Posted by altaterradilavoro on Mag 23, 2020
Cfr la recensione di A. Omodeo (nella «Critica» del 20 luglio 1933) del libro di N. Rosselli su Carlo Pisacane, che è interessante per molti aspetti. L’Omodeo ha l’occhio acuto nel rilevare non solo le deficienze organiche del libro, ma anche le deficienze organiche dell’impostazione che il Pisacane dava al problema del Risorgimento.
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Posted by altaterradilavoro on Feb 4, 2019
Lasciata Ponza il CAGLIARI, con circa 320 congiurati ,si diresse verso le coste cilentane. All’imbrunire del 28 agosto sbarcarono nel tenimento di VIBONATI, sulla spiaggia dell’Oliveto. Vi è posta lì , dal Comune, una targa che ricorda l’avvenimento. Ma per Mercantini sbarcarono a SAPRI . Qui catturarono un operatore del telegrafo e si fecero guidare verso TORRACA, passando per SAPRI.
Il 29 giugno giunsero nel paese , dove la gente era radunata in piazza dell’ OLMO per festeggiare il patrono S.PIETRO. PISACANE lesse al popolo il suo proclama come a PONZA… e come a PONZA nessuno se ne fregò. Tutti si ritirarono nelle loro case. Il 30 giugno, verso mezzogiorno,la spedizione giunge a CASALNUOVO ( oggi CASALBUONO). Anche qui,in piazza, viene letto il proclama incitante alla rivoluzione, ma anche qui nessuno dette ascolto al giovane rivoluzionario il quale,deluso ed affranto ,si diresse verso PADULA dove arrivò in tarda sera. Nel frattempo le truppe borboniche, avvertite ed allarmate si radunarono presso SALA ,a pochi chilometri da PADULA.
Una colonna di “CACCIATORI BORBONICI “, al comando del Colonnello GHIO giunse per primo , mentre un’altra colonna si attestò a LAGONEGRO ,per chiudere la ritirata ai rivoltosi,ed un’altro contingente sbarcò ,via mare, a SAPRI.
A SALA si unì al GHIO anche un contingente di ” GUARDIE URBANE ” al comando del Capitano DE LIGUORO .
Era il 1 luglio del 1857.PISACANE ed i suoi 300 si attestarono a difesa su una collina alle spalle di PADULA. Di fronte avevano circa 1800 soldati borbonici e Guardie Urbane.Lo scontro a fuoco fu violento.Dopo poche ore la resistenza dei rivoluzionari crollò. PISACANE, prevedendo l’accerchiamento, fuggì verso il paese.Il combattimento ,per alcune ore ,si svolse nei vicoli di PADULA. L’eroe Mercantiniano riuscì a fuggire anche da qui e ad attestarsi presso SANZA. La mattina del 2 luglio le Guardie Urbane di questo paese e centinaia di contadini posero fine all’avventura rivoluzionaria. All’ingresso del paese una folla urlante assaltò i rivoluzionari, preoccupata che questi potessero ripetere gli atti di saccheggio e gli stupri che avevano perpretato a PONZA.
La battaglia fu truce.Roncole e forconi si sostituirono agli schioppi. PISACANE , ferito ,si suicidò per sottrarsi all’ira di quel popolo che voleva riscattare.
NICOTERA fu fatto prigioniero.
” ERAN TRECENTO GIOVANI E FORTI E SONO MORTI”..
NON E’ VERO !!
Dei 320 rivoluzionari e galeotti che sbarcarono a SAPRI nello scontro di PADULA ne perirono 25 , mentre 150 furono catturati da contadini e soldati borbonici e poi sottoposti a processo.
A SANZA ,nello scontro con i popolani e le Guardie ,ne morirono 83 ,tra cui il PISACANE. Quelli che mancano alla conta FUGGIRONO , e non “..VOLLERO MORIR COL FERRO IN MANO ..”,come ci racconta il vate genovese.
PREFERIRONO VIVERE…
Per la cronaca e la verità storica , i 150 prigionieri , dopo un breve processo del Tribunale Borbonico tenutosi nel 1858 furono condannati a MORTE .
Ma la clemenza del Re Borbone tramutò la condanna in ERGASTOLO.
Dove sono questi 300 giovani “MORTI ..COL FERRO IN MANO::”?
