Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

GLI INTERVENTI AL CONVEGNO SUL 1799 E CARD. RUFFO AL CASTELLO PIGNATELLI DI MONTERODUNI

Posted by on Nov 4, 2019

GLI INTERVENTI AL CONVEGNO SUL 1799 E CARD. RUFFO AL CASTELLO PIGNATELLI DI MONTERODUNI

Siamo nel 2019 a 220 dal fatidico anno 1799 dove s’è consumato, con tantissimo spargimento di sangue, un vero e proprio scontro di civiltà tra il mondo della tradizione, che non voleva assolutamente cedere il passo, e il mondo dell’illuminismo e del razionalismo sintetizzato nel giacobinismo.

Se vi era un piccolo numero, ripeto un piccolo numero, di intellettuali sognatori che vedevano nel positivismo e nel progressismo la nuova strada verso la felicità c’era anche uno zoccolo duro della rivoluzione passiva, così definita da Cuoco, composto dalla neo borghesia latifondista, da una parte della vecchia pseudo aristocrazia parassitaria e da una nuova oligarchia notabile che sfruttando l’onda del cambiamento voleva solo arricchirsi attraverso l’esproprio dei beni della Chiesa, del demanio pubblico e dei vecchi feudi senza versare un soldo. 

Anche in questo 2019 l’Ass. Id. Alta Terra di Lavoro ha continuato a presentare il testo di Petromasi  sulla marcia dell’armata Sanfedista guidata dal Card. Ruffo e nel mese di Gennaio dopo averlo presentato in quel di Pignataro Maggiore lo ha fatto al Castello Pignatelli di Monteroduni  tanto bello quanto prestigioso. Di seguito i video degli interventi dello storico Laborino Fernando Riccardi e dell’Accademico Conte Giulio de Jorio Frisari il tutto condito dagli intermezzi teatrali in Lingua Laborina Raimondo Rotondi.   


I VIDEO DEL CONVEGNO

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I Borbone e le potenze europee

Posted by on Ott 28, 2019

I Borbone e le potenze europee

1799-1861

(Appunti per una storia della politica estera borbonica)

