“Olocausto Napolitano”, Comunicato FLN – Fronte di Liberazione della Napolitania
Fronte di Liberazione della Napolitania
Movimento Indipendentista dei Patrioti Napolitani
Olocausto Napolitano
Le emergenze che attanagliano Napoli hanno assunto, nel tempo, dimensioni drammatiche. Tutto ciò è stato possibile grazie alle connivenze tra Camorra e Stato italiano; legame, questo, che nacque all’alba della cosiddetta unità d’Italia, anno 1860-61. Quella che è oggi conosciuta come la liberazione del Regno delle Due Sicilie dal giogo borbonico fu, in realtà, una feroce guerra di annessione nei confronti di uno stato libero e sovrano, per meri interessi economici e di politica internazionale.
Da quel momento la nazione Napoletana, la Napolitania,[1] smetterà di avere uno stato che ne faccia gli interessi, per un periodo che a oggi ammonta a 150 anni.
E fu anche il momento in cui lo Stato italiano istituzionalizzò le mafie.
A tutt’oggi, la popolazione napoletana è ostaggio di questo intreccio mortale tra Camorra e istituzioni locali, e il governo centrale, invece di combattere la criminalità, la istituzionalizza (si guardi il caso di Nicola Cosentino) e vara leggi assolutamente inefficaci. Le conseguenze di questa feroce colonizzazione, sono sotto gli occhi di tutti: in 150 anni, Napoli è passata dall’essere una grande capitale mondiale, al diventare un posto famoso solo per camorra e immondizia. E non è un caso che i due “termini” compaiano insieme in una stessa frase. Dietro l’immondizia di Napoli e il suo degrado c’è la politica. Dietro la Camorra c’è la politica. Come stabilisce la Magistratura. In data 25/11/2010 fu emesso, dal GIP di Napoli, il mandato d’arresto per Nicola Cosentino, deputato del Popolo delle Libertà, per concorso esterno in associazione camorristica. Riportiamo le dichiarazioni del Magistrato antimafia Raffaele Cantone:
«senza dubbio la parte più interessante di quel provvedimento riguarda il ruolo che Cosentino ha avuto nell’affaire rifiuti; il suo intervento nelle attività del consorzio Ce4, tanto che, secondo il pentito Vassallo, Cosentino avrebbe persino detto “Il consorzio Caserta 4 sono io”. In base a quanto emerge dall’ordinanza, Cosentino avrebbe anche avuto un ruolo nell’individuare il luogo dove far sorgere l’inceneritore in provincia di Caserta. In quel provvedimento viene poi ricostruita un’altra vicenda molto importante: la creazione di un super consorzio, denominato Impregeco, che avrebbe messo insieme i consorzi di destra e di sinistra, per una gestione bipartisan dell’emergenza, che aveva evidentemente benedizioni ampie. La spazzatura è politicamente colorata e per gestirla al meglio si crea una struttura “arcobaleno” che accontenti tutti.».[2] Più precisamente, questa la motivazione: «contribuiva in modo decisivo alla programmazione e attuazione del progetto finalizzato a realizzare nella regione Campania un ciclo integrato dei rifiuti alternativo e concorrenziale a quello legittimamente gestito dal sistema Fibe – Fisia Italimpianti, così boicottando le società affidatarie, al fine di egemonizzare l’intera gestione del relativo ciclo economico e comunque creare, controllando direttamente le discariche, luogo di smaltimento ultimo dei rifiuti, e attivandosi nel progettare la costruzione e gestione di un inceneritore, strumentalizzando un’illecita autonomia gestionale a livello provinciale le attività del commissariato di governo per l’emergenza rifiuti all’uopo necessario».[3]Cosentino – è questa la convinzione dei magistrati della Dda condivisa anche dal gip Raffaele Piccirillo, che aveva firmato l’ordinanza cautelare, e successivamente dalla Cassazione e dal Riesame – avrebbe favorito «il perpetuarsi delle dinamiche economico-criminali, condizionando le attività ispettive della commissione di accesso per lo scioglimento del Comune di Mondragone per infiltrazione mafiosa e le procedure prefettizie dirette al rilascio delle certificazioni antimafia, come nel caso della procedura riguardante l’Ecoquattro spa e relative risoluzioni finali, condotte decisive per la tenuta e lo sviluppo del programma».[4]
Sempre secondo la Magistratura, gran parte dei rifiuti scaricati illegalmente nelle discariche napoletane, proviene da aziende del nord, in particolare da Lombardia, Veneto, Piemonte e Liguria. La Magistratura ha acquisito un sufficiente numero di “carte” per accertare che gasolio, rifiuti ospedalieri e chimici, e ogni sorta di rifiuto speciale, è stato sversato illegalmente, per 20 anni, sotto il naso dei napoletani; quasi tutti provenienti da aziende del centro e del nord Italia, che pagavano e registravano regolarmente quei viaggi per smaltire in economia le loro scorie. Da questo traffico ci guadagnavano tutti: politici, aziende, banche, camorra. Tutti, tranne i cittadini ignari. Ma i documenti di Contrada Pisani parlano chiaro sulla mappa dei veleni provenienti da ogni angolo d’Italia, tranne che dalla stessa Napoli. Di seguito riportiamo un estratto di un articolo del 2008 della giornalista Conchita Sannino, perché nessuno avrebbe saputo spiegare meglio la situazione:
«Stando ai primi atti raccolti dai pubblici ministeri, difatti, nella discarica quarantennale della periferia ovest di Napoli non arrivavano solo le montagne di sacchetti provenienti da tutta Italia; né solo i rifiuti pericolosi sversati, come autorevoli atti parlamentari ipotizzano, in maniera sotterranea e invisibile – e quindi secondo percorsi non più verificabili. Da ieri spuntano invece responsabilità declinate per nome e provenienza geografica nella caccia agli autori di un presunto disastro colposo provocato dall’enorme quantità e qualità di rifiuti “inadeguati” sepolti nel ventre di Pianura. Basta dare uno sguardo alle cinque pagine di “viaggi ufficiali”, quindi leciti, tratti dagli archivi della Provincia di Napoli e trasmessi dall’ente di piazza Matteotti ai pm che ne avevano fatto richiesta, la sezione coordinata dal procuratore aggiunto Rosario Cantelmo, titolare del fascicolo il magistrato Stefania Buda.