Solo nella falsa lirica del MERCANTINI, scritta per farci piangere ed impietosire, strumentalizzando non solo noi per 150 anni, ma anche le nobili gesta di un idealista ,ingenuo e genuino, come CARLO PISACANE, paradossalmente trucidato dallo stesso popolo che egli voleva liberare. ( fine)
Pasquale Santagata
puntate precedenti
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Posted by altaterradilavoro on Gen 2, 2019
Abbiamo lasciato nell’ultima parte i nostri eroi ( CARLO P…ISACANE ed i suoi più fidati compagni GIOVAN BATTISTA FALCONE e GIOVANNI NICOTERA) nella piazza di Ponza a tentare di sollevare gli isolani. Vano tentativo ! NICOTERA , che poi diventerà Ministro dell’Interno dello Stato Unitario, per far scoccare la scintilla che non partiva bene pensò di bruciare gli archivi comunali, dopo essersi preso la cassa comunale, e assaltare il Dazio e la Pretura. Il messaggio era: caro popolo ora sei libero. L’amministrazione governativa non esiste più. Prenditi le terre demaniali dei Borbone e seguici nella rivoluzione.
Mancavano ai nostri eroi due semplici concetti. Il primo che il popolo già possedeva, lavorava e viveva con le terre demaniali. Infatti ,nel Regno Borbonico, le terre della corona erano date in uso ,gratuitamente, ai contadini ,cosiddetto USO CIVICO. Essi sfruttavano i terreni dello Stato in ENFITEUSI PERENNE. In definitiva erano già ” padroni” dei terreni che servivano al loro sostentamento senza divenirne mai proprietari . Un sistema che poi è stato utilizzato in futuro dai regimi socialisti di oltre cortina. Il secondo motivo del loro fallimento a Ponza consisteva nel fatto che quell’invasione ” piratesca” ,seppur con intenzioni diverse , ricordava agli isolani le scorribande moresche che in passato avevano portato lutti e rovine. Da qui il rifiuto verso questi nuovi pirati in cravattino e bombetta.
Il resto lo fece FALCONE., anticlericale viscerale. Prima bruciò l’archivio della biblioteca dei monaci CIRCESTENSI , poi si mise in piazza ad inveire contro preti e chiesa, calpestando il sentimento religioso di quella gente che proprio qualche giorno prima aveva festeggiato il Patrono S.SILVERIO. Due “autogol” ,diremmo oggi, che indussero i ponzesi a chiudersi in casa sospettosi ed impauriti. Resisi conto del fallimento della loro impresa, delusi e nervosi, compirono l’ultimo atto di imbecillità. Non trovando adepti alla loro causa aprirono le porte delle CARCERI della PARATA liberando 1800 delinquenti comuni , ladri e assassini. Possiamo solo immaginare cosa passarono i ponzesi. 1800 galeotti , per anni privati di ogni cosa, liberi di scorazzare nel piccolo paese e nelle campagne. Rapine, saccheggi, violenze riempirono quelle ore. ERANO PARTITI PER LIBERARE IL POPOLO E LIBERARONO I DELINQUENTI .Epilogo meschino di una impresa rivoluzionaria , falsamente decantata dalla retorica risorgimentale attraverso un ipocrita come il MERCANTINI che ben si guarda dal riportare questi dolorosi fatti ,ma scrive solo ..”…ALL’ISOLA DI PONZA SI E’ FERMATA E’ STATA UN POCO E POI SI E’ RITORNATA…”.Niente,nulla ,nemmeno una parola su cosa era realmente successo. E per glorificare ancor più quei malfattori li assolve e santifica con un’altra strofetta ..” LI DISSER LADRI USCITI DALLE TANE ( ma no) MA NON PORTARON VIA NEANCHE UN PANE..” I ponzesi furono costretti a difendersi da questa orda infame,altro che non portarono via neanche un pane! Guidati da un prete,DON GIUSEPPE VITIELLO ,popolo e gendarmi innalzarono barricate per resistere alle violenze ed alle aggressioni .Negli scontri che seguirono perse la vita un giovane tenente borbonico ,tal GIUSEPPE BALSAMO ,nel tentativo di difendere la gente inerme. Solo da pochi anni è stata posta una lapide, a Ponza, in memoria di questo VERO EROE .Dei 1800 delinquenti solo 323 seguirono il PISACANE verso Sapri, pensando di ritornare alle loro case, gli altri preferirono restare sull’isola. Dei 323 nessuno aveva aderito al richiamo perchè aveva una coscienza politica,ma solo perchè avevano la coscienza sporca. Questa era l’unica occasione per tentare di farla franca .Nessuno di loro poteva prevedere che sarebbero passati alla storia grazie al Mercantini, il quale li avrebbe purificati con la sua ode ..”..ERAN TRECENTO ERAN GIOVANI E FORTI…” tacendo la loro origine di GALEOTTI ed il loro scopo : FUGGIRE DALLA GALERA .Lo stesso 27 giugno la nave CAGLIARI lascia Ponza, carica di questa gentaglia ,per SAPRI. (fine III parte)
Pasquale Santagata
capitoli precedenti
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Posted by altaterradilavoro on Dic 10, 2018
Nella iconografiamistificatrice risorgimentale, l’audace napoletano disertore per amore, viene rappresentato come unmartire del risorgimento,aggrappato alla bandiera tricolore. Come, sempre il tricolore , sventolava – a detta del Mercantini – sulla nave con cui Pisacaneapprodò a PONZA.
