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PISACANE ED I 300 – UN INGANNO STORICO-LETTERARIO- ( ERAN 300 GIOVANI E FORTI MA NON SONO MORTI)- IV ED ULTIMA PARTE.

Posted by on Feb 4, 2019

PISACANE ED I 300 – UN INGANNO STORICO-LETTERARIO- ( ERAN 300 GIOVANI E FORTI MA NON SONO MORTI)- IV ED ULTIMA PARTE.

Lasciata Ponza il CAGLIARI, con circa 320 congiurati ,si diresse verso le coste cilentane. All’imbrunire del 28 agosto sbarcarono nel tenimento di VIBONATI, sulla spiaggia dell’Oliveto. Vi è posta lì , dal Comune, una targa che ricorda l’avvenimento. Ma per Mercantini sbarcarono a SAPRI . Qui catturarono un operatore del telegrafo e si fecero guidare verso TORRACA, passando per SAPRI.
Il 29 giugno giunsero nel paese , dove la gente era radunata in piazza dell’ OLMO per festeggiare il patrono S.PIETRO. PISACANE lesse al popolo il suo proclama come a PONZA… e come a PONZA nessuno se ne fregò. Tutti si ritirarono nelle loro case. Il 30 giugno, verso mezzogiorno,la spedizione giunge a CASALNUOVO ( oggi CASALBUONO). Anche qui,in piazza, viene letto il proclama incitante alla rivoluzione, ma anche qui nessuno dette ascolto al giovane rivoluzionario il quale,deluso ed affranto ,si diresse verso PADULA dove arrivò in tarda sera. Nel frattempo le truppe borboniche, avvertite ed allarmate si radunarono presso SALA ,a pochi chilometri da PADULA.
Una colonna di “CACCIATORI BORBONICI “, al comando del Colonnello GHIO giunse per primo , mentre un’altra colonna si attestò a LAGONEGRO ,per chiudere la ritirata ai rivoltosi,ed un’altro contingente sbarcò ,via mare, a SAPRI.
A SALA si unì al GHIO anche un contingente di ” GUARDIE URBANE ” al comando del Capitano DE LIGUORO .
Era il 1 luglio del 1857.PISACANE ed i suoi 300 si attestarono a difesa su una collina alle spalle di PADULA. Di fronte avevano circa 1800 soldati borbonici e Guardie Urbane.Lo scontro a fuoco fu violento.Dopo poche ore la resistenza dei rivoluzionari crollò. PISACANE, prevedendo l’accerchiamento, fuggì verso il paese.Il combattimento ,per alcune ore ,si svolse nei vicoli di PADULA. L’eroe Mercantiniano riuscì a fuggire anche da qui e ad attestarsi presso SANZA. La mattina del 2 luglio le Guardie Urbane di questo paese e centinaia di contadini posero fine all’avventura rivoluzionaria. All’ingresso del paese una folla urlante assaltò i rivoluzionari, preoccupata che questi potessero ripetere gli atti di saccheggio e gli stupri che avevano perpretato a PONZA.
La battaglia fu truce.Roncole e forconi si sostituirono agli schioppi. PISACANE , ferito ,si suicidò per sottrarsi all’ira di quel popolo che voleva riscattare.
NICOTERA fu fatto prigioniero.
” ERAN TRECENTO GIOVANI E FORTI E SONO MORTI”..
NON E’ VERO !!
Dei 320 rivoluzionari e galeotti che sbarcarono a SAPRI nello scontro di PADULA ne perirono 25 , mentre 150 furono catturati da contadini e soldati borbonici e poi sottoposti a processo.
A SANZA ,nello scontro con i popolani e le Guardie ,ne morirono 83 ,tra cui il PISACANE. Quelli che mancano alla conta FUGGIRONO , e non “..VOLLERO MORIR COL FERRO IN MANO ..”,come ci racconta il vate genovese.
PREFERIRONO VIVERE…
Per la cronaca e la verità storica , i 150 prigionieri , dopo un breve processo del Tribunale Borbonico tenutosi nel 1858 furono condannati a MORTE .
Ma la clemenza del Re Borbone tramutò la condanna in ERGASTOLO.
Dove sono questi 300 giovani “MORTI ..COL FERRO IN MANO::”?
Solo nella falsa lirica del MERCANTINI, scritta per farci piangere ed impietosire, strumentalizzando non solo noi per 150 anni, ma anche le nobili gesta di un idealista ,ingenuo e genuino, come CARLO PISACANE, paradossalmente trucidato dallo stesso popolo che egli voleva liberare. ( fine)

