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Palermo è porto da sempre, dai fenici fino ai Borbone… poi venne l’unità…

Posted by on Mar 26, 2025

Palermo è porto da sempre, dai fenici fino ai Borbone… poi venne l’unità…

Tantissime storie parlano della Sicilia, la più grande isola del Mediterraneo che affiora in uno dei mari più belli del mondo. Giuseppe Pitrè, storico di tradizioni popolari, riporta che, proprio secondo un’antica leggenda, Palermo fu fondata da un ignoto navigatore giunto in tempi antichissimi sui lidi della Conca d’Oro.

Affascinato da quella terra che egli stesso definì “beata” decise di erigervi una città che per la sua bellezza e l’incantevole posizione, diverrà terra di conquista e motivo di orgoglio delle grandi civiltà classica, ellenistica, romana, bizantina, arabo – normanna ed ancora, sveva, angioina, spagnola e borbonica.   Qui finisce la leggenda ed inizia la vera storia della Sicilia e di Palermo, il cui nome deriva dall’antico greco Panormos  “tutto porto” proprio ad indicare la ricchezza di ormeggi ed i buoni fondali che, tutt’oggi, caratterizzano il suo porto.
Le vicende storiche del porto di Palermo sono intimamente legate a quelle della città in quanto, in ogni tempo, le configurazioni dell’agglomerato urbano e del suo porto si sono reciprocamente condizionate.
Risale all’ VIII secolo A.C. la nascita del primo nucleo urbano – ad opera dei Fenici – nel sito dove sorge l’attuale centro storico della città, un tempo emporio utilizzato per gli scambi commerciali con le popolazioni locali. Per molti secoli Palermo divenne la base strategica dei Cartaginesi nel Tirreno e, conseguentemente, obiettivo primario della politica commerciale dei Romani che, dopo numerosi e vani tentativi, nel 254 A.C. riuscirono ad espugnare la città e porvi le basi di quella che sarà un intensa attività marinara, come testimonia l’abbondante materiale archeologico rinvenuto. Sino al VI secolo d.C. il porto mantenne inalterate le sue principali caratteristiche. Con la conquista araba (830 – 1071), anche il porto di Panormus divenne centro di gran parte del traffico tra i paesi arabi del Mediterraneo; fu in questo periodo che si ebbe la prima grande trasformazione del paesaggio portuale con la costruzione della cittadella fortificata (al Halisah, la Kalsa) a protezione delle strutture amministrative e militari esistenti.

All’inizio del XI secolo, il decadere della potenza musulmana ed il crescente pericolo delle flotte delle repubbliche marinare indussero gli Arabi a fortificare la città e a chiudere l’imboccatura del porto con una grossa catena (che partiva dalla Chiesa che prese appunto il nome “della Catena” in prossimità della Cala); nello stesso periodo venne costruito un forte a difesa del porto, il Castello a mare, presso l’odierno Molo Trapezoidale.

Con l’espugnazione della città ad opera dei Pisani nel 1064 e l’occupazione normanna, si assistette ad un’intensa attività portuale. Il progressivo interramento del porto, causato dai detriti riversati dai fiumi Kemonia e Papireto, ridussero sempre di più la superficie degli specchi acquei fino all’attuale configurazione della Cala. Si rese pertanto necessario costruire, nel 1575, il primo tratto del “Molo Sud”; l’anno successivo si diede inizio alla costruzione del Molo Nord, spostando così l’ambito portuale verso nord (attuale allocazione) e lasciando pian piano l’antico porto, la Cala, al naviglio minore. L’attuale porto di Palermo vide la sua nascita, per volontà del Viceré di Sicilia García Álvarez de Toledo y Osorio, essendo l’antico porto della Cala insufficiente e troppo angusto per le crescenti esigenze cittadine. Essendo il lato Sud della Cala occupato dalla passeggiata della marina, si scelse, come luogo di sviluppo per la nuova zona portuale, il lato Nord del centro abitato presso il nuovo quartiere di Santa Lucia (l’attuale Borgo Vecchio), fondato da Carlo d’Aragona Tagliavia nel 1570, che, proprio in funzione del porto, andò poi a sviluppare un carattere tipicamente marinaro.

