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Napoleone e Talleyrand nei documenti inediti di Vienna di Alfredo Saccoccio (II)

Posted by on Feb 4, 2019

Napoleone e Talleyrand nei documenti inediti di Vienna di Alfredo Saccoccio (II)

           Al soldo dell’Austria

    Dopo essersi così vendtuto all’Austria, la sera dello stesso giorno Talleyrand si reca tranquillamente alle Tuileries, dove si teneva circolo nella sala del trono. Vi giunse per primo. Napoleone parlò ai suoi due vicini e passò davanti a lui senza nemmeno guardarlo. “Disarmato”, osserva Thiers, “Per questa  calcolata sottomissione, l’Imperatore notò il calcolo, ma gradì l’umiliazione”. La domenica successiva ritornò e tutto si svolse allo stesso modo. Il caso venne in aiuto di Talleyrand. Trovandosi il suo vicino impacciato a rispondere ad una donda dell’Imperatore, Talleyrand rispose   prontamente in sua vece. Con questa infrazione all’etichetta era riuscito a rompere il ghiaccio. I rapporti con l’Imperatore erano ritornati normali.

   Il 30 gennaio il “Monitore” annunciava che il orincipe di Benevento era sostituito come ciambellano dal signor di Momtesquieu. Bel nome e autentico galantuomo. Talleyrand perdeva il posto e un assegno di quarantamila franchi. Napoleone ritenne la punizione adeguata alla colpa, adeguata ai torti che erano a sua conoscenza.  Egli era ben lungi dal sospettare che il suo ministro lo tradiva fin dal Congresso di Erfurt. Ma poiché tale punizione non era proporzionata alla violenza del linguaggio della famosa scena, Metternich ne dedusse, a fil di logica, che Napoleone aveva paura di Talleyrand. Perché non pensare il contrario ? Forse la generosità dell’Imperatore  fu motivata dall’orgoglio  ; forse volle mostrare a Talleyrand che non lo annientava appunto perché non lo temeva.

   Nel frattempo i rapporti fra Talleyrand e Metternich si facevano sempre più intimi. Per non dstare l’attenzione della Polizia, che, del resto, era      sempre nella mani di Fouché,  si incontravano nei saloni che solrevano frequentare, entrambi. Il 1° febbraio Metternich inviava al suo governo un dispaccio che dimostra fino a qual segno Talleyrand  fosse avido di vendetta e di danaro.

   “ X (è la lettera usata per designare Talleyrand) mi fa sapere che il generale Oudinot ha ricevuto l’ordine di puntare su Augusta e su Ingolstadt. Un corriere è stato mandato a Monaco ieri l’altro per portarvi questa notizia. Nulla ho potuto sapere, finora, circa gli ordini che ci potrebbero essere. 8Seguono alcune parole indecifrabili): Bisogna attribuire la massima importanza ai movimenti del corpo di Oudinot, dato il gran caso che l’Imperatore fa di questo corpo. Egli considera la comunicazione fattami questa mattina dal signor di Champagny come la prova indiscutibile che l’Imperarore è deciso alla guerra. X ritiene pure che si dovrebbero  prendere immediatamente come pretesto per la mobilitazione, i movimenti di Oudinot. Sopra tutto occorre non perdere tempo. Qualsiasi illusione sarebbe criminosa. Nessun dubbio che Napolene  vuole decidsamente la guerra”.

   Il 23 febbraio Metternich rileggeva questi testi a Talleyrand, che li approvava senza riserva, solo aggiungendo  che si doveva parlare con la Russia, in modo da provarle che era Napoleone a provocare la guerra. E Metternich   soggiunge :” X domanda che cosa succederebbe in Germania se si ritirasse il corpo di Oudinot”

   E il 27 feebbraio : “X riferisce che un confidente  dell’imperatoe Napoleone  gli ha detto che noi non siamo pronti in alcun punto e che manchiamo di tutto,, da per tutto”.

   Il rappoirto segreto di Metternich, del 1° febbraio, era  fin troppo chiaro e tale, comunque, da suggerire pronte decisioni. “L’Imperatore “m scrive lo Stadion a Metternich, il 10 feffraio, “mi ha ordinato di darvi carta bianca a proposito di X. Siete pertanto autorizzato a concedergli quanto possa ragionevolmente desiderare non appena siate convinto che egli vuole  e può renderci dei servizi veramente importantui”.