I Questa breve relazione riprende, con poche modifiche dovute alla sede ospitante, il testo presentato ad un convegno promosso dall’Istituto per la Ricerca Storica delle Due Sicilie . Intende cogliere le linee fondamentali della politica estera portata avanti dai sovrani della dinastia borbonica, prendendo come termini di riferimento due date assolutamente centrali: da una parte il 1799, anno della Rivoluzione Napoletana e vero snodo della storia meridionale, dall’altra il 1861, che vede il definitivo disfacimento del Regno, la più importante realtà politica d’Italia. Molto si è detto e discusso in proposito. La storiografia più libera, ospitata talvolta anche in sedi accademiche (penso ai preziosissimi lavori di Eugenio Di Rienzo, ad uno dei quali il mio titolo si ispira), ha già messo in evidenza molti aspetti che spiegano le ragioni del crollo. Per quel che mi riguarda, cercherò di mostrare in particolare l’intimo intreccio tra politica internazionale, politica interna, cambiamenti culturali e interessi economici in senso ampio del Regno e delle altre grandi potenze europee. Va da sé: per un’analisi dell’argomento prescelto che voglia assurgere ad un minimo di chiarezza e approfondire in misura corrispondente si richiederebbero spazi molto più lunghi di quelli che può accogliere un sito internet di divulgazione, sicché dovrò tenermi all’essenziale, pur senza rinunciare alla volontà di comprendere le grandi questioni, che si intrecciano in un gioco perverso ai danni del Regno. Non avranno un ruolo centrale, in quello che scriverò, considerazioni che rivestono invece ben altra importanza soprattutto in esempi della letteratura revisionista. Penso, ad esempio, alle influenze massoniche, che indubbiamente vi furono e furono notevoli, ma, in vista di un’indagine scientifica, avrebbero bisogno di trattazioni specifiche, soprattutto per evidenziarne le complesse articolazioni e specificità, in riferimento ai luoghi, ai tempi e alle persone. Ho parlato di impostazione scientifica. È quella che mi propongo di adottare, anche se ben consapevole dei rischi che da altocilentano corro, quando provo ad affrontare una simile tematica. Molti (lo stesso Di Rienzo) hanno ripreso quanto Croce diceva della cosiddetta “storia affettuosa”, quella che, tanto per dire, può riguardare la biografia di una persona di famiglia, in cui il coinvolgimento affettivo rischia di prevalere sul rigore dell’analisi. Lo stesso valga per ogni oggetto di studio che procuri un sussulto emotivo nel ricercatore. Così, in questo caso potrebbe agire l’affetto per un Regno che, con tutti i suoi limiti, era il “mio” Regno, quello che peraltro aveva segnato una decisa ripresa in ogni ambito della vita pubblica del Sud. Eppure, mi sforzerò di tenermi entro i ristretti limiti di un’argomentazione algida, quasi metallica, nel discutere le varie posizioni culturali o gli eventi accaduti. Cercherò di vedere le cose con tutto il rigore di cui sono personalmente capace, senza lasciarmi prendere dall’intima nostalgia per il Regno distrutto o dal rimpianto per quello che poteva essere e non è stato. Vedrò punti di forza e debolezze; cercherò di capire delle ragioni -ideali economiche geopolitiche psicologiche culturali- le quali hanno condotto ad una situazione che, se per pochi è stata provvidenziale, per molti ha assunto i toni della tragedia. Spero solo che alla fine l’ascoltatore non ne tragga l’impressione di una vicenda, quasi come in una visione organica à la Spengler, destinata al tramonto e alla morte. Tutto ciò porterebbe ad una sorta di deresponsabilizzazione, ed è invece una ricerca e un’assegnazione di responsabilità che, a mio sommesso parere, occorre portare avanti per penetrare nelle più intime fibre lo svolgimento di una storia, per aiutarsi nella spiegazione di tante attuali difficoltà che la nostra gente ancora oggi vive. La collocazione geografica Prima di ogni ulteriore considerazione, bisogna ricordare la particolare collocazione del Regno (dirò semplicemente così, intendendo per tale l’area, neppure precisata nei dettagli, su cui si estendeva il dominio della dinastia inaugurata da Carlo di Borbone). Un Regno prestigioso per la storia e la cultura, ma anche importante poiché al centro del Mediterraneo. Ora, se è vero che tra la seconda metà del XVI secolo e il XVII il Mare Nostrum aveva perso parte della sua centralità con l’incrementarsi degli scambi con le Americhe, è altresì vero che non aveva mai cessato di essere un luogo in cui si svolgevano politiche cardine di diversi Stati. Per di più, una sempre più accentuata relazione con l’Oriente, che per altro verso si verificava, ne faceva riaffermare quell’importanza che solo ad uno sguardo parziale poteva risultare irrimediabilmente perduta. Tra l’altro, proprio Napoli, nel 1724 (il riconoscimento pontificio arriva nel 1732) in età austriaca, vede la nascita, ad opera dell’ebolitano Matteo Ripa, del nucleo originario di un istituto di studi orientali (vari i nomi che ha assunto: all’inizio “Collegio de’ Cinesi”, ora “Università degli Studi di Napoli ‘L’Orientale’ ”), che nel tempo vivrà momenti di autentica gloria. Si potrebbe parlare della diffusione di quelle che saranno dette “cineserie”, o dell’influsso del pensiero su autori europei (e.g. Leibniz) etc. per far capire come il Mare nostro aveva sempre (o di nuovo) un’importanza tale da procurare ricchezza e potere, ma anche tale da scatenare appetiti. Non è per caso che, alla fine del XVIII secolo (l’inizio è del 1798), Napoleone, allo scopo di danneggiare gli interessi inglesi e nel Mediterraneo e in Oriente, si deciderà ad attaccare l’Egitto, in un’impresa che gli sorriderà in alcune fasi, ma alla fine si rivelerà per lui disastrosa, mentre per la storia culturale avrà un’importanza incomparabile (si pensi al ritrovamento della Stele di Rosetta). Bene, se il Mediterraneo è un catalizzatore di interessi, chi vive in un regno che si trova nel cuore di quel mare potrà mai vivere in pace? Se da quella posizione derivava tanta parte del benessere che i Borbone sapranno parzialmente cogliere, da quella stessa posizione derivavano i primi pericoli di sopravvivenza. Il Sud era peraltro troppo grande per fare una politica, per così dire, di piccolo cabotaggio, come un qualsiasi Ducato, ma era troppo piccolo per poter svolgere un ruolo di competitore delle grandi potenze. È qui che si giocherà parte cospicua delle disavventure di un Regno che sostanzialmente non chiedeva certo alla storia la realizzazione di una vocazione coloniale né altro che potesse offendere altri popoli. Fernando Di Mieri Fernando Di Mieri È professore invitato di “Scienza e Religione” presso l’Istituto “Scienza e Fede” dell’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum” di Roma. È stato altresì, oltre che docente nei Licei di Stato, visiting professor presso la University of Toronto e Faculty Researcher presso la sub-faculty of philosophy, Merton College, University of Oxford. Per lunghi anni ha insegnato filosofia della scienza e cosmologia filosofica presso lo Studio Filosofico dei Domenicani d’Italia, Napoli. Ha diretto progetti di ricerca internazionali (e.g., con il supporto del Metanexus Institute, emanazione della Templeton Foundation). Le sue pubblicazioni concernono autori come Gentile, Dante, Vico, nonché problematiche di tipo teoretico. Relativamente alla storia culturale del Meridione d’Italia ha, in occasione del bicentenario, curato l’organizzazione di un convegno, nonché gli Atti relativi, su Il 1799. Ideali ed eventi nel Salernitano (Gutenberg, 1999), al quale hanno offerto i loro contributi studiosi come Cestaro, Dente, De Mattei, Di Maio, Mazzetti, Planelli, Ruffo, Viglione; ha poi curato la pubblicazione, con relativi studi introduttivi, di opere di Sanseverino, Fergola, Colangelo, che rischiavano di patire l’oblio a causa delle loro nette posizioni culturali. Di Mieri è co-direttore della “Rivista di Studi Italiani”, nonché direttore della collana “La tavola di Vico” presso Ripostes. Tra i suoi lavori in corso v’è il coordinamento, insieme con De Jorio Frisari, di un gruppo accademico di studio sulla civiltà napoletana del 1799.