Pasquale Santagata

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PISACANE ED I 300-UN INGANNO STORICO LETTERARIO ( ERAN 300 GIOVANI E FORTI..MA GALEOTTI ) -III PARTE

Posted by on Gen 2, 2019

PISACANE ED I 300-UN INGANNO STORICO LETTERARIO ( ERAN 300 GIOVANI E FORTI..MA GALEOTTI ) -III PARTE


Abbiamo lasciato nell’ultima parte i nostri eroi ( CARLO P…ISACANE ed i suoi più fidati compagni GIOVAN BATTISTA FALCONE e GIOVANNI NICOTERA) nella piazza di Ponza a tentare di sollevare gli isolani. Vano tentativo ! NICOTERA , che poi diventerà Ministro dell’Interno dello Stato Unitario, per far scoccare la scintilla che non partiva bene pensò di bruciare gli archivi comunali, dopo essersi preso la cassa comunale, e assaltare il Dazio e la Pretura. Il messaggio era: caro popolo ora sei libero. L’amministrazione governativa non esiste più. Prenditi le terre demaniali dei Borbone e seguici nella rivoluzione.
Mancavano ai nostri eroi due semplici concetti. Il primo che il popolo già possedeva, lavorava e viveva con le terre demaniali. Infatti ,nel Regno Borbonico, le terre della corona erano date in uso ,gratuitamente, ai contadini ,cosiddetto USO CIVICO. Essi sfruttavano i terreni dello Stato in ENFITEUSI PERENNE. In definitiva erano già ” padroni” dei terreni che servivano al loro sostentamento senza divenirne mai proprietari . Un sistema che poi è stato utilizzato in futuro dai regimi socialisti di oltre cortina. Il secondo motivo del loro fallimento a Ponza consisteva nel fatto che quell’invasione ” piratesca” ,seppur con intenzioni diverse , ricordava agli isolani le scorribande moresche che in passato avevano portato lutti e rovine. Da qui il rifiuto verso questi nuovi pirati in cravattino e bombetta.
Il resto lo fece FALCONE., anticlericale viscerale. Prima bruciò l’archivio della biblioteca dei monaci CIRCESTENSI , poi si mise in piazza ad inveire contro preti e chiesa, calpestando il sentimento religioso di quella gente che proprio qualche giorno prima aveva festeggiato il Patrono S.SILVERIO. Due “autogol” ,diremmo oggi, che indussero i ponzesi a chiudersi in casa sospettosi ed impauriti. Resisi conto del fallimento della loro impresa, delusi e nervosi, compirono l’ultimo atto di imbecillità. Non trovando adepti alla loro causa aprirono le porte delle CARCERI della PARATA liberando 1800 delinquenti comuni , ladri e assassini. Possiamo solo immaginare cosa passarono i ponzesi. 1800 galeotti , per anni privati di ogni cosa, liberi di scorazzare nel piccolo paese e nelle campagne. Rapine, saccheggi, violenze riempirono quelle ore. ERANO PARTITI PER LIBERARE IL POPOLO E LIBERARONO I DELINQUENTI .Epilogo meschino di una impresa rivoluzionaria , falsamente decantata dalla retorica risorgimentale attraverso un ipocrita come il MERCANTINI che ben si guarda dal riportare questi dolorosi fatti ,ma scrive solo ..”…ALL’ISOLA DI PONZA SI E’ FERMATA E’ STATA UN POCO E POI SI E’ RITORNATA…”.Niente,nulla ,nemmeno una parola su cosa era realmente successo. E per glorificare ancor più quei malfattori li assolve e santifica con un’altra strofetta ..” LI DISSER LADRI USCITI DALLE TANE ( ma no) MA NON PORTARON VIA NEANCHE UN PANE..” I ponzesi furono costretti a difendersi da questa orda infame,altro che non portarono via neanche un pane! Guidati da un prete,DON GIUSEPPE VITIELLO ,popolo e gendarmi innalzarono barricate per resistere alle violenze ed alle aggressioni .Negli scontri che seguirono perse la vita un giovane tenente borbonico ,tal GIUSEPPE BALSAMO ,nel tentativo di difendere la gente inerme. Solo da pochi anni è stata posta una lapide, a Ponza, in memoria di questo VERO EROE .Dei 1800 delinquenti solo 323 seguirono il PISACANE verso Sapri, pensando di ritornare alle loro case, gli altri preferirono restare sull’isola. Dei 323 nessuno aveva aderito al richiamo perchè aveva una coscienza politica,ma solo perchè avevano la coscienza sporca. Questa era l’unica occasione per tentare di farla franca .Nessuno di loro poteva prevedere che sarebbero passati alla storia grazie al Mercantini, il quale li avrebbe purificati con la sua ode ..”..ERAN TRECENTO ERAN GIOVANI E FORTI…” tacendo la loro origine di GALEOTTI ed il loro scopo : FUGGIRE DALLA GALERA .Lo stesso 27 giugno la nave CAGLIARI lascia Ponza, carica di questa gentaglia ,per SAPRI. (fine III parte)

