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Musica e danza dalla Terra di Leuca

Posted by on Nov 27, 2019

Musica e danza dalla Terra di Leuca

La Pizzica fa parte della grande famiglia delle Tarantelle, un variegato gruppo di danze diffuse nell’Italia Meridionale, particolarmente in Puglia centro-meridionale, Basilicata, in alcune zone della Sicilia e della bassa Campania, nel Cilento, ed è per questo detta “pizzica tarantata”.

Le prime fonti scritte risalgono alla fine del XVIII sec. in piena epoca borbonica. Un documento menziona una serata da ballo che la nobiltà tarantina offrì al re Ferdinando IV di Borbone in occasione della sua visita diplomatica nella città e parla di una “pizzica pizzica” come di una “nobbilitata tarantella”. Nel XIX sec. la pizzica si diffuse come pratica terapeutica contro il morso della tarantola (Lycosa tarantula), pratica antica che sembra risalire al XIV sec. Questa danza veniva eseguita anche nei momenti di festa delle intere comunità locali, o in occasioni private e familiari.

Nella pizzica, la musica è prodotta da vari strumenti, tra cui emerge il tamburello accompagnato dal violino, anche se negli ultimi decenni si sono aggiunti altri strumenti come la fisarmonica e l’armonica a bocca. Si balla tradizionalmente in coppia, formata da individui dello stesso sesso o da sesso diverso. La pizzica tra uomo e donna può sfociare nella pizzica de core, danza di corteggiamento. Tra due uomini invece spesso si creava più tensione e il ballo diventava un momento di sfida in cui ci si confrontava e ci si esibiva in doti di agilità e prestanza fisica. Un esempio di danza tra due uomini è riscontrabile nella tradizione ostunense, in cui uno dei due uomini (o a turno), si prende gioco dell’altro riproducendo passi e pose comici o caratteristici della danza femminile. Un altro esempio, molto più scenico, è la pizzica a scherma, detta anche “danza delle spade”, della tradizionale festa di San Rocco a Torrepaduli di Ruffano.

Dagli anni ’90 del secolo scorso, la tendenza giovanile ha contaminato la pizzica tradizionale, introducendo nuove forme di pizzica, diverse dalla forma originale, sia nello stile che nella coreografia e che tendono per lo più, a rendere emotivo il momento coreutico. Queste forme sono indicate oggi col termine di “neo-pizzica”. La pizzica tradizionale, appartenente all’ampia famiglia delle tarantelle meridionali, si distingue dalla neo-pizzica per le differenti figurazioni di base che si incentrano soprattutto sul ballo frontale seguito da rotazioni e sulla maggiore familiarità dei ballerini che crea un linguaggio corporeo forte ed energico, alludente a volte alla sfera erotica. Non manca la gestualità scherzosa, ma anche seria e rituale, tipica della cultura contadina. Alle donne va naturalmente il compito di esprimere al meglio la propria bellezza e femminilità, attraverso un tradizionale abbigliamento e accessori tipici del ballo come foulard, scialli e fazzoletti. I passi della donna sono molto più composti di quelli degli uomini, anche se non mancano i momenti di euforia con brevi accelerazioni e rotazioni. L’uomo invece, esprime di più la propria virilità e la propria forza atletica.

Una variante tradizionale della pizzica-pizzica è la pizzica de core, espressione della danza salentina di corteggiamento. Rappresenta i sentimenti d’amore, erotismo e passione nel rito di corteggiamento tra un uomo e una donna. I due ballerini sono vicini, ma non si toccano mai. Uno scambio di sguardi più o meno provocatori, una serie di gesti rimarcano il desiderio dell’uomo di “entrare nelle grazie” della donna, e quello di lei di essere corteggiata dall’amato, al quale, però, sfugge se questi prova ad avvicinarsi. La donna sventola un fazzolettino con il quale invita a ballare colui che il capriccio le indica. Se stanca di un compagno, ne invita un altro e un altro ancora, fino a quando donerà il fazzoletto solo a colui che sarà stato in grado di rapirle il cuore.

A differenza dalla pizzica tarantata, dove la malattia provocata dal morso di una tarantola può essere guarita dalla musica e dalla danza, e dalla pizzica de core, danza di corteggiamento tra uomo e donna, la pizzica a scherma, detta anche “danza delle spade”, è una variante di straordinario impatto scenico. Non appartiene, come a volte erroneamente si è pensato, alle danze armate dove si simulano duelli con armi vere e proprie. Nella pizzica a scherma, l’arma utilizzata è un coltello virtuale, che viene rappresentato tenendo aperti insieme il dito indice e medio della mano, ma anche tutto il palmo brandito “di taglio”. È comunque una simulazione di un combattimento al coltello tra due contendenti, che parano e si infliggono colpi e che si comportano come se questi colpi siano stati davvero inflitti e subiti. Storicamente, questa forma di danza, deriva quasi certamente dai duelli rusticani, che si tenevano quando l’onore e l’orgoglio erano stati feriti e messi in discussione e quando le faide tra famiglie insanguinavano i piccoli centri. Si pensa che l’elemento musicale sia subentrato in tempi abbastanza recenti, per mascherare i veri e sanguinosi duelli che si trasformavano, all’arrivo delle forze dell’ordine, in giocose danze tra uomini, con i coltelli che sparivano nelle maniche dei duellanti ed i tamburelli che scandivano il classico ritmo della pizzica pizzica. Nel Capo di Leuca, questa danza si può osservare nella tradizionale festa di San Rocco a Torrepaduli di Ruffano fra il tramontro del 15 e l’alba del 16 agosto. Attorno ai duellanti, la gente un tempo inorridita è stata sostituita da turisti e curiosi che danzano, cantano e si sfidano all’ultimo ballo.
Oggi il tarantismo è quasi scomparso, ad eccezione del Salento, dove la pizzica è rimasta ben radicata nel folklore popolare. Negli ultimi anni sono state organizzate moltissime rassegne musicali dedicate alla pizzica salentina, tra cui spicca il famoso festival estivo della “Notte della Taranta” a Melpignano, nella Grecìa salentina.

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