   Ancora più esplicito è un secondo dispaccio dello stesso giorno, il che prova  in quale stato di ansietà si doveva vivere a Vienna. “L’Imperatore”, conferma Stadion, “è deciso  ad entrare nell’ordine di idee di X e vi autorizza a non indietreggiare davanti a nessuna somma, purché si tratti di servigi reali, essenziali e  non di promesse vaghe. Però non vuole esporsi a richieste troppo onerose, a meno che non si abbia la certezza che esse impegneranno X a inizitive effettivamente utili e tali da far prevedere cospicui risuiltati. Abbiamo ritenuto opportuno di approfittare dell’incidente del dispaccio illeggibile, di cui avete informato la questione in persona, per trasmettervi, come a fondo perduto, una somma di centomila franchi, di cui potrete liberamente disporre per convincerlo che noi non abbiamo esitazioni di sorta sulla cosa ib sé, ma unicamente sul modo di trasmettere tali invii, nel timore di compromettere ogni cosa. Siamo in attesa di chiarimenti ulteriori. Prenderete questa occasione per fargli comprendere che le somme saranno proporzionate ai servigi resi e per indurlo a pronunciarsi con maggior precisione su quanto potrà e vorrà fare. Il signor de Mier (corriere) aggiungerà alcuni chiarimenti verbali a quanto vi scrivoi”.

   Il 12 marzo la Grande Armata sta per mettersi in movimento.. E’ la guerra che segnerà la grande battaglia di Wagram. Stadion è impaziente, ansioso di prevedere e di provvedere.. Che fa Metternich?  

   “Suppongo”, gli scrive il 12 marzo, “che fra pochi giorni  riceveremo da V. E. precisi ragguagli in seguito a quanto ho avuto l’onore di dirvi relativamente ad X sia per iscritto, sia verbalmente mediante il de Mier. Sarete stato informato senza dubbio del nostro proposito di far passare le somme di cui si tratta a un intermediario qualunque, sia esdso una casa di commercio, sia un individuo all’estero che goda la fiducia di X: Questa seconda maniera ci pare la più sicura, per evitare da una parte e dall’altra di essere compromessi. Attendo, signor Conte, il vostro parere al riguardo,  affinché, nel caso che X rifiuti simile mezzo, possa farvi pervenire  ancora delle somme  mediante il prossimo corriere.  Ecco il vero momento  in cui  i suoi servigi potranno divenire capitali, solo che ci metta effettivamente della buona volontà. Sarebbe  un punto fondamentale concertare in anticipo una via di comunicazione la più sicura e regolare possibile “dopo la rottura”. Bisognerebbe farla passare al largo, attraverso paesi che non siano, per il momento, teatro delle ostilità”.

                    I segreti militari

   Forte dell’approvazione imperiale, Metternich scrive, il 77 marzo : “Le mie relazioni con X sono attivissime. E’ in gran parte  attraverso di lui  che io vengo a conoscere di momento in momento quel che fci può interessare.. Supplico, pertanto, V:E.  di arrivare alla somma che ho domandato. Le circostanze sono trppo importanti perché non si debba giocare il tutto per il tutto. Sono riuscito a procurarmi dal Gabinetto dell’Imperatore due memoriali di un interesse immenso suylla posizione attuale. Un corriere non mi pare mezzo abbastanza sicuro per farli passare. E poiché la Russia non vi è trattata meglio dell’Austria, li ho fatti pervenire a Pietroburgo. Vi si trova tutta la politica di Napoleone, che può ridursi ad una semplice parola d’ordine : distruggere quanto non rientra nell’0rbita del fondatore della nuova dinastia”.

   E’ in quei giorni che Talleyrand  dispiega tutta la prodigiosa abilitàù diabolica di cui è capace. La cupidigia e la sete di vendetta sono tali che non esita nemmeno a svelare i più gelosi segreti militari. Il 17 marzo Metternich può annunciare a Stadion l’ultima dislocazione dell’esercito francese, copiata al Deposito della Guerra, delle dettagliate tabelle sulla composizione delle truppe ed altri preziosissimi particolari di natura strettamente militare.

   Il 20 e il 23 marzo Metternich trasmette al suo governo la sostanza dei dispacci di Caulaincourt e di Andréossy, ambasciatori a Pietroburgo e a Vienna. E nel medesimo  23 scrive, fra l’altro :”Sto studiando il modo migliore per conservare una corrispondenza attiva con Talleyrand durante la guerra. Francoforte ci pare il miglior punto di collegamento. Talleyrand ha già in mente la persona che potrà fargli da agente colà (probabilmente il banchiere Bethmann o il duca di Dalberg). Conviene Francoforte a Vostra Eccellenza ? V’è qualcuno, colà,, che potrebbe essere adoperato da noi?”.

   Il 31 marzo 1809 Stadion accettava Francoforte. Vi regnava il principe primate Carlo Teodoro di Dalberg, grande amico di Talleyrand e zio del duca di Dalberg, suo confidente.