Pasquale Santagata

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PISACANE ED I 300-UN INGANNO STORICO-LETTERARIO- ( MA QUALE TRICOLORE) II PARTE

Posted by on Dic 10, 2018

PISACANE ED I 300-UN INGANNO STORICO-LETTERARIO- ( MA QUALE TRICOLORE) II PARTE

Nella iconografiamistificatrice risorgimentale, l’audace napoletano disertore per amore, viene rappresentato come unmartire del risorgimento,aggrappato alla bandiera tricolore. Come, sempre il tricolore , sventolava – a detta del Mercantini – sulla nave con cui Pisacaneapprodò a PONZA.


NON E’ VERO NULLA !!!
Pisacane era un socialista anarchico seguace del socialista francese PROUDHON. Era di quelli che dell’Unità d’Italia , di Cavour e di Vittorio Emanuele se ne fregava altamente. Il suo obiettivo non era riunificare la penisola sotto questo o quel monarca. Il suo scopo, invece, era di creare uno Stato federale (federalismo dei comuni) con il superamento delle classi sociali. Un comunista ante litteram, insomma. E per realizzare questo sogno bisognava far prendere coscienza la ” classe contadina” ,insieme alla quale fare la rivoluzione. Questa era la sua missione : sobillare le masse contadine e con queste combattere e sovvertire i regimi monarchici per creare uno Stato socialista. Ed è questo che tentò di fare sia a Ponza che a Sapri. I suoi proclami, in questi due luoghi , furono rivolti ai contadini. Nessuno li ascoltò e finì come sappiamo. MA PERCHE’ INCOMINCIO’ DAL REGNO DELLE DUESICILIE ? Perchè Mazzini, che non ne aveva mai azzeccata una, lo convinse che qui il popolo era pronto ad abbracciare la croce della rivoluzione. Lui, indomito com’era, partì speranzoso con altri 25 mazziniani ,non immaginando che il popolo ,invece di abbracciare la rivoluzione, avrebbe imbroccato roncolee zappe per cacciarlo dalle proprie terre.
QUESTO GLI STORICI LO SANNO.MA NON LO DICONO . Hanno messo, invece, il cappello sulla sua impresa iscrivendolo d’ufficio alla causa unitaria e antiborbonica,sfruttandolo come icona di un risorgimento che,in realtà, Pisacane ,non volevae per il quale non si sarebbe mai immolato! Così per secoli hanno ingannato noie vilipeso lo stesso Pisacane travisando il senso del suo sacrificio. Ed iltricolore non lo sventolava nemmeno la nave “Cagliari” con la qualeapprodò il 27 giugno del 1857 nel porto di Ponza.Solo Mercantini ( bravo siacome lirico che come falsario storico) se lo poteva inventare..” ERA UNABARCA CHE ANDAVA A VAPORE E ALZAVA UNA BANDIERA TRICOLORE..”. Pisacane,peringannare la guarnigione borbonica usò uno stratagemma. Giunto nel porto issòla BANDIERA ROSSA. Nel gergo marinaro la nave che batte tale vessillo indicaun’avaria a bordo.Subito partì dalla capitaneria borbonica una pilotina perprestare aiuto. Saliti a bordo i militari ponzesi furono presi prigionieri. Conla stessa pilotina Pisacane, insieme a Nicotera e Falcone, suoi più stretticollaboratori, scese ed intimò ai pochi della guarnigione di arrendersi, penala morte dei loro compagni prigionieri sulla nave. I borbonici si arresero persalvare i loro commilitoni e, Pisacane ,insieme ai compagni di ventura,si recònella piazza centrale di Ponza per leggere il suo proclama al popolo.Non sipresentò nessuno. I ponzesi ,impauriti, si barricarono nelle proprie case. ERAPARTITA LA RIVOLUZIONE MA NESSUNO SE NE FREGAVA UN TUBO!