Fernando Di Mieri

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LE INSORGENZE NEL REGNO DI NAPOLI E IN TERRA DI LAVORO A SANTA MARIA C.V.

Posted by on Mar 27, 2019

LE INSORGENZE NEL REGNO DI NAPOLI E IN TERRA DI LAVORO A SANTA MARIA C.V.

L’ Archeoclub Italia di Santa Maria C.V”. domenica 31 marzo alle ore 10;30 presso il Salone degli Specchi del Teatro Garibaldi di Santa Maria C.V. organizza in collaborazione con l’ “Ass. Id. Alta Terra di Lavoro” e con il patrocinio del Comune di Santa Maria C.V. un importante convegno  “LE INSORGENZE NEL REGNO DI NAPOLI E IN TERRA DI LAVORO NEL 1799”

    Interverranno Antonio Mirra, Sindaco di Santa Maria C.V, Antonio Crisci, Pres. Archeoclub di Santa Maria C.V. Claudio Saltarelli Pres. Ass. Id. Alta Terra di Lavoro, Fernando Riccardi storico, saggista, membro della Società di Storia Patria di Napoli e Terra di Lavoro e Pres. dell’Ist. Di Ricerca delle Due Sicilie, Conte Giulio de Jorio Frisari, Centro Interuniversitario Internazionale Studi sul Viaggio Adriatico.

     Nel convegno verrà presentato un importante testo che l’ Ass. Id. Alta di Lavoro ha di recente ristampato, in copia anastatica, l’opera scritta da Domenico Petromasi risalente al 1801, “Storia della spedizione del Cardinale Ruffo

     E’ la prima volta che nel nostro paese si compie un’impresa del genere: c’era già stata, infatti, in passato, qualche altra edizione della stessa opera, ma mai una ristampa anastatica, riproducente il testo nella sua versione originale.

     Tale libro, che contiene un corposo ed assai circostanziato saggio introduttivo a firma del suddetto storico Fernando Riccardi, ricostruisce, passo dopo passo e in maniera dettagliata, la straordinaria impresa che nel 1799 portò il cardinale calabrese Fabrizio Ruffo a riconquistare il Regno di Napoli, invaso dai giacobini, con la sua “armata reale e cristiana”, composta esclusivamente o quasi di volontari raccolti strada facendo sotto l’emblema della Santa Croce.

     Una vicenda che la vulgata storiografica dominante non ha trattato, nel corso degli anni, con la dovuta obiettività, gettando sulla stessa una densa patina di oblio.

     La preziosa cronaca di Petromasi, invece, restituisce la giusta proporzione a quegli accadimenti, che molto interessarono anche il territorio del Cilento e la stessa Calabria senza mai sconfinare nella partigianeria oppure distorcere gli eventi.

     Considerata l’importanza dell’opera, che costituisce un “unicum” a livello nazionale, considerato che “Michele Arcangelo Pezza alias Fra’ Diavolo” è stato uno dei principali protagonisti di quel tumultuoso semestre e considerato che anche Santa Maria C.V., anche in questa vicenda ha scritto una importante pagina di storia universale è importante che gli abitanti di Santa Maria C.V. e di tutta la Terra di Lavoro si accostino ad una vicenda storica, quella del 1799, che ancora oggi resta assai poco conosciuta.

    Raimondo Rotondi reciterà in lingua Laborina monologhi teatrali

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