Nel 1590, quando i lavori del Molo Nuovo furono ultimati, fu posto, all’ingresso del porto, un cippo in memoria dell’avvenuta costruzione. Il cippo, sormontato dall’aquila palermitana, presenta, su uno dei quattro lati, lo stemma del Viceré García de Toledo e, su un altro lato, la più antica raffigurazione esistente del Genio di Palermo. Tantissime storie parlano della Sicilia, la più grande isola del Mediterraneo che affiora in uno dei mari più belli del mondo. Giuseppe Pitrè, storico di tradizioni popolari, riporta che, proprio secondo un’antica leggenda, Palermo fu fondata da un ignoto navigatore giunto in tempi antichissimi sui lidi della Conca d’Oro. Affascinato da quella terra che egli stesso definì “beata” decise di erigervi una città che per la sua bellezza e l’incantevole posizione, diverrà terra di conquista e motivo di orgoglio delle grandi civiltà classica, ellenistica, romana, bizantina, arabo – normanna ed ancora, sveva, angioina, spagnola e borbonica.                        Qui finisce la leggenda ed inizia la vera storia della Sicilia e di Palermo, il cui nome deriva dall’antico greco Panormos  “tutto porto” proprio ad indicare la ricchezza di ormeggi ed i buoni fondali che, tutt’oggi, caratterizzano il suo porto.
Le vicende storiche del porto di Palermo sono intimamente legate a quelle della città in quanto, in ogni tempo, le configurazioni dell’agglomerato urbano e del suo porto si sono reciprocamente condizionate.
Risale all’ VIII secolo A.C. la nascita del primo nucleo urbano – ad opera dei Fenici – nel sito dove sorge l’attuale centro storico della città, un tempo emporio utilizzato per gli scambi commerciali con le popolazioni locali. Per molti secoli Palermo divenne la base strategica dei Cartaginesi nel Tirreno e, conseguentemente, obiettivo primario della politica commerciale dei Romani che, dopo numerosi e vani tentativi, nel 254 A.C. riuscirono ad espugnare la città e porvi le basi di quella che sarà un intensa attività marinara, come testimonia l’abbondante materiale archeologico rinvenuto. Sino al VI secolo d.C. il porto mantenne inalterate le sue principali caratteristiche. Con la conquista araba (830 – 1071), anche il porto di Panormus divenne centro di gran parte del traffico tra i paesi arabi del Mediterraneo; fu in questo periodo che si ebbe la prima grande trasformazione del paesaggio portuale con la costruzione della cittadella fortificata (al Halisah, la Kalsa) a protezione delle strutture amministrative e militari esistenti.

All’inizio del XI secolo, il decadere della potenza musulmana ed il crescente pericolo delle flotte delle repubbliche marinare indussero gli Arabi a fortificare la città e a chiudere l’imboccatura del porto con una grossa catena (che partiva dalla Chiesa che prese appunto il nome “della Catena” in prossimità della Cala); nello stesso periodo venne costruito un forte a difesa del porto, il Castello a mare, presso l’odierno Molo Trapezoidale.

A difesa della città di Palermo, presso l’antico porto della Cala, ha resistito per diversi secoli il Castello a Mare: il tempo, le sommosse e le battaglie ne hanno infine lasciato ben poco. La struttura, che si trovava sulla penisola lato nord che chiude la Cala, divenne di grande importanza strategica durante la dominazione musulmana (IX secolo): è in questo periodo, infatti, che si ipotizza abbia assunto il carattere di fortezza. Fu certamente sede del Tribunale della Santa Inquisizione, durante un cinquantennio che vide passare dalle carceri del Castello a Mare migliaia di condannati a morte, ma è con l’avvento delle artiglierie che si assisterà all’evoluzione (necessaria) della sua struttura. Con l’Unità d’Italia il grande complesso fortificato venne adibito a caserma e svolse tale funzione sino a quando arrivò il momento fatale: l’abbattimento. 
Nella volontà di ampliare le strutture portuali palermitane si decretò (senza mezzi termini) una consistente operazione di distruzione: fu questo il momento chiave che ha portato poi il Castello a Mare ad assomigliare a un rudere, un lontano ricordo del suo antico splendore.