( fine II parte)

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CARLO PISACANE

Posted by on Dic 6, 2018

CARLO PISACANE

Prima di approfondire lo sbarco di SAPRI ( che poi Sapri non fu , ma VIBONATI, un paese a pochi chilometri da Sapri dove sulla di cui spiaggia vi è una lapide commemorativa posta dall’amministrazione il 22 ottobre 2016), è opportuno sintetizzare una scheda sul personaggio.

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Pisacane, personaggio veramente ambiguo

Posted by on Lug 3, 2017

Pisacane, personaggio veramente ambiguo

Pisacane lavora con Mazzini, ma l’idea della spedizione era nata da un vecchio carbonaro di nome Panizzi che guarda caso diventera’ il direttore e coofondatore del British Museum. L’idea era quella di andare nelle galere che si trovavano nelle isole, liberare i detenuti e fare una operazione di grande effetto mediatico, non dimentichiamo che il risorgimento e’ una cosa che viene raccontata molto dai giornali ed e’ il primo grande evento mediatico della storia.

Questa impresa fu elaborata dai democratici della sinistra del movimento liberale ( chiarisco che il movimento liberale ovvero i massoni, dopo il 48-49 aveva due grandi famiglie, quelle che noi definiamo centro destra ovvero i liberali moderati che avevano i loro riferimenti nel razzista D’Azzeglio( dira’ che frequentare un contadino del sud e’ come andare a letto con un lebbroso),Rattazzi, Cavour, Balbo e tanti altri, e poi quelli che noi definiremo di centro sinistra, tipo Musolino, Mazzini, Garibaldi, Pisacane, Cattaneo). Il dibattito tra queste famiglie era su come dobbiamo fare l’Italia, perche’ tutti questi uomini citati erano ingranaggi di un sistema, come vedremo dopo, massonico finanziario che aveva bisogno di globalizzare l’Italia per meri fini di bilanciamento di poteri e di alcuni potenti banchieri che vedremo dopo. Quindi viene scelto il sud per fare la rivoluzione. Nel sud era attivo il COMITATO SEGRETO DI NAPOLI, questo gruppo fu fondato a Napoli tra il 54-55 da un gruppo di sinistra, il principale personaggio era un pugliese, Nicola Mignogna e poi vi erano 4 o 5 esponenti importanti quali Giovanni Matina di Teggiano, Giacinto Albini lucano, Alessandro Mauro calabrese e Giuseppe Libertini Pugliese,Giuseppe Fanelli di Martina Franca, Raffaele la Corte e Giovanni Gallotti di Vibonati e a Sapri il barone Giffoni. Intorno a queste personalita’ si costrui’ una rete di nobili paese per paese ed una rete di proprietari terrieri, questa rete comunque era moto disordinata ed era esposta a crisi, ripensamenti, alcuni di loro verranno scoperti ed arrestato fra il novembre del 56 e gennaio 57. La storia dello sbarco e’ una di quelle poche conservate grazie alla corrispondenza che la moglie di Luigi Dragone, Rosa Dragone Morfei riusci a conservare e poi a donare alla Certosa di S.Lorenzo. Ma vediamo per una volta e per tutte questi uomini che appoggiavano lo sbarco chi erano e quali fini e interessi avevano.

