Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

NOTIZIE ARCHEOLOGICHE DAL REGNO

Posted by on Giu 8, 2020

NOTIZIE ARCHEOLOGICHE DAL REGNO

PER L’AFRODITE DI SESSA UNA NUOVA ATTRIBUZIONE

Afrodite di Sessa , così come il Walters in cat. of Bronzes, 1899, n.447 chiama questa spettacolare statua votiva di cm 60 in bronzo , di chiara fattura etrusca , rappresentante un Kore, giovinetta, nell’atto di offrire con le mani estese ed indossante un chitone aderente e le tipiche calzature con la punta rialzata.

Il bronzo , realizzato con la tecnica della cera persa è databile tra il 510 ed il 480 a.c. ed ascrivibile alle officine etrusche capuane attive in quel periodo nella città campana.
L’attribuzione del ritrovamento all’area aurunca , in particolare durante i lavori della ferrovia Sparanise-Gaeta aveva suscitato in noi diversi dubbi ed a tal proposito alla prima occasione utile di un viaggio a Londra , presso il British Museum , dove la statua fa bella mostra di se, abbiamo provato ad approfondire la questione.

L’acquisizione è avvenuta nel 1864, allorquando l’antiquario George Estwood la cedette al museo, pertanto è da escudere il ritrovamento durante i lavori della linea ferroviaria per Gaeta iniziati nel 1890.

Nella scheda della Kore viene riportato come luogo di ritrovamento uno scavo per la linea ferroviaria ma poco a nord di Napoli. Per altro al British nelle schede di acquisizione di altri oggetti, come delle fibule bronzee, il nome Suessa è spesso riportato congiuntamente a Suessola con una dicitura che ci ha lasciato interdetti “ Suessa and Suessula appear to be derivatives of Sessa which have become used in the documentation”.

Suessola , appunto a nord di Napoli fu città osca ed etrusca prima ancora che sannita e romana . Durante i lavori della costruzione della ferrovia Napoli-Acerra-Cancello ,iniziati nel 1843, furono trovate alcune fosse votive ricche di materiale ceramico e bronzeo .

Gli scavi in area campana durante la metà dell’800, per la costruzione della rete ferroviaria furono forieri di numerosi ritrovamenti ed in un periodo di vacatio legis per i beni archeologici ne beneficiarono i numerosi antiquari come gli Estwood e i Castellani che aquistavano per poco prezzo da commercianti locali tesori inestimabili e rivendevano con grossi guadagni a i musei di mezza Europa.

E’ pertanto a nostro giudizio plausibile che la Afrodite di Suessa sia stata trovata in area campana e non aurunca , probabilmente a Suessola e non a Suessa .

LA ” TAZZA DI BACCO ” DISEGNATA E DESCRITTA DA PASQUALE MATTEJ ( 1813 – 1879)

Così Pasquale Mattej chiamava il famoso Vaso di Salpione, conosciuto anche come” Vaso di Gaeta” , conservato fin dal 1805 al Museo Archeologico Nazionale di Napoli:

“….un gran vaso di finissimo marmo di Paro [una cava di marmo della Grecia] , di forma elegante che diciamo all’Etrusca , e che presenta sul suo fronte, sculta con rara perfezione dell’arte greca , una storia mitologica , riscuote nel più alto grado la pubblica ammirazione “.

Il Mattej fa una lunghissima descrizione del manufatto e delle modalità del ritrovamento che secondo il Pratilli avvenne a Formia attorno al 1500 , mentre secondo il Gesualdo proveniva dagli scavi di Minturno.

Il vaso, nei primi anni del 1600 trasferito alla Cattedrale di Gaeta , fu impiegato come fonte battesimale per quasi due secoli.

Dopo ben quattro pagine di narrazione il Mattej, infine, ci fa conoscere questo interessante particolare :

” …il vaso, per ordine del Governo di Napoli, fu trasferito al Museo Archeologico di Napoli.
Al suo posto nella Cattedrale di Gaeta fu sostituito con un vaso marmoreo della stessa forma e figura , opera del Sammartino, in cui vedesi effigiato il battesimo di Cristo.”

In pratica il Mattej ci fa sapere che il vaso attuale che è nella Cattedrale di Gaeta, in sostituzione del” Vaso di Salpione” detto anche” Tazza di Bacco” , è opera di Giuseppe Sammartino (1720 – 1793), l’artista che scolpì il famosissimo “Cristo Velato “, firmato e datato 1753, conservato nella Cappella Sansevero di Napoli.

Apprendere questo ultimo particolare è certamente entusiasmante, anche se il nostro territorio, purtroppo, è rimasto orfano di una pregevolissima opera dell’arte scultorea greca.

