Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

Introduzione di Gennaro Marulli 15 maggio 1848 di Gianandrea de Antonellis

Posted by on Dic 26, 2024

Introduzione di Gennaro Marulli 15 maggio 1848 di Gianandrea de Antonellis

Demitizzazione di una giornata

Scritta a una anno dagli avvenimenti del «ferale» e «catastrofico» 15 maggio 1848, la cronaca del conte Gennaro Marulli, pur nella sua militaresca essenza (o forse proprio grazie ad essa), spoglia gli eventi di tutto il millantato romanticismo che aleggia intorno alla giornata delle barricate. E si allontana anche dall’epica di cui – loro malgrado – avevano contribuito a ricoprirla due letterati non imputabili di simpatie rivoluzionarie: il gesuita Antonio Bresciani [1798-1862] eCarlo Alianello [1901-1981]. Il primo, con il capitolo 15 maggio del notorio (perché usualmente citato senza essere stato letto) L’Ebreo di Verona[1],prima parte della sua trilogia sul Quarantotto, pubblicata “a caldo” e fornita di notizie di prima mano provenienti da testimoni diretti e dai collaboratori dell’auto­revole rivista «La civiltà cattolica»; il secondo, un secolo dopo, con i tre racconti intrecciati ambientati in quella turbolenta giornata napoletana[2].

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“La noia di Massimo D’Azeglio per fare l’Italia” ne parliamo con Elena Bianchini Braglia

Posted by on Mar 7, 2024

“La noia di Massimo D’Azeglio per fare l’Italia” ne parliamo con Elena Bianchini Braglia

Quanti padri della patria ha l’Italia?tanti, troppi forse, tra cui c’è un personaggio poco ricordato anche da i libri scolastici se non per le sua frasi ad effetto come la più famosa “fatta l’Italia bisogna fare gli Italiani”, non è certo l’abbia pronunciata lui, e che invece è stato fondamentale per le genesi del paese chiamato Italia che secondo il mio modesto parere, bisogna mettere al fianco di Cavour e parlo di Massimo D’Azeglio da Torino. Un borghese membro del movimento dei cattolici liberali che sposò la figlia di Manzoni, e fratello del gesuita Luigi Taparelli d’Azeglio, influenzò Papa Leone XIII nella stesura dell’enciclica Rerum novarum sulla condizione dei lavoratori e che era con lui in forte dissenso, che da pittore e amante della vita decise all’improvviso, convito dal settario “Filippo”, a intercedere su Carlo Alberto di Savoia e su i suoi successori, affinchè si adoperasse per fare l’Italia Unita e poichè fu avvicinato in un periodo della sua vita in cui si sentiva molto annoiato e ad un passo dalla depressione, accettò. Geniali le sue rassicurazioni ai settari carbonari che poco si fidavano del pavido Carlo Alberto “Non ci si può fidare di un ladro quando si vuole convertirlo alla giusta morale ma se lo inviti a spartire il bottino si”, come la lucida riflessione “il suffragio universale? Io non so nulla di suffragio, ma so che al di qua del Tronto non sono necessari battaglioni e che al di là sono necessari. Dunque vi fu qualche errore e bisogna cangiare atti e principi. Bisogna sapere dai Napolitani un’altra volta per tutto se ci vogliono, sì o no” e di cosa pensasse di Mazzini cioè un terrorista. Di tutto questo ne parleremo con la Prof.ssa Elena Bianchini Braglia, che spesso ci ha omaggiato della sua presenza, venerdi 8 marzo alle ore 21 e per vederla basta cliccare di seguito

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Giuseppe Garibaldi : ‘l’uomo della Rivoluzione ‘

Posted by on Ott 16, 2022

Giuseppe Garibaldi : ‘l’uomo della Rivoluzione ‘

 Giuseppe Maria Garibaldi nacque a Nizza nel 1807. La madre, molto devota, desiderava vederlo consacrato al sacerdozio; la sua educazione venne dunque affidata a religiosi: «I miei primi maestri furono due preti; e credo l’inferiorità fisica e morale della razza italica provenga massime da tale nociva costumanza» , scrisse lo stesso Garibaldi nelle sue “Memorie”.
Era l’apertura delle ostilità: quando il ragazzo sarebbe divenuto uomo, avrebbe definito la Città Eterna «capitale della più odiosa delle sette»  , il trono del Pontefice «il seggio della serpe»  , il Papato «cancro d’Italia» .

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Come I Savoia adottarono due pesi e due misure.

Posted by on Mag 14, 2022

Come I Savoia adottarono due pesi e due misure.

Il 17 novembre 1878, a Napoli, durante una sua visita alla città, il re d’Italia Umberto I fu oggetto di attentato nel quale rimase ferito leggermente. Nè poteva essere altrimenti, in quanto l’attentatore, Giovanni Passannante utilizzò un coltellino a serramanico ottenuto da un venditore ambulante in cambio della sua giacca. L’attentatore alla vita del “re buono” fu condannato a morte; l’anno successivo il Regio Decreto del 29 marzo commutava la pena capitale nei lavori forzati a vita.

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