Alta Terra di Lavoro

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PAOLO MENCACCI. UNO SGUARDO ALLA RIVOLUZIONE ITALIANA (diciannovesima parte)

Posted by on Mar 9, 2018

PAOLO MENCACCI. UNO SGUARDO ALLA RIVOLUZIONE ITALIANA (diciannovesima parte)

CAPO XIII.

I Protettori disinteressati.

La guerra d’ Oriente nel 1854 veniva a riaccendere il fuoco latente e ad aggiungere materia agli assalti dei settari, Re Ferdinando II mantenevasi in una dignitosa neutralità tra i belligeranti, in quello che Vittorio Emanuele, seguendo i prestabiliti disegni, spediva un contingente di milizie in Crimea, che, mentre nulla aggiungeva alle probabilità di buon successo per gli alleati occidentali, molto contribuiva, anzi era la ragione immediata delle sue pretensioni a quella egemonia su tutta Italia, sempre vagheggiata dai Sabaudi, che, per virtù straniera, ottenne pochi anni dopo.

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PAOLO MENCACCI. UNO SGUARDO ALLA RIVOLUZIONE ITALIANA (diciasettesima parte)

Posted by on Feb 26, 2018

PAOLO MENCACCI. UNO SGUARDO ALLA RIVOLUZIONE ITALIANA (diciasettesima parte)

CAPO IX.

BALDANZA DI SETTARI E TIMORI DI GOVERNI.

Mentre però il Governo di Napoleone felicitava del favorevole accoglimento incontrato dalle idee dei Congresso di Parigi nella parte meno lesiva di diritti altrui, i demagogia non ipocriti proclamavano ad alta voce il loro scontento, ed eccitavano i popoli a rigettare le elucubrazioni interessate del medesimo.

Lettera di Vittor Hugo

Basti su di ciò recare una lettera del famoso Vittor Hugo, il quale gridando miserie col ventre pieno, in mezzo a un fiume di vaporose parole, eccitava gl’Italiani alla rivolta; ed ecco questo bizzarro documento.

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PAOLO MENCACCI. UNO SGUARDO ALLA RIVOLUZIONE ITALIANA (sedicesima parte)

Posted by on Feb 19, 2018

PAOLO MENCACCI. UNO SGUARDO ALLA RIVOLUZIONE ITALIANA (sedicesima parte)

CAPO VIII.

IL RE DI NAPOLI E I GOVERNI INGLESE E FRANCESE.

Per riparare gli scandali sollevati dal Governo piemontese, tutti gli Stati italiani, minacciati dalla rapacità di quel Governo, rivolsero note diplomatiche ai Gabinetti di Parigi, di Londra, di Pietroburgo e di Vienna, accusando il Piemonte di mire ambiziose, e designandolo (come era) quale torbido vicino, in istato di perpetua cospirazione a danno della quiete interna degli Stati italiani.

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