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PENSARE IN GRANDE

Posted by on Mag 9, 2016

PENSARE IN GRANDE

il magistrato Edoardo Vitale responsabile de L’Alfiere ci invia un articolo già pubblicato sulla rivista fondato dal padre Silvio Vitale.

 

PENSARE IN GRANDE

 

Sotto il cielo plumbeo della lontana Londra, nelle dimore dei capi della Gran Loggia. Sulle remote balze della Crimea, dove veniva decimato dal colera il corpo di spedizione piemontese, sacrificato al disegno espansionistico di Cavour. A Compiègne, in Piccardia, nella camera da letto di Napoleone III, dove la diciottenne Contessa di Castiglione portò a compimento la missione erotico-diplomatica affidatale dallo spregiudicato primo ministro sardo. Lì e in altri luoghi, solo in parte conosciuti, si mossero le spire della congiura internazionale contro il regno delle Due Sicilie.

Il prologo della tragedia è ambientato nel Mediterraneo, che nel 1818 fu solcato per la prima volta da un battello a vapore, il piroscafo napoletano Ferdinando I, e nel quale incrociava l’imponente flotta mercantile delle Due Sicilie, fra le primissime in Europa. Nel cuore del grande mare, in Sicilia, si trovavano i famosi giacimenti di zolfo, ingrediente fondamentale, fra l’altro, per la produzione della polvere da sparo, sostanza la cui importanza strategica è paragonabile a quella attuale dell’uranio.

Quanto bastava per suscitare le mire rapaci delle potenze egemoni del tempo.

Uno stato forte e indipendente al centro del Mediterraneo, capace di fare efficacemente concorrenza alle flotte commerciali delle potenze europee, a cominciare dalla Gran Bretagna, proprio mentre si progettava l’apertura del Canale di Suez, dava fastidio a molti, tanto più che i suoi sovrani, e in particolar modo il grande Ferdinando II, avevano dimostrato di voler tenacemente difendere e rafforzare la sovranità nazionale.

Mentre ovunque in Europa soffiava il vento del nazionalismo, le potenze imperialistiche con la loro arroganza non avrebbero potuto tollerare che l’iniziativa dell’unità nazionale italiana partisse da Sud e avevano bisogno di eliminare la presenza di una potenza marittima in grado di menomare il loro dominio. Questa è la principale ragione per cui fu decretata la condanna del glorioso Regno delle Due Sicilie.

Del resto anche la storia recente insegna quanti terribili misfatti (basti pensare alla morte di Enrico Mattei o alla strage di Ustica) continuino ad essere perpetrati sullo sfondo dell’aspro conflitto per il controllo del Mediterraneo e delle sue risorse.

Uno sguardo profondo e ampio sulle dinamiche del mondo è dunque indispensabile non solo per capire quanto ci accadde nel nefasto 1860, ma anche per sferrare una vittoriosa controffensiva verso la rinascita del Mezzogiorno.

Questo obiettivo che sembra così remoto è, invece – oggi che i modelli di sviluppo di stampo materialistico generano quasi ovunque miseria, morte e disfacimento morale – alla portata di una comunità consapevole e combattiva, che si muova coerentemente con la propria identità e faccia tesoro degli errori commessi dai propri padri.

Va però sottolineato come non sia più possibile nemmeno immaginare una rinascita della nostra patria senza una nuova visione geo-politica, che restituisca al nostro Sud un ruolo centrale nel Mediterraneo, che gli riconosca la sua vocazione storica di luogo d’incontro e di scambio tra l’Europa e le vicine civiltà orientali ed africane, che lo collochi in una rete di rapporti culturali, economici e politici con i popoli rivieraschi, con quelli latini di affine civiltà e in generale con quelli che rifiutano il modello di sviluppo di matrice anglosassone ispirato alla religione del profitto.

Per fare ciò si dovranno contrastare quelle politiche che, oggi come centocinquant’anni fa, tendono a orientare i destini dell’Italia esclusivamente verso le civiltà del Nord, privando il Sud della sua vocazione mediterranea e l’Europa di una sua componente essenziale.

In un mondo seduto sulla polveriera dell’ingiustizia e dello sfruttamento dissennato delle risorse, la nostra autentica filosofia di vita, la nostra natura splendida ed esuberante, non di rado incontaminata, la nostra dieta mediterranea, la presenza ancora viva di un’antica e splendida tradizione, che oppone resistenza alle follie della modernità, possono ispirare soluzioni nuove per i problemi dell’umanità e attirare la solidarietà di tutti gli uomini liberi.

Bisogna però riprendersi le chiavi di casa, il che vuol dire che il Mezzogiorno deve riconquistare la propria autonomia politica ed economica e una nuova proiezione internazionale. Prospettiva tutt’altro che utopistica, oggi che si registra ovunque la crisi dello stato-nazione, che antichi legami fra i popoli riaffiorano con forza e nuove alleanze si determinano scavalcando confini spesso arbitrari. In particolare, è forte la spinta alla solidarietà con gli altri Sud del mondo, nei quali monta la ribellione contro i centri di potere anonimi e spesso occulti che condizionano i destini del mondo.

Questa è l’unica strada da percorrere se si vuole spalancare un futuro di libertà e di nuova grandezza. Una strada lungo la quale incontreremo molti nemici – a cominciare da quelli di sempre, quelli che decretarono la fine della nostra indipendenza -, ma anche molti amici.

Chi limita il proprio amor di patria alla pur doverosa rievocazione di quanti la resero grande e la difesero in armi non onora degnamente la memoria di quegli eroi: che di quanto valore siano capaci i popoli napoletani e siciliani diedero di fronte al mondo una testimonianza concreta.

Dopo un secolo e mezzo di sofferenze, la nostra patria, è giunta all’alternativa fra la rinascita e lo sprofondamento nelle sabbie mobili di una colonizzazione sempre più degradante e distruttiva. Liberiamoci dalla zavorra del conformismo e della paura, perché non abbiamo scelta: dobbiamo pensare in grande.

Abbandoniamo il vittimismo, espressione di una cultura subalterna, che chiede per il Mezzogiorno solo comprensione e sussidi. Conduciamo una battaglia a tutto campo, senza chiedere riconoscimenti né autorizzazioni, senza compromessi verso i gendarmi del Pensiero Unico, senza concessioni al “politicamente corretto”.

Il nostro Sud conserva una grande forza sommersa, che deve emergere e trasformarsi in azione per la riconquista della libertà.

Un sogno, diranno alcuni. Noi ricordiamo che spesso assume le sembianze del sogno una realtà che è sul punto di riaffiorare.

 

di Edoardo Vitale

da L’Alfiere n. 56

 

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