Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

Fra’ Diavolo, eroe della Patria di Alfredo Saccoccio

Posted by on Mar 4, 2019

Fra’ Diavolo, eroe della Patria di Alfredo Saccoccio

   Lo scorso 2 marzo, alle ore 17, presso la sala consiliare del Comune di Itri, si è tenuta la presentazione del libro “Storia della spedizione dell’eminentissimo cardinale D. Fabrizio Ruffo” d Domenico Petromasi, edito nel lontano 1801, per i tipi di Vincenzo Manfredi, e ristampato, in copia anastatica, a cura e con un saggio introduttivo dello storico roccaseccano Fernando Riccardi; saggio che narra l’impresa del Vicario Generale di Sua Maestà Ferdinando IV di Borbone, che riesce, senza uomini, all’inizio, e senza mezzi, al riacquisto del reame di Napoli, strappandolo ai Napoleonidi.

Read More

A MONTERODUNI CON IL CARD. RUFFO E FRA DIAVOLO ANCHE IL BARONE GIULIO DE IORIO FRISARI

Posted by on Gen 24, 2019

A MONTERODUNI CON IL CARD. RUFFO E FRA DIAVOLO ANCHE IL BARONE GIULIO DE IORIO FRISARI

L’ Ass. Id. Alta Terra di Lavoro sabato 26 gennaio alle ore 17;00 in collaborazione con l’Azienda Dolceamaro Srl di Claudio e Silvano Papa presso Il Castello Pignatelli della Leonessa a Monteroduni (IS) organizza un importante convegno “LE INSORGENZE NEL REGNO DI NAPOLI IN TERRA DI LAVORO E IN MOLISE NEL 1799”

    Interverranno il Sindaco di Monteroduni Dr. Custode Russo, Claudio Papa Amm. Azienda Dolceamaro Srl  , Claudio Saltarelli Pres. Ass. Id. Alta Terra di Lavoro, Fernando Riccardi storico saggista e membro della Società Napoletana di Storia Patria e della Società di Storia Patria di Terra di Lavoro e il Barone Giulio De Iorio Frisari

     Nel convegno verrà presentato un importante testo che l’ Ass. Id. Alta di Lavoro ha di recente ristampato, in copia anastatica, l’opera scritta da Domenico Petromasi risalente al 1801, “Storia della spedizione del Cardinale Ruffo

     E’ la prima volta che nel nostro paese si compie un’impresa del genere: c’era già stata, infatti, in passato, qualche altra edizione della stessa opera, ma mai una ristampa anastatica, riproducente il testo nella sua versione originale.

     Tale libro, che contiene un corposo ed assai circostanziato saggio introduttivo a firma del suddetto storico Fernando Riccardi, ricostruisce, passo dopo passo e in maniera dettagliata, la straordinaria impresa che nel 1799 portò il cardinale calabrese Fabrizio Ruffo a riconquistare il Regno di Napoli, invaso dai giacobini, con la sua “armata reale e cristiana”, composta esclusivamente o quasi di volontari raccolti strada facendo sotto l’emblema della Santa Croce.

     La preziosa cronaca di Petromasi, invece, restituisce la giusta proporzione a quegli accadimenti, che molto interessarono anche il territorio del Molise e della Terra di Lavoro senza mai sconfinare nella partigianeria oppure distorcere gli eventi.

     Considerata l’importanza dell’opera, che costituisce un “unicum” a livello nazionale, considerato che “Michele Arcangelo Pezza alias Fra’ Diavolo” è stato uno dei principali protagonisti di quel tumultuoso semestre anche in provincia di Isernia e considerato che il Molise anche in questa vicenda ha scritto una importante pagina di storia universale è importante che i Molisani si accostino ad una vicenda storica, quella del 1799, che ancora oggi resta assai poco conosciuta.

Cassino, 24 gennaio 2019

Claudio Saltarelli

Associazione Identitaria “Alta Terra di Lavoro

Read More

Fra’ Diavolo, come muore un vero Napoletano.

Posted by on Nov 8, 2016

Fra’ Diavolo, come muore un vero Napoletano.

l’Undici novembre 1806 il Duca di Cassano Michele Arcangelo Pezza detto Fra’ Diavolo, vi ricordo che nasce bastaio, viene impiccato dall’Esercito Francese di Napoleone Bonaparte, che a Napoli mise il fratello Giuseppe come Re, a Piazza Mercato a Napoli. Nonostante i francesi gli avessero promesso, non solo salva la vita, ma un ruolo da ufficiale nel loro esercito  se avesse rinnegato la propria nazione e il proprio Re,  Michele Pezza rifiutò categoricamente perché per lui esisteva un solo Dio, un solo Popolo, un solo Re dimostrando al mondo intero come moriva un vero Napoletano. Venerdì 11 novembre 2016 alle ore 19………..

Read More

DUE VALOROSI PROTAGONISTI DEL NOSTRO TERRITORIO: FRA’ DIAVOLO E GIOACCHINO MURAT.

