Il fantasma di Totò avvistato a Napoli da alcuni
turisti. Io spettro del principe De Curtis, in una occasione, ha anche parlato
lasciandosi andare ad una profezia.
Il fantasma
di Totò si aggira per Napoli, precisamente
a palazzo San Giacomo. Io «Sono
il principe de’ Curtis. Questo è palazzo San Giacomo?». È il 12
settembre 2018 sono quasi le 22 e tre persone in piazza Municipio si trovano di
fronte una figura vestita di grigio. Un giovane
alto ed elegantissimo. «Lei è una controfigura di Totò?» replica
sorridendo un turista, pensando di trovarsi davanti un figurante. Ma non
ottiene alcuna risposta. Poi la figura, prima di allontanarsi e passare attraverso il
muro all’interno del palazzo del Comune, si lascia andare ad
una profezia: «La città sarà sempre più grande, la prima in Italia.
Diventerà la capitale di un regno». Senza specificare se ci sarà un
ritorno al borbonico Regno delle Due Sicilie
o ai Savoia. E lasciando così dietro di sé una serie di inspiegabili dubbi.
Sono
quattordici le persone, scrive il corriere del mezzogiorno,
che negli ultimi cinque anni si sono trovate di fronte Totò.
Una sola volta il principe ha parlato, lo scorso
12 settembre, da allora più nessuna parola
IL FANTASMA AL FUNERALE DI TOTÒ
«Totò è qui, in mezzo a noi». Ai funerali del
principe de’ Curtis ci fu più di una persona che immaginò che il fantasma
del morto se ne stesse bellamente al centro del corteo. Ci fu finanche chi si
impressionò al punto da svenire. Ma il fantasma era un vivo. Si trattava di
dell’attore Dino Valdi , «sosia» e controfigura di Totò in diversi film.
A lui Franca
Faldini donò, dopo le esequie, il vestito, le camicie, il gilet, le
scarpe e una delle celebri bombette nere del principe.
LA SUPERSTIZIONE NEI FILM DI TOTÒ
Nei 97 film in cui ha recitato Totò sono tantissimi gli elementi che rimandano a superstizioni, jettature, fantasmi, aldilà, leggende, continenti scomparsi, extraterrestri e dischi volanti.
ALASSIO – Anche nell’anno dei 150 anni dell’unificazione politica della penisola italiana gli “italiani” riescono a dare il peggio di loro stessi. A darcene una dimostrazione è il sindaco di Alassio, Roberto Avogrado il quale per il Principe Antonio De Curtis non nutre alcuna simpatia tanto da decidere, con uno dei suoi primi atti di governo, di sfrattare la statua di uno dei massimi rappresentanti della comicità partenopea e meridionale (nonché italiana), perchè tra Totò e il comune di Alassio non ci sono legami.
Il prossimo 15 aprile ricorre il cinquantesimo anniversario della morte di Totò, pseudonimo del principe Antonio Maria Giuseppe de Curtis-Gagliardi Griffo Focas, nato nel famoso rione Sanità, attore comico, cinematografico e teatrale, artista unico, dotato di una singolare, mobilissima e umanissima maschera, di una originalissima, ineguagliata mimica, che lo portò ad un successo clamoroso e ad incassi eccezionali al botteghino, rivelandosi attore di rilievo in film importanti come “Napoli milionaria” (1950), “Guardie e ladri” (1951), “Dov’è la libertà?” (1952), “Una di quelle” (1953), “L’oro di Napoli” (1954), “Totò e Carolina” (1955), “I soliti ignoti” (1958), “Arrangiatevi!” (1959), “Risate di gioia” (1960), “Tototruffa ‘62” (1961) (celeberrimo lo sketch della vendita della fontana di Trevi da parte del falso cavaliere Antonio Trevi, ai danni del malcapitato immigrato italoamericano, Decio Cavallo), “Uccellacci e uccellini” (1966), con interpretazioni quanto mai significative della sua bravura, che lo resero popolarissimo e fatto amare in tutto il mondo, diffondendovi la gaiezza di Napoli.
Da anni ripeto e grido ad alta voce che fin dalla notte dei tempi l’alta terra di lavoro non è mai stata spettatrice degli eventi ma li ha creati, non ha mai visto passare la storia ma l’ha fatta almeno fino a quando non è diventata provincia di Frosinone divenendo un luogo subalterno ad una subalternità che assorbe cultura, che subisce il protettorato romano che a sua volta ha un provincialismo cronico nato da quando Roma è passata da “Caput Mundi” a Capitale d’Italia sperando di trasformare il desiderio mazziniano di farla diventare “La Terza Roma” che a distanza di 150 anni ancora aspettiamo. Quello che è stata l’alta Terra di Lavoro, quando viveva nell’orbita di Napoli Capitale, la si vede nella Cornucopia simbolo della Terra di Lavoro e per la sua multietnicità nella bandiera del Regno delle due Sicilie testimonianza di una globalizzazione secolare basata sugli uomini e non sulle merci. Uno dei luoghi più importanti per la sua unicità e simbolo della grandezza dell’alta terra di lavoro, è Roccasecca, non dei Volsci ma di Arce come si dice nell’antica tradizione orale in Marittima, un paese pieno di storia, di cultura, di arte, di misticismo e famoso per aver dato i natali aSan Tommaso d’Aquino, a Severino Gazzelloni, ai fratellli Amati e a tanti ancora. Paese protagonista anche nelle commedie Scarpettiane, nei film di Totò e in molti contemporanei, che riesce ancora a conservare dei residui vitali che lo lega al suo glorioso passato e alle sue tradizioni ben racconte e rappresentate dalle sue pietre, dal suo territorio e dalla sua gente dove spicca uno studioso, un ricercatore, ma soprattutto innamorato della sua Roccasecca, come Alessandro Marcuccilli che da poco ha pubblicato un libro molto importante ed interessante dal titolo “Roccasecca, Storia, Memoria, Identità” che è un atto d’amore appassionato per la sua comunità che nella rubrica “Incontro con l’Autore” conosceremo venerdi 12 aprile alle ore 21e per farlo basta cliccare di seguito.