1)Antonio Panizzi, avvocato, amico di Gladstone e Palmerston.

2) Michele Mignogna  avvocato.

3) Giacinto Albini, appartenente alla nobilta’ baronale sarconese, laureato in lettere in giurisprudenza proprietario terriero mai lavorato in vita sua.

4) Giuseppe Libertini, facoltoso proprietario terriero in contrasto con i Borbone proprietario 980 moggi di terra fondo’ molte logge massoniche del GOI, la piu’ importante la Mario Pagano di Lecce insieme ad Adriano Lemmi, sembra ancora esistente. Giovanni Matina, medico, proprietario terriero di Teggiano, discendente di quelli della Congiura dei Baroni.

5) Giovan Battista Falcone, socio nella spedizione di Pisacane, appartenente ad una delle piu facoltose e altolocate famiglie di Acri ( Cs) la famiglia Falcone era erede di buona parte del patrimonio della casata dei principi di S.Severino da Bisignano. Ma vediamo perche’ questo odio verso la casata dei Borbone e cosa avevano da perdere.

Scrive Carlo Alianello nella Conquista del Sud: Ferdinando II volle strade, porti, bonifiche, ospizi e banche, poco sopportava la borghesia saccente e rapace ai danni dei contadini, cosi detta borghesia dotta ovvero i galantuomini. Fu un re, non un re borghese , come andava di moda a quei tempi, fu un re al servizio dei bisogni del suo popolo e non di quella classe intellettuale cha aveva amoreggiato con l’usurpatore murattiano e aperto il regno all’ invasore francese. Cerco’ di creare una borghesia che mirasse al sodo. Non fu fortunato per la ragione che nel napoletano alta borghesia non esisteva che quella delle professioni e dei pennaruli e pagliette, quelli che avevano cacciato suo nonno da Napoli, legati allo straniero solo per ragioni ideologiche che il re non capiva ma soprattutto l’avida schiera di proprietari terrieri che veniva giustamente tassata. Francesco Durelli in Cenno storico di Ferdinando 2 dice: In 4 anni solo dal 50 al 54 furono reintegrati nei demani comunali piu’ di 108950 moggi di terreni confiscati ai nobili e divisi in sorte ai bisognosi agricoltori. Ora non mi dilungo a Parlare del traditore Pisacane che tanto gia’ sapete che squallido personaggio era predicava bene e razzolava male diceva di leggere Marx e poi andava nella legione straniera a bruciare per soldi i villaggi dei poveri Algerini poi stranamente a Sapri si riscopre altruista dicendo di volere aiutare i contadini da quel re che aveva dato dignita’ a loro stessi togliendo ai ricchi. A Civitella del Tronto uccide un ragazza di 20 anni perche’ innamorata di lui dopo averne approfittato voleva scappare con lui ma lui la elimina dando la colpa al marito di lei molto piu’ vecchio. Ma vediamo il vero mandante di Pisacane e finanziatore della Spedizione di Sapri chi era. Cio’ che ha mosso dietro le quinte il Risorgimento italiano e’ stata l’Inghilterra che per motivi di bilanciamento di poteri ha compiuto questa azione attraverso le forze massoniche e le elite di potere, chiaramente tutte le rivoluzioni hanno bisogno di finanziamenti e ovviamente certi gruppi di potere hanno cercato di dirigere il Risorgimento a modo loro, ed e’ ora il momento che in Italia si concretizzi una coscienza storica per cui sia ora che tutte le favolette sulla unita’ d’Italia vengano a galla. Una di queste e’ quella di Adriano Lemmi, grande finanziatore della spedizione di Pisacane e poi dei 1000. Ma passiamo a colui che e’ il mandante finanziario di Pisacane ovvero Adriano Lemmi. A. Lemmi nasce a Livorno nel 1822, divenuto famoso per essere stato Gran Maestro dell’ ordine massonico dal 1885 al 1896 anche conosciuto come il banchiere della rivoluzione. Inizia la sua carriera con un furto ai danni di una signora di Marsiglia, quei tempi aveva solo 22 anni ma prometteva bene, falsificando una lettera di credito della ditta Falconet and Company di Napoli, il livornese divenne amico del medico Burbagne e frequentatore della