Con l’espugnazione della città ad opera dei Pisani nel 1064 e l’occupazione normanna, si assistette ad un’intensa attività portuale. Il progressivo interramento del porto, causato dai detriti riversati dai fiumi Kemonia e Papireto, ridussero sempre di più la superficie degli specchi acquei fino all’attuale configurazione della Cala. Si rese pertanto necessario costruire, nel 1575, il primo tratto del “Molo Sud”; l’anno successivo si diede inizio alla costruzione del Molo Nord, spostando così l’ambito portuale verso nord (attuale allocazione) e lasciando pian piano l’antico porto, la Cala, al naviglio minore. L’attuale porto di Palermo vide la sua nascita, per volontà del Viceré di Sicilia García Álvarez de Toledo y Osorio, essendo l’antico porto della Cala insufficiente e troppo angusto per le crescenti esigenze cittadine. Essendo il lato Sud della Cala occupato dalla passeggiata della marina, si scelse, come luogo di sviluppo per la nuova zona portuale, il lato Nord del centro abitato presso il nuovo quartiere di Santa Lucia (l’attuale Borgo Vecchio), fondato da Carlo d’Aragona Tagliavia nel 1570, che, proprio in funzione del porto, andò poi a sviluppare un carattere tipicamente marinaro.

Nel 1590, quando i lavori del Molo Nuovo furono ultimati, fu posto, all’ingresso del porto, un cippo in memoria dell’avvenuta costruzione. Il cippo, sormontato dall’aquila palermitana, presenta, su uno dei quattro lati, lo stemma del Viceré García de Toledo e, su un altro lato, la più antica raffigurazione esistente del Genio di Palermo.

Il cippo all’ingresso del Porto di Palermo.
Genio di Palermo al porto

L’area portuale andò sempre più espandendosi verso Nord, con la creazione, nel XIX secolo, dei cantieri navali, fino a raggiungere il porto dell’Acquasanta.

 Nel corso del XIII secolo, il porto di Palermo era un vero e proprio gigante economico e culturale. Non solo fatturava più di tutta l’Inghilterra messa insieme, ma era anche il crocevia più importante al mondo per le merci e le comunicazioni. Questo porto siciliano era il cuore pulsante del Mediterraneo, un luogo dove si intrecciavano le rotte commerciali e si incontravano culture diverse.

La sua importanza storica è indiscutibile: Palermo era una città cosmopolita, un punto di incontro per mercanti e viaggiatori provenienti da ogni angolo del mondo conosciuto. Il suo porto, grazie alla posizione strategica e ai buoni fondali, era un attracco sicuro per le navi e un punto di partenza per le avventure marittime.

La ricchezza e la prosperità di Palermo in quel periodo sono testimoniati dalla sua architettura, dalle sue infrastrutture e dalla sua vivace vita culturale. Era un luogo dove l’arte e il commercio fiorivano fianco a fianco, e il suo porto era il simbolo di questa grandezza.

