanti che, devoluti ad opere di assistenza e beneficenza, erano assegnate a chiese, ospedali, seminari, poveri.
ambiti e contenuto
L’archivio della Delegazione del Monte
Frumentario si riferisce prevalentemente a documentazione contabile: conti,
bilanci e rendite delle abbazie e dei benefici vacanti di regio patronato,
delle cappellanie, delle rettorie e dei vescovati.
L’archivio risulta diviso in tre serie, di cui la prima e la terza sono di natura
esclusivamente contabile.
Un’altra serie di “registri”, del tutto diversa per origine e natura
delle carte, si riferisce alla corrispondenza amministrativa proveniente dalla
Camera di Santa Chiara, di cui gli affari del Monte erano una dipendenza. Per
questo motivo i registri sono stati riuniti all’archivio della Camera,
costituendone la nuova serie n. 41.
strumenti di ricerca presenti in Sala di Studio
inv. 352. indici ed appendici parziali distinti per diocesi; inventari di versamento provenienti dall’archivio della Gran Corte dei Conti (anno 1818)
unità di descrizione separate
Nuova serie n. 41 dell’Archivio della Real Camera di Santa Chiara.
serie
Enti
codice
0000000132
intestazione autorizzata
Delegazione
del Monte frumentario
contesto: Regno di Napoli; Repubblica partenopea; Regno di Napoli
date: 1781 – 1806
date di esistenza
1781 – 1806
tipologia funzionale
uffici ed organi amministrativi
condizione giuridica
uffici centrali di Antico regime
documentazione collegata
Delegazione del Monte Frumentario
fonti
Collezione degli Atti emanati dopo la pubblicazione del concordato dell’anno 1818, parte II, Napoli 1830, pp.39-41(bis) artic. XVII e XVIII.
Real camera di Santa Chiara, Napoli
contesto: Regno di Napoli
date: 1735- 1799
Supremo tribunale consultivo nazionale,
Napoli
contesto: Repubblica partenopea
date: 1799
Real camera di Santa Chiara, Napoli
contesto: Regno di Napoli
date: 1799 – 1808
date di esistenza
1735 – 1808
storia
Questo fondamentale organo dello Stato
subentrò, in base alla prammatica dell’8 giugno 1735, al Consiglio Collaterale
di epoca vicereale. Con la soppressione di quest’ultimo, Carlo di Borbone, da
poco salito al trono di Napoli, intendeva “stabilire un governo giusto,
forte, uniforme e tranquillo, duraturo e incorruttibile” (A. Pannone, p.
79), riservando a sé stesso il diritto di guerra e di pace, le relazioni con
l’estero, l’emanazione delle leggi, della concessione di dispense e di
privilegi, la conoscenza dei reclami dei vassalli contro le decisioni dei
tribunali e il diritto di provvedere a tutti i bisogni dello Stato.
La nuova magistratura, costituita dai membri del preesistente Sacro Regio
Consiglio, creato da Alfonso I d’Aragona, elevati alla carica di capiruota, da
un presidente e da un segretario, assumeva le funzioni di cancelleria del
regno, già spettanti al Collaterale, e quelle di tribunale e di massimo organo
consultivo dello Stato. Con dispaccio del 24 luglio 1735 inviato alla Camera da
Bernardo Tanucci, si assegnò il compito, in passato spettante al Segretario del
regno, di “ricevere la parola regia” al Segretario della Camera.
Questo ufficiale proponeva gli affari nelle adunanze, compilava il processo
verbale di tutto ciò che dalla Camera si determinava, formulava le consulte da
proporsi al re per mezzo delle segreterie, custodiva le scritture e spediva gli
atti. Il Presidente della Camera, esercitando le funzioni dell’antico
Viceprotonotaro del regno, apponeva la firma, con il vidit, alle leggi e alle
costituzioni inviategli dal sovrano.
Rientravano fra le competenze della Real Camera le delegazioni di cause
trasmesse dal Sacro Regio Consiglio, dalla Gran Corte della Vicaria, dai
presidi delle province, dal Commissario di Campagna, il compito di visitare le
carceri, spedire i privilegi feudali e gli assensi regi, decidere sui conflitti
di giurisdizione fra tribunali laici e tribunali ecclesiastici e fra gli stessi
tribunali secolari, spedire le patenti a ministri e ufficiali, concedere
l’imprimatur ai libri, le privative di stampa e l’exequatur alle bolle della
Santa Sede e dell’Ordine di Malta, rivedere in appello i decreti della
Soprintendenza generale di salute e della Portolania. La Real Camera era
competente per tutte le cause riguardanti la Città di Napoli. La competenza in
materia di conflitti di giurisdizione fu poi attribuita, con dispaccio del 2
aprile 1798, alla Suprema Giunta per le questioni di foro.
In quanto tribunale di prima istanza, la Camera deliberava sulla natura
ecclesiastica o laicale dei benefici, sull’appartenenza al regio patronato, e
risolveva le questioni di precedenza fra le congregazioni. Per la nomina di
giudici, governatori regi e uditori proponeva terne di nominativi, tramite il
Segretario di Stato di grazia e giustizia.
In quanto consiglio della monarchia, la Camera forniva pareri (consulte) al
sovrano “nelle materie più ardue di Stato e sopra i memoriali che gli si
presentavano dalle particolari persone e dai corpi morali” (F. Trinchera,
p. 315), tramite i segretari di Stato.
Nel 1768 entrò a farne parte l’avvocato fiscale della Real Corona col compito
di proporre e sostenere le ragioni reali in qualunque affare preso in esame
dalla Real Camera di Santa Chiara e di vigilare sugl’interessi dello Stato e
sui diritti della sovranità. Successivamente il re istituì la figura del
promotore fiscale della Real Corona col compito di assistere l’avvocato fiscale
nella compilazione degli atti e delle notifiche.
Durante la Repubblica Napoletana del 1799, la Real Camera assunse la
denominazione di Supremo Tribunale consultivo nazionale.
Insieme con le altre magistrature di antico regime, la magistratura cessò le
sue funzioni il 20 dicembre 1808, in virtù del regio decreto del 12 dicembre di
quell’anno con cui era stabilita anche l’installazione dei nuovi tribunali
della capitale e del regno nei giorni 7 e 8 gennaio 1809.
documentazione collegata
Real Camera di Santa Chiara
Real Camera di Santa Chiara
fonti
GATTA D., “Regali Dispacci. Parte seconda che riguarda il civile”, tomo I, Napoli, 1775, pp. 74-76;
GIANNONE P., “La Real Camera di Santa Chiara nei primi anni del Regno di Carlo di Borbone”, in “Annali del seminario giuridico ed economico”, Università di Bari, anno VIII, fasc. 1, Bari, 1934, pp. 5-6;
PANNONE A., Lo Stato borbonico, Firenze 1924, pp. 81-85;
TRINCHERA F., “Degli archivi napoletani”, Napoli 1872, pp. 310-316.
MINISTERO PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI. UFFICIO CENTRALE PER I BENI ARCHIVISTICI, Guida generale degli Archivi di Stato italiani, III (N-R), Roma, 1986, pp.37-38.