   Dopo la pace di Vienna, Metternich, nominato ministro degli esteri, non tornò più a Parigi. Schwarzenberg, che ne prese il posto di ambasciatore,  non seppe mai nulla di quei tremendi segreti. A continuarli per vie sotterranee  e ad insaputa dello stesso ambasciatore, fu designato il consigliere di ambasciata, de Floret  Nesselrode assolveva le stesse mansioni per la Russia.

   I rapporti di Talleyrand  con Napoleone  si ripresero, poco a poco,,. Quando l’Imperatore fu ferito davanti a Ratisbona, Talleyrand gli scrisse poche parole, che sono un capolavoro di cinismo e di cortigianeria : “La Vostra gloria, Sire,, è il nostro orgoglio; ma la Vostra vita è la nostra esigenza”.

   Tornato Napoleone a Parigi nel novembre 1809, Talleyrand fu chiamato  spesso alle Tuileries . Gli furono resi gli ingressi segreti. Il 3 dicembre  il de  Floret potevascrivere : “Talleyrand  ritorna in auge. Ha preso parte al viaggio a Fontainebleau. Vede spesso l’Imperatore. Ha pranzato con lui”.

   Aveva scritto il Lacour-Gayet nella sua biografia  di Talleyrand : “Non abbiamo dati precisi sulla generosità con la quale la Corte di Vienna pagò i servigi che il principe di Benevento le aveva reso”. Oggi la causa è giudicata.

   La raccolta “Letres et Papiers de Nesselrode” pubblicata nel 1904, ci aveva già fatto sapere che Talleyrand  aveva fatto ricorso all’aiuto finanziario dello Zar come corrispettivo dei servigi segreti che gli aveva prestati. Gli chiese licenza di importazione di merci inglesi. Il 15 settembre 1810 gli chiese un milione e mezzo di franchi, ma gli furono rifiutati.

   L’Austria fu più generosa. I costumi del secolo decimottoavo consentivano, fino ad un certo punto, in tempo di pace,  pensioni o sussidi sorani a stranieri. Ma Talleyrand  anche quando cessò di essere ministr delle relazioni estere, rimasev grande dignitario dell’Impero. Non era dunque libero. D’altra parte, fu pagato dall’Austria durante la guerra del 1809. Per un crimine analogo,, Enrico IV fece decapitare il maresciallo de Biron e Richelieu trattò allo stesso modo il principe di Chalais, che aveva cospirato ai suoi danni.    

                      La maschera

   Si è fatto rimprovero a Napoleone di non aver seguito il loro esempio. Ma l’abbiamo già detto: Napoleone ignorò sempre il tradimento di Talleyrand. Lo ignorò a tal punto da consigliare e ricercare i suoi servigi fino alla fine.

   Nelle amare e penose conversazioni di Sant’Elena egli diceva, un giorno, a Gourgaud :” Sfido chiunque a prendermi in trappola. Bisognerebbe che gli uomini fossero tanto scellerati, quanto io li ritengo capaci di esserlo! “.

   Napoleone è costantemente ingannato da Talleyrand, che mantiene , al suo cospetto, la maschera del perfetto cortigiano. I due impersatori di Austria e di Russia, Nesselrode, Stadion, Metternich, più tardi de Floret, furono i soli a possedere il segreto. Talleyrand corrispondeva  per mezzo di corrieri stranieri e la polizia imperiale, che soirvegliava le dsue lettere affidate alla posta, non ne trovava che di insignificanti.

   Negli ultimi mesi del 1813 Napoleone  fu autorevolmente avvertito del riaccostamento fra Talleyrand  e i Borboni.  Fu una rivelazione. Nel gennaio 1814 egli lo prese direttamente a partito in una scena drammatica,, che parve e dovette essere una ripetizione, in grande stile anch’essa, della scena violentissima del 1809.

   Da allora, Napoleone  considerò Talleyrand “come il più temibile nemico della propria Casa”. Ma neppure allora  pensò di porlo nell’impossibilità di nuocere.

   Il 6 aprile Napoleone diceva ingenuamente a Cauulaincourt : “Talleyrand mi tradiva da sei mesi”. Dieci giorni dopo, ripeteva il medesimo calcolo. Sei mesi di tradimento! Erano, in realtà,, sei anni. “Avrei dovuto farlo arrestare”, soggiungeva, “ma io sono  stato sempre  nemico dei provvedimenti di rigore”.