casa sua. Il 3 febbraio del 1844, mentre a casa del medico era solo con la moglie finse un malessere e mentre la donna gli preparava una tisana in quel preciso istante, il futuro Gran Maestro finanziatore di Pisacane rubo’ una borsa di perle e 300 franchi d’oro. Lemmi venne catturato e condannato ad un anno e un giorno di reclusione e a 5 anni di sorveglianza speciale che non gli impedisce di fuggire a Costantinopoli dove conosce un rabbino polacco che lo ammalio’ a tal punto che, per ingraziarselo decise di aderire alla religione di Mose’ e farsi circoncidere anche perche’ il rabbino era la porta di accesso di certe elite finanziarie che avevano voglia di espandersi. Due anni dopo , a Londra, Lemmi di iscrive alla massoneria presentato da un inglese amico di Mazzini. Mazzini, intuite le potenzialita’ criminali di questo giovane livornese lo incarica a Costantinopoli di organizzare un gruppetto di patrioti a lui fedeli e raccogliere fondi per le sue attivita’ cospirative (rapine in banca, rapimenti, estorsioni, cosi si finanziava il grande Mazzini). Negli anni successivi troviamo il Lemmi implicato in ogni genere di complotto ordito dal Mazzini. Nel 1849 organizza l’ imbarco per organizzare la repubblica romana, nel 53 e’ tra i promotori dei moti di Genova, nel 57 finanzia Pisacane, nel 60 quella dei 1000, una simile carriera gli varra’ la definizione di banchiere della unita’ d’ Italia coniata dal Guerzoni. Divenuto amico di Garibaldi rimane implicato nello oscuro affare delle ferrovie meridionali. Fu il mandante dell’omicidio di Carlo 3 di Parma da parte di Antonio Carra, Lemmi si vantera’ di essere l’ emissario di Mazzini in un gran numero di assassini e Mazzini diceva ” il mio piccolo giudeo vale piu’ di 10 diavoli. Ebbe grande protezione da Mazzini, rivesti’ un ruolo di primo piano all’ interno del sistema occulto della contro chiesa da parte degli illuminati e della massoneria. E’ significativo che il Lemmi ricevesse incarichi di primo piano perche’ era il tramite delle cospirazioni carbonare prima di entrare nella massoneria nel 1877. Anche l’entrata in massoneria e’ eccezionale, entra nella loggia di propaganda, una arteria del Goi che reclutava tutto lo staff dirigenziale politico-economico e culturale del regno d’Italia. Addirittura che lo stesso ideatore di questa struttura occulta fosse lo stesso Lemmi, madre di quella dello stesso Licio Gelli. Quindi, questa che potremmo chiamare P1 e’ l’antenata o il modello a cui si ispirera’ Licio Gelli per creare le famose Logge P2. Lemmi aveva trovato una sede istituzionale per praticare interessi personali attraverso patti o unioni con singoli affiliati o grandi banchieri. Fino alla caduta di Crispi questa Loggia ha costituito il maggiore potere italiano proprio come la P2 nella seconda repubblica. Vedi come e’ importante la storia perche’ le cose si ripetono sempre. La carriera di Lemmi e’ troppo rapida per non credere che la sua figura fosse di copertura per delle forze ancora piu’ nascoste, infatti, egli diventa membro finanziario del Goi, e nel maggio del 79 viene eletto gran tesoriere, non basta neanche l’amicizia con Garibaldi e Crispi insigniti del 33 grado della massoneria a spiegare una carriera cosi’ sfolgorante, quanto pare si guadagno’ il favore di molte logge provvedendo ai loro finanziamenti o almeno cosi riusci’ a far credere.Ecco, dietro il finanziatore di Pisacane c’erano sponsor molto convincenti, intendo dire che Lemmi era uno della finanza internazionale che Mazzini aveva messo in diretto contatto con gli illuminati e contro chiesa, i finanziatori erano i Roth., Hambro, Pereira, Hoden, miravano a consolidare la propria influenza sull’ Italia unita in vista di nuovi affari, e per questo servivano delle schiere di tecnocrati addestrati, ovvero bassi iniziati come li classifica Saint-Yves- d’Alveydre, ed ecco che bisognava appaltare alla massoneria la cosa pubblica, la cultura, ecc. Ed ecco che bisogna mettete una persona di fiducia nell’ordine. Per