Un porto che ha fatto la storia, un’eredità che ancora oggi possiamo ammirare e che continua a influenzare la città di Palermo e il suo ruolo nel Mediterraneo. Nei secoli XVII e XVIII il grande porto di Palermo fu al centro dell’interesse dei mercanti europei, primi fra tutti olandesi e inglesi.  Agl’inizi dell’’800 inizio si ebbe un ulteriore grande sviluppo dei traffici marittimi, si commerciavano vino, olio, carbone, legno, ferro, tele, cuoio, tabacco, farina, arance, formaggi, tonno, sale, zucchero. Nel 1839 il boom con 677 bastimenti con una esportazione totale di 2.356.168 tonnellate di merce, che fecero assumere al porto di Palermo un ruolo di prestigio a livello internazionale. Sul finire del XIX secolo le vicende del porto si legano al sorgere di una nuova classe di imprenditori ed armatori interessati al potenziamento e ammodernamento. E’ l’epoca dei Florio, della “Rubettino” e poi della Società di Navigazione Generale Italiana. Le vicende del porto si legarono al sorgere di una nuova classe imprenditoriale ed armatoriale che portò al suo ammodernamento e potenziamento; si deve ai Florio la nascita del grandioso cantiere navale, oggi gestito dalla Fincantieri, tra i più funzionali ed attrezzati d’Europa.   Dopo l’Unità d’Italia, il porto di Palermo ha vissuto diverse fasi di sviluppo e cambiamento. Se durante il periodo borbonico, il porto era un importante centro commerciale e militare, con l’Unità d’Italia, l’attenzione economica e politica si spostò verso il nord del paese, in particolare verso Genova e Trieste, che divennero i principali porti italiani. Pur avendo una posizione strategica nel Mediterraneo, che lo avevano privilegiato per 2600 anni con l’avvento dell’unità d’italia le politiche economiche nazionali, gli investimenti disomogenei e la concorrenza con altri porti, con scelte politiche di industrializzazione e sviluppo infrastrutturale che hanno favorito il Nord, hanno ridimensionato l’importanza del ruolo del porto Palermo.

Dopo la seconda guerra mondiale i bombardamenti lasciarono un porto con moli e banchine distrutte; iniziarono cosi i lavori di ricostruzione ed il riammodernamento strutturale promossi dall’allora Ente Autonomo del Porto.

L’area portuale andò sempre più espandendosi verso Nord, con la creazione, nel XIX secolo, dei cantieri navali, fino a raggiungere il porto dell’Acquasanta.

 Nel corso del XIII secolo, il porto di Palermo era un vero e proprio gigante economico e culturale. Non solo fatturava più di tutta l’Inghilterra messa insieme, ma era anche il crocevia più importante al mondo per le merci e le comunicazioni. Questo porto siciliano era il cuore pulsante del Mediterraneo, un luogo dove si intrecciavano le rotte commerciali e si incontravano culture diverse.

La sua importanza storica è indiscutibile: Palermo era una città cosmopolita, un punto di incontro per mercanti e viaggiatori provenienti da ogni angolo del mondo conosciuto. Il suo porto, grazie alla posizione strategica e ai buoni fondali, era un attracco sicuro per le navi e un punto di partenza per le avventure marittime.

La ricchezza e la prosperità di Palermo in quel periodo sono testimoniati dalla sua architettura, dalle sue infrastrutture e dalla sua vivace vita culturale. Era un luogo dove l’arte e il commercio fiorivano fianco a fianco, e il suo porto era il simbolo di questa grandezza.