   Sotto la sagoma della sua compassata rudezza, l’Imperatore  era così longamine  che, a Fontainebleau, giungeva ad ammettere che fosse stato naturale per Talleyrand  lo schierarsi contro dui lui. “Io debbo perdonare a Talleyrand”, diceva, “L’ho trattato così male! Egli si è vendicato”. E pochi istanti prima  del suo tentato suicidio, Napoleone ripeteva ancora : “Il suo è stato un gesto di legittima difesa”. Nel suo accecamento. sentenziava  in piena, buona fede : “ Personalmente, Talleyran non mi odia”. Se avesse conosciuto la verità,,, avrebbe potuto perdonare  ?

   A Sant’Elena Napoleone parlava spesso di Talleyrand. Ne deplorava la insaziabile venalità. Ne stigmatizzava i costumi privati. ma ne esaltava i servigiprestati.. “E’ il ministro più capace che io abbnia mai avuto”.

   Nessun dubbio. Ma non cè capacità che possa spiegare l’ostinato attaccamento di Napoleone a Talleyrand. Pure ignorando l’entità dei tradimenti, riparati solo dal suo genio militare, Napoleone tanto im mano per metterlo al bando. All’isola d’Elba amava ripetere : “Se avessimo fatto impiccare due uomini, Talleyrand e Fouché, sarei ancora sul trono”. Perché, allora, non se ne liberò? Non se ne liberò ( e questa è anche l’opinione del Lacour-Gayet e del Dard) perché Napoleone, nonostante le sue guerre, voleva la pace (non occorre aderire, per questo, alla tesi estrema del Lévy, per cui Napoleone fu sempre l’aggredito) e Talleyrand era la stessa incarnazioine della volontà di pace. Al pacifismo di Talleyrand tutti credevano in Europa, a quello di Napoleone, nessuno.

    E’ ormai acquisito che prima della rottura della pace di Amiens con l’Inghiltera, Talleyrand sostenne il partito della pace. Che poi nelle dichiarazioni ufficiali abbia rigettato la colpa della rottura sull’Inghilterra non prova nulla. Finché rimaneva ministro di Napoleone, non poteva fare altrimenti. Nel memoriale dell’ottobre 1805 all’Imperatore proponeva  di togliere  Venezia all’Austria, ma per farne una repubblica indipendente;  proponeva anche  di toglierle la Svezia e il Tirolo, in modo da separarla completamente dai dominii napoleonici, ma la voleva compensata  con i principati danubiani. Era già la teoria dell’inorientamento  dell’Austria. All’indomani di Austerlitz, consigliava nuovamente  di risparmiare l’Austria  e di allearsi con essa. Sostenne sempre  la necessità di intesa della Francia  almeno con una grande potenza. All’indomani di Friedland, scriveva a Napoleone, pur girando il consiglio in forme di devozione personale, che  il  maggior valore della vittoria doveva essere di aprire la strada alla pace.

         Demonio della diplomazia

      In una questione, gravissima in verità, i suoi istinti di moderazione pare che non l’abbiano guidato. Napoleone lo accusò di essere stato l’istigatore della detronizzazione dei Borbone di Spagna e l’accusa ha fondamento.. La sostituzione  dei Borbone di Francia, con una nuova dinastia, gli sembrò richiedere, per solidarietà, una sostituzione simile in Spagna.  Si trattava di ristabilire su nuove basi dinastiche  il “patto di famiglia”. Ancora una tradizione del Settecento, impiegata, però, questa volta,, a profitto dello spirito napoleonico e a danno della moderazione talleyrandiana. Più fedele  a se stesso era, invece, il Talleyrand in quel periodo medesimo quando a madama  di Rémusat diceva che Napoleone avrebbe dovuto fare dell’Italia un regno indipendente (dalla Francia non meno che dall’Austria) e rifare la Polonia. Qui lo spirito del secolo XVIII anticipava le realizzazioni  dei secoli XIX  e XX .

   Questa la vera foirza del Talleyrand : il suo genio. E questo spiega l’invincibile simpatia dei francesi per questo demonio della diplomazia, che, ancora oggi, tutto sommato, lascia così perplessi gli storici. In sede morale nessun dubbio è possibile : Talleyrand  si macchiò delle peggiori colpe. Ma in sede puramnte politica, fino a qual punto è accettabile la tesi che egli servì sempre la causa della Francia, anche quando tradiva il suo Imperatore? Come era possibile distinguere la Francia da Napoleone? Ed anche ammessa, anche accettata una simile distinzione. Come poteva Talleyrand prevedere il corso degli avvenimenti, le conseguenze  ultime della sua diabolica azione? E se i vincitori non fossero stati così generosi al Congresso di Vienna? E se invece dello Zar Alessandro e di Metternich, Talleyrand si fosse trovato di fronte Aleksandr  Michajlovic Gorcakov e Otto di Bismarck?

Alfredo Saccoccio

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