questo motivo Lemmi viene eletto Gran Maestro del grande oriente d’Italia il 17/1/1885 appena 8 anni dopo essere entrato in massoneria, cosa che neanche dopo 40 anni ci riesci. Lemmi passa da una rete di organizzazione ad un altra e come nessun altro era ascoltato a corte e nel governo, si muoveva come una eminenza grigia ed ecco perche’ le logge nel 1885 gli affidano la loro riorganizzazione finanziaria. Secondo Fulvio Conti, Lemmi organizzo’ la massoneria per orientare l’opinione pubblica, condizionare il ceto politico e mobilitare la societa’ civile al fine di rafforzare lo stato nato dal Risorgimento, emarginare la chiesa e le organizzazioni cattoliche, realizzare una serie di riforme sociali e politiche di schietta matrice laica e progressista. Mario Celi afferma che Lemmi fu il primo ad intuire l’importanza di avere a disposizione una loggia coperta per manovrare la finanza pubblica stando dietro al palcoscenico, il suo programma massonico era semplice, via dalle logge i poveracci e i pensatori, l’ obiettivo doveva essere la conquista del potere. Una frase che Celi attribuisce a Lemmi e’ chi al potere o e’ con noi o deve perdere il posto. Durante la fratellanza di Lemmi erano 300 i parlamentari iscritti alle logge, tutti gli ordini del Goi dietro cui e’ possibile intravedere un altro potere occulto e’ la grande finanza cosmopolita, il golpe massonico era cosa fatta, ma con il tempo troviamo un appiattimento del progetto eversivo di Lemmi, infatti la massoneria comincia a divenire il braccio del progetto eversivo, ma a questo punto la mente chi e’ ? Partiamo da Crispi che vedeva in BISMARK un modello autoritario da imitare. Anziche’ partire dai tanti problemi della pololazione, Crispi vedeva nella gente comune uno strumento per cogliere un fine piu’ alto, un ideale astratto che non poteva essere suggerito dai poteri forti, il progetto era quello di trasformare il regno d’Italia in una potenza sullo scacchiere internazionale proprio come Bismark. Fare una operazione culturale ossia eludere il problema della identita’ nazionale fra i popoli dalla penisola, per fare gli italiani Crispi intendeva nazionalizzare le masse, occorreva il consenso delle classi medie ed avere un culto della patria stato e prendere il risorgimento come simbolo divino, in sintesi si trattava di riscrivere 70 anni di storia per caratterizzare in chiave nazional popolare tutte le celebrazioni del processo unitario, l’ ubriacatura nazionalistica serviva ad eludere un altro tema, quello della educazione civica del cittadino e della sua preparazione e ad agire come membro di una comunita’ di individui liberi, uguali e responsabili, quindi un rigido conformismo ai simboli, agli slogan e ai riquadri politici risorgimentali inventati di sana pianta dagli eredi di Lemmi ( vedi Pisacane e squallida poesia dei 300). Altro piano era quello della revisione storica del garibaldino Crispi l’ ultimo sopravvissuto di una generazione di eroi, ovvero il momento di sintesi delle diverse anime del risorgimento. Premesso che la storia la fanno i vincitori, fatto anomalo risiede nel fatto che nel progetto di revisione il Crispi era nello stesso tempo protagonista, narratore e giudice, un moderno Cesare che egli voleva essere. Probabilmente anche Mussolini vorra’ fare la stessa cosa, ma non era Massone. Quindi, la massoneria sotto Lemmi sacrifichera’ tutte le sue conoscenze alchemiche spirituali per il potere terreno. Da gnostici ad agnostici un passo indietro dalla conoscenza e dalla spiritualita’.

 

Anonimo Insorgente

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