A scorrere le carte – peraltro incomplete – tenute in serbo dalla Provincia, risulta che centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti ospedalieri, fanghi speciali, polveri di amianto, residui di verniciatura, alimenti avariati o scaduti sono finiti a Contrada Pisani. Una attività che sarebbe stata regolarmente autorizzata dalle autorità provinciali di Napoli anche se in violazione delle norme a tutela dell’ambiente in vigore dal 1982. Su questo sta indagando il pm Buda, che nei giorni scorsi ha ordinato il sequestro della discarica e che ha ricevuto ieri i dati relativi allo sversamento. Dati per ora relativi al periodo che va dal 1987 al 1994. Il magistrato, che ha avviato l’inchiesta per i casi di malattia e i decessi che si sarebbero verificati a causa dell’inquinamento dell’area, ipotizza i reati di disastro ambientale ed epidemia colposa; e sta verificando anche le eventuali responsabilità amministrative. Va fatta però una premessa: tutti i rifiuti speciali o pericolosi stoccati, se trattati secondo norma, andrebbero considerati non nocivi. Dall’eventuale mancanza di una bonifica adeguata deriva la loro carica di rifiuti cosiddetti “tossici”.
Nell’elenco sono indicate le aziende e le località di provenienza: Brindisi, vari comuni del Torinese (Chivasso, Robassomero, Orbassano), San Giuliano Milanese e Opera (Milano), Cuzzago di Premosello (Milano), Riva di Parabbiago (Milano), Pianoro (Bologna), Parona (Pavia), Mendicino (Cosenza), San Gregorio (Reggio Calabria), e Roma.
Qualche dato tra gli altri. In particolare, nel 1990, arrivano 16 tonnellate di scarti di collante acrilico dalla Sicaf di Cuzzango di Premosello (Novara); stesso periodo, 21 tonnellate di fanghi dell’impianto di depurazione di Ferolmet di San Giuliano Milanese (Milano). Sempre a cavallo tra la fine degli anni Ottanta e i primi Novanta, Pianura resta l’eden dei rifiuti speciali: 22 tonnellate di morchie di verniciatura, resine e fanghi arrivano dalla provincia di Padova; 25 tonnellate di rifiuti speciali cosmetici scaduti da Tocco Magico di Roma; altre 50 tonnellate di morchie di verniciatura dalla Sicaf di Premosello (Novara). E ancora: vi finiscono sepolte 79 tonnellate di rifiuti speciali industriali da Centro Stoccaggio Ferrara di Robassomero (Torino); 113 tonnellate di polveri di amianto bricchettate da Centro di stoccaggio Ferrara di Robassomero (Torino); 552 tonnellate di fanghi di verniciatura della Ferolmet di San Giuliano Milanese (Milano). E, infine, 1.106 tonnellate di scorie e ceneri di alluminio dalla Fonderie Riva di Parabbiago (Milano). Il pm Buda sta svolgendo anche un monitoraggio presso diversi uffici pubblici (Asl, ospedali, Inail, eccetera) per verificare le relazioni tra i casi di tumori e altre malattie e la situazione di inquinamento. Nei prossimi giorni il magistrato nominerà diversi consulenti per accertamenti scientifici. Non è escluso che si prelevino campioni di tessuto da famiglie di cittadini di Pianura per confrontarli con gli esami delle persone colpite in quell’area da mali incurabili.»[5]
Il governo italiano cosa fa in tutto questo? Promuove i camorristi a parlamentari e permette alla Lega Nord di decidere il destino dei napoletani. In piena emergenza rifiuti, la Lega Nord blocca il decreto sui rifiuti[6] che avrebbe permesso a Napoli di essere ripulita in pochi giorni, trasferendo l’immondizia in altre regioni. È, inoltre, notizia di questi giorni[7] che l’azienda milanese ha sottratto ai napoletani 50 milioni di euro in tasse sui rifiuti (TARSU).
La Napolitania, appare più che evidente, è una colonia interna allo stato italiano. Pertanto, ilFronte di Liberazione della Napolitania,[8] che si prefigge lo scopo di rendere indipendentela stessa Napolitania dallo Stato italiano, chiede agli organi americani un intervento massiccio in territorio napolitano. L’Italia ha l’interesse a distruggere uno dei territori più ricchi e belli del mondo. Nessuno ci ascolta, nemmeno l’UE. Solo gli Stati Uniti, che a Napoli hanno delle basi e un consolato, ed un legame storico con la Napolitania per il grande flusso migratorio di napolitani che gli Stati Uniti hanno accolto e che oggi sono parte integrante della realta’ statunitense, possono interessarsi a noi.
Da sempre i regimi italiani che si sono susseguiti in questi 150 anni sono la negazioni dei diritti fondamentali del popolo napolitano, chiediamo quindi che il diritto all’ autodeterminazione del popolo napolitano sia riconosciuto.
FLN – Il Direttivo
Il Portavoce
Antonio Iannaccone
fonte
https://napoilitania.myblog.it/2011/06/27/comunicato-fln-fronte-di-liberazione-della-napolitan/