Raffaele Capolino

Il Teatro Tempio Di Pietravairano, La Meraviglia Del Sannio

Abbiamo avuto per due millenni un teatro tempio sopra le nostre teste. E non lo sapevamo.
È incredibile pensare che, fino alla scoperta nel 2000, alle spalle del piccolo borgo di Pietravairano (CE) era nascosto un teatro romano tanto bello da portare alla memoria le scenografie mozzafiato di Taormina.

Una scoperta casuale

Il Teatro tempio lega la sua rinascita a un nome e cognome: Nicolino Lombardi, un dirigente scolastico e storico con una particolare passione per il volo.
Era una mattinata fredda di febbraio 2000 e, in tempi in cui i droni fotografici erano immaginabili solo nella fantascienza, il buon professor Lombardi decise di sorvolare le colline dell’antico borgo normanno di Pietravairano.
Sin dai tempi dell’università sognava di poter fare un giorno un ritrovamento storico. Lo sentiva, lo cercava, lo desiderava. “Ho preso tante cantonate, ma ho continuato a cercare. E l’ho trovato dietro casa“, diceva lui.
All’altezza di Monte San Nicola, questo è il nome della collina del tempio, notò che qualcosa non quadrava. C’erano pietre bianche disposte in modo semicircolare, troppo particolari per essere una semplice bizzarria della natura. Fotografò la scena, poi decise di studiarla a fondo.

Questa è una di quelle scene in cui il cuore sembra salire quasi in gola. Aveva fatto centro. Dopo centinaia di voli, ricognizioni, foto e ricerche, eccolo lì: quelle mura erano i resti di un teatro tempio romano abbandonato per 2000 anni. E il III millennio non poteva essere inaugurato in modo migliore se non con una scoperta epocale.

Un tempio sul teatro

La struttura, ai tempi degli antichi romani, doveva restituire emozioni meravigliose: San Nicola, con i suoi 410 metri di altezza, è un posto perfetto per vedere l’intera provincia del medio-Volturno, con i suoi campi e la sua natura dal colore verde smeraldo.

Fu costruita intorno al I secolo Dopo Cristo, quando Roma aveva ormai sconfitto il popolo Sannita da un bel po’.
Potremmo dire che è la perfetta sintesi fra spirito religioso, rappresentato dal tempio che doveva sorgere sulla cima del teatro, e spirito di bellezza, rappresentato dal panorama e dalle rappresentazioni teatrali. Una filosofia che senz’altro rispecchia le fortissime influenze culturali della Magna Grecia.

Della struttura originale è rimasto ben poco e pare che già nel II secolo D.C. il teatro tempio abbia smesso di svolgere la sua funzione. In particolare, la parte superiore del tempio probabilmente è crollata dopo secoli di abbandono. Gli scavi all’interno del sito hanno infatti permesso la scoperta di tegole, coppe, lucerne e altri oggetti del tempio, che sono stati poi coperti dal terreno. La zona è stata infatti per lo più frequentata da pastori nel corso dei secoli, che avevano scarso interesse nella struttura.

Lavori in corso

La strada per raggiungerlo non è per niente consigliata ai deboli di fiato e alle persone che soffrono il caldo.
Il sentiero è infatti abbastanza impervio e d’estate è carico di fronde e piante che ostacolano il passaggio. In una mezz’oretta di camminata, però, si riesce a salire fin sulla cima del Monte San Nicola (che, se volessimo parlare in termini scientifici, dovremmo chiamare collina!). Di lì, ogni sforzo svanisce e viene ricompensato con un panorama che non richiede nessuna parola, se non l’emozione che la sola fotografia riesce a suscitare.

La Regione nel 2015 finanziò anche la costruzione di una funivia, in modo da poter raggiungere la cima della collina in pochi minuti e in tutta comodità. Il problema è che i lavori sono fermi da diverso tempo.

Sul vero volto del teatro tempio, invece si discute in modo molto animato: gli interventi sui resti del tempio sono stati molto invasivi, letteralmente ricostruendo ex novo quasi interamente il teatro e rendendolo di nuovo agibile. Un’attività che ha fatto storcere il naso alla scuola ortodossa dei restauratori.
L’aspetto positivo è che il teatro, a distanza di duemila anni, è tornato in funzione. E l’emozione che si prova guardando il panorama dagli spalti, ve lo assicuriamo, non è cambiata di una virgola rispetto al passato.

Federico Quagliuolo per https://storienapoli.it/2020/06/04/teatro-tempio-pietravairano-meraviglia-volturno/

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