Un porto che ha fatto la storia, un’eredità che ancora oggi possiamo ammirare e che continua a influenzare la città di Palermo e il suo ruolo nel Mediterraneo. Nei secoli XVII e XVIII il grande porto di Palermo fu al centro dell’interesse dei mercanti europei, primi fra tutti olandesi e inglesi.  Agl’inizi dell’’800 inizio si ebbe un ulteriore grande sviluppo dei traffici marittimi, si commerciavano vino, olio, carbone, legno, ferro, tele, cuoio, tabacco, farina, arance, formaggi, tonno, sale, zucchero. Nel 1839 il boom con 677 bastimenti con una esportazione totale di 2.356.168 tonnellate di merce, che fecero assumere al porto di Palermo un ruolo di prestigio a livello internazionale. Sul finire del XIX secolo le vicende del porto si legano al sorgere di una nuova classe di imprenditori ed armatori interessati al potenziamento e ammodernamento. E’ l’epoca dei Florio, della “Rubettino” e poi della Società di Navigazione Generale Italiana. Le vicende del porto si legarono al sorgere di una nuova classe imprenditoriale ed armatoriale che portò al suo ammodernamento e potenziamento; si deve ai Florio la nascita del grandioso cantiere navale, oggi gestito dalla Fincantieri, tra i più funzionali ed attrezzati d’Europa.   Dopo l’Unità d’Italia, il porto di Palermo ha vissuto diverse fasi di sviluppo e cambiamento. Se durante il periodo borbonico, il porto era un importante centro commerciale e militare, con l’Unità d’Italia, l’attenzione economica e politica si spostò verso il nord del paese, in particolare verso Genova e Trieste, che divennero i principali porti italiani. Pur avendo una posizione strategica nel Mediterraneo, che lo avevano privilegiato per 2600 anni con l’avvento dell’unità d’italia le politiche economiche nazionali, gli investimenti disomogenei e la concorrenza con altri porti, con scelte politiche di industrializzazione e sviluppo infrastrutturale che hanno favorito il Nord, hanno ridimensionato l’importanza del ruolo del porto Palermo.

Dopo la seconda guerra mondiale i bombardamenti lasciarono un porto con moli e banchine distrutte; iniziarono cosi i lavori di ricostruzione ed il riammodernamento strutturale promossi dall’allora Ente Autonomo del Porto.

Le origini del porto di Palermo risalgono all’VIII secolo a.C., quando fu fondato dai Fenici con il nome di “Ziz”, un vitale avamposto commerciale che collegava il Mediterraneo con l’Oriente. Il porto naturale divenne rapidamente un vivace centro di commercio, collegando la Sicilia con le antiche civiltà di Africa, Asia ed Europa. Nel corso dei secoli, Palermo si è evoluta in una fiorente metropoli sotto l’influenza greca, romana e bizantina, ognuna delle quali ha lasciato il proprio segno nella cultura e nelle infrastrutture della città. Il porto, conosciuto come “Panormus” dai greci, che significa “tutto il porto”, era una testimonianza della sua eccezionale importanza marittima.
L’età dell’oro di Palermo iniziò sotto la dominazione araba nel IX secolo, quando la città si trasformò in uno dei centri più prosperi e cosmopoliti del Mediterraneo. Gli arabi ampliarono il porto e svilupparono sofisticati sistemi di commercio e agricoltura, introducendo innovazioni che avrebbero plasmato l’economia dell’isola per secoli. In questo periodo fiorirono anche l’arte, la scienza e la cultura, rendendo Palermo un faro di conoscenza e ricchezza. I vivaci mercati della città, pieni di spezie, tessuti e merci esotiche, erano un riflesso diretto dei collegamenti globali del porto. Oggi, l’influenza di quest’epoca è ancora evidente nell’architettura, nella cucina e nella lingua di Palermo, che la rendono una miscela unica di Oriente e Occidente.
La conquista normanna di Palermo nel 1072 segnò un altro capitolo significativo nella storia della città. Sotto il dominio normanno, Palermo divenne la capitale del Regno di Sicilia e il porto continuò a prosperare come importante centro di commercio e potenza navale. I Normanni, impressionati dalla ricchezza e dalla raffinatezza della città, conservarono gran parte delle infrastrutture arabe e aggiunsero le loro innovazioni architettoniche. Questa fusione di stili arabi, normanni e bizantini è esemplificata al meglio nei luoghi simbolo della città, come la Cappella Palatina e la Cattedrale di Palermo, che riflettono entrambi il ricco patrimonio multiculturale della città. Il porto, inoltre, è stato il punto di partenza di numerose crociate e spedizioni, consolidando ulteriormente il ruolo di Palermo come protagonista della politica e del commercio nel Mediterraneo.

fonte

https://unpopolodistrutto.com

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