Posted by on Feb 29, 2016

DUE VALOROSI PROTAGONISTI DEL NOSTRO TERRITORIO: FRA’ DIAVOLO E GIOACCHINO MURAT.

continua la bellissima ed entusiasmante esperienza dei seminari al liceo classico carducci di cassino e continua anche la volontà degli studenti di voler  lasciare una traccia giornalista e come è già successo dopo il primo SEMINARIO anche questa volta hanno preparato un articolo che L’INCHIESTA ha con piacere pubblicato, di seguito il testo degli alunni e alla fine l’articolo in pdf originale…………………………..

Read More

“VOCI, SUONI E CANTI DI BRIGANTI IN TERRA DI LAVORO” A CASSINO, UN LIBRO DI STORIA EPICA

Posted by on Mar 9, 2024

“VOCI, SUONI E CANTI DI BRIGANTI IN TERRA DI LAVORO” A CASSINO, UN LIBRO DI STORIA EPICA

Il 3 marzo 2024 s’è vissuta in quel di Cassino presso l’Aula Pacis, una giornata memorabile che è andata al di là di qualsiasi più rosea aspettativa per il successo di pubblico, per il consenso umanine e assoluto della critica e per l’impeccabile esibizione di tutti gli artisti che grazie al loro attento e scrupoloso impegno, hanno messo in scena lo spettacolo Voci, Suoni e Canti di Briganti in Terra di Lavoro come mai è accaduto prima. Lo scopo di poter divulgare la storia poco conosciuta che riguarda la Terra di Lavoro e del Regno di Napoli che poggia sul piedistallo dell’identità, utilizzando la recitazione, la musica, il canto e i balli popolari, è sempre stato lo scopo principale della rappresentazione teatrale ottenendo sempre ottimi risultati facendolo definire, ovunque è andato in scena, uno spettacolo colto e non dialettale, come più volte affermato. Con la novità del “Brigante Narratore” abbiamo preso per mano il pubblico per accompagnarlo nel viaggio storico che parte da Fra Diavolo e finisce alla Prima Guerra Mondiale senza fargli perdere la bussola o l’orientamento, dandogli la sensazione di leggere un piccolo saggio storico che grazie alla bravura di tutti gli artisti non risulta mai ostico ma piacevole da seguire. A Cassino la gente è stata attentissima dall’inizio alla fine e in tanti hanno chiesto se i fatti narrati sono documentati e realmente accaduti rimanendo sorpresi e accettati anche se con difficoltà, a questo punto cerco di spiegare i vari passaggi e perchè sono collocati in un certo modo.

Lo spettacolo inizia con l’assolo di zampogna per accogliere i presenti con il suono sacro di uno degli strumenti più carattestici della Terra di Lavoro e certamente quello principe nella zona alta della provincia più antica d’Europa, che anticipa la poesia di Pasolini “Terra di Lavoro” che oltre ad essere sublime, è importante per far comprendere che gli abitanti laborini non sono dei perdenti ma solo degli sconfitti. Si prosegue con gli eventi del 1799 mettendo a confronto l’eroismo e il mito di Fra Diavolo con la figura poco edificante di Eleonora Pimentel Fonseca che nella breve prosa da lei stessa scritta, appare per quello che realmente è stata: una reggicida, una femminicida, un’ infanticida, una liberticita, una napolicida e forse anche misogena mettendo con le spalle al muro i “briganti se more” che giocano a fare i briganti pur essendo degli ammiratori della Repubblica Napoletana ignorando che gli insorgenti postunitari si ispiravano ai loro nonni del 1799, non si può essere figli di due mamme. Il viaggio continua addentrandoci nel decennio di invasione francese cantando le gesta di Pit Panetta da Agnone, oggi Villa Latina, e discepolo di Fra Diavolo, dove la neonata borghesia italiana, che scaldò i muscoli dieci anni prima, certifica ufficialmente la sua reale natura che è quella dell’attaccamento “alla robba” con le vicende, poche narrate per non esercitare lesa maestà alla repubblica madre che è quella francese, dei briganti insorgenti che per il loro eroismo subirono opere di macellaria da parte di Giuseppe Bonaparte, di Murat e dal suo fedele Manhes che appiccava le teste dei nostri illustri antenati sui pali non lesinando crudeltà e ferocia nella repressione delle insorgenze disseminate in tutte il Regno.

Tralasciando i danni arrecati dalle Massonerie, il periodo della carboneria e i moti del “48”, facciamo un balzo di 40 anni narrando quattro fasi importanti che si legano di tra loro e fondamentali per il passaggio da un’epoca all’altra con protagonisti importanti che, citandoli, in pochi minuti ci fanno capire la causa che genera l’effetto che è la guerra postunitaria; morte di Ferdinando II, proclama di Francesco II fatto a Gaeta ai suoi sudditi che annuncia la fine della patria napolitana, esaltazione dell’ultima Regina di Napoli, Maria Sofia ed eroina di Gaeta e perchè s’è saliti sulle montagne per diventare briganti. Senza queste fondamentali letture la narrazione si spegnerebbe e si svuoterebbe di tutto il suo intento, come ben sa chi legge saggi storici, e lo spettacolo diventerebbe soltanto un “appiccicare” le varie esibizioni che vanno in competizione tra di loro.