NON E’ VERO NULLA !!!
Pisacane era un socialista anarchico seguace del socialista francese PROUDHON. Era di quelli che dell’Unità d’Italia , di Cavour e di Vittorio Emanuele se ne fregava altamente. Il suo obiettivo non era riunificare la penisola sotto questo o quel monarca. Il suo scopo, invece, era di creare uno Stato federale (federalismo dei comuni) con il superamento delle classi sociali. Un comunista ante litteram, insomma. E per realizzare questo sogno bisognava far prendere coscienza la ” classe contadina” ,insieme alla quale fare la rivoluzione. Questa era la sua missione : sobillare le masse contadine e con queste combattere e sovvertire i regimi monarchici per creare uno Stato socialista. Ed è questo che tentò di fare sia a Ponza che a Sapri. I suoi proclami, in questi due luoghi , furono rivolti ai contadini. Nessuno li ascoltò e finì come sappiamo. MA PERCHE’ INCOMINCIO’ DAL REGNO DELLE DUESICILIE ? Perchè Mazzini, che non ne aveva mai azzeccata una, lo convinse che qui il popolo era pronto ad abbracciare la croce della rivoluzione. Lui, indomito com’era, partì speranzoso con altri 25 mazziniani ,non immaginando che il popolo ,invece di abbracciare la rivoluzione, avrebbe imbroccato roncolee zappe per cacciarlo dalle proprie terre.
QUESTO GLI STORICI LO SANNO.MA NON LO DICONO . Hanno messo, invece, il cappello sulla sua impresa iscrivendolo d’ufficio alla causa unitaria e antiborbonica,sfruttandolo come icona di un risorgimento che,in realtà, Pisacane ,non volevae per il quale non si sarebbe mai immolato! Così per secoli hanno ingannato noie vilipeso lo stesso Pisacane travisando il senso del suo sacrificio. Ed iltricolore non lo sventolava nemmeno la nave “Cagliari” con la qualeapprodò il 27 giugno del 1857 nel porto di Ponza.Solo Mercantini ( bravo siacome lirico che come falsario storico) se lo poteva inventare..” ERA UNABARCA CHE ANDAVA A VAPORE E ALZAVA UNA BANDIERA TRICOLORE..”. Pisacane,peringannare la guarnigione borbonica usò uno stratagemma. Giunto nel porto issòla BANDIERA ROSSA. Nel gergo marinaro la nave che batte tale vessillo indicaun’avaria a bordo.Subito partì dalla capitaneria borbonica una pilotina perprestare aiuto. Saliti a bordo i militari ponzesi furono presi prigionieri. Conla stessa pilotina Pisacane, insieme a Nicotera e Falcone, suoi più stretticollaboratori, scese ed intimò ai pochi della guarnigione di arrendersi, penala morte dei loro compagni prigionieri sulla nave. I borbonici si arresero persalvare i loro commilitoni e, Pisacane ,insieme ai compagni di ventura,si recònella piazza centrale di Ponza per leggere il suo proclama al popolo.Non sipresentò nessuno. I ponzesi ,impauriti, si barricarono nelle proprie case. ERAPARTITA LA RIVOLUZIONE MA NESSUNO SE NE FREGAVA UN TUBO!
( fine II parte)
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Posted by altaterradilavoro on Dic 6, 2018
Prima di approfondire lo sbarco di SAPRI ( che poi Sapri non fu , ma VIBONATI, un paese a pochi chilometri da Sapri dove sulla di cui spiaggia vi è una lapide commemorativa posta dall’amministrazione il 22 ottobre 2016), è opportuno sintetizzare una scheda sul personaggio.
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