Dopo questo passaggio si passa al neonato Regno d’Italia e si cominciano a narrare le storie di briganti e brigantesse più o meno conosciuti, che hanno scritto pagine epiche della resistenza napolitana compresa la testimonianza di chi è riuscito a sopravvivere alla morte.

Si passa a Matilde Serao, nata a Napoli ma di origine laborina per l’esattezza di Vernaroli, che grazie al suo necrologio su Francesco II, comprendiamo che con la sua morte muore un Regno dopo quasi otto secoli di vita portandosi dietro un mondo che non tornerà più e per dare spazio ad un altro che esordisce con l’emigrazione che le nostre terre non avevano mai conosciuto prima e la tragedia della tratta dei fanciulli citando, altresì, le vicende dei fasci siciliani e delle cannonate di Bava Beccaris dove il giacobinismo, vestito da liberale, dimostra tutta la sua miseria, il suo positivismo e razzismo alimentato dalle teorie lombrosiane. Si arriva tutto di un fiato alla prima guerra mondiale, considerata la IV guerra di Indipendenza e dove nasce realmente l’Italia fondata sul mito del soldato italiano, dove morirono 700 mila giovani di cui i 3/4 erano napolitani e dove l’unica nota felice è ancora una volta quella di S.A.R. Maria Sofia ultima Regina di Napoli che porta il suo conforto ai suoi antichi sudditi prigionieri di guerra.

Il libro si chiude con l’analisi di Milan Kundera e l’appello di Jacques Crétineau-Joly per far comprendere il senso del viaggio e la genesi del mondo che oggi viviamo in occidente, e con “Il canto dei Sanfedisti“, in Terra di Lavoro c’erano nuclei molto importanti e numerosi che si riconoscevano nel sanfedismo, che è un manifesto politico del popolo unico e irripetibile che purtroppo è sempre più attuale.

Tutte le musiche, i canti e le ballate sono rigorosamente identitarie che rispecchiano i luoghi dove hanno agito gli insorgenti, come le varie sfumature della lingua laborina utilizzate nelle recitazione e nei suddetti canti che rafforzano il senso antropologico dello spettacolo. Tra i canti ce ne sono alcuni poco conosciuti che cantano le gesta di Briganti Insorgenti in Terra di Lavoro che sono molto conosciuti tra gli addetti ai lavori e non solo.

Questo modo di narrare la storia ogni volta che è andato in scena, è stato sempre apprezzato e compreso con la massima attenzione dal pubblico accorso nonostante non sapesse cosa avrebbe visto, rimanendo sorpreso ed esterefatto, come è accaduto domenica 3 marzo 2024 a Cassino, ma al contempo soddisfatto per aver saputo leggere il “libro” che gli è stato offerto che ci fa comprendere come ha catturato l’attenzione di tutti senza nessuno escluso.

Spero di aver fatto comprendere perchè lo spettacolo, che rientra nella categoria del Teatro narrativo drammatico, ha questa forma e struttura, che ha un suo filo logico in un arco temporale ben definito e che se viene cambiato o stravolto perde la sua fluidità e linearità. Molti personaggi e fatti siamo stati costretti a non inserirli per il nostro dispiacere, ma Raimondo ed io crediamo che di più non si potesse fare e chi vorrà potrà continuare a farlo in un altro spettacolo e siamo disposti a dare una consulenza storica.

Una riflessione va fatta per gli artisti, sono quattordici, che grazie al loro impegno, attenzione e bravura hanno permesso la lettura del “libro” entrando nello spirito della storia e dei singoli personaggi facendoli propri dando la sensazione di rappresentare se stessi soddisfando al massimo le aspettative che Raimondo ed io avevamo.

Ultima riflessione fa fatta sulla Terra di Lavoro che ci ha agevolato molto il lavoro perchè nessuna provincia al mondo ha un’identità antropologica così composita frutto della multietnicità che s’è sviluppata nel corso di 3000 di storia con la mescolanza delle genti del mare e delle montagne facilitato dalla posizione geografica che la pone al centro del Mediterraneo. Nessuna altra provincia ha, altresì, culture, arti, filosofie e teologie cosi variegate, Napoli è fuori concorso, da cui attingere per sviluppare nuove entità che ci permette di creare cultura dal basso senza scimmiottarne altre o farcene calare dall’alto, basta pensare che esistono cinque stili di musica popolare quali tarantella, ballarella, saltarello, tammurriata da ballo e da ascolto, farcendoci guidare, nella stesura dello spettacolo, da questa enorme ricchezza. Nel chiudere vi annuncio che a breve pubblicheremo su i nostri canali lo spettacolo integralmente

Claudio Saltarelli

Read More