PERCHE’ ALCUNI PROBLEMI NON TROVANO MAI SOLUZIONE (II) DI LUCIO CASTRESE SCHIANO
Inutile precisare che l’opinione del vecchio circa la politica è l’esatta trasposizione della mia, da sempre convinto di non essere troppo lontano dal vero pensandola così. Questo, coerentemente, spiega anche perché la politica, come gli sport degenerati che tradiscono completamente gli ideali alla loro base, non siano mai stati al centro della mia attenzione. Il “mai” è da intendersi in senso strettamente letterale.
Un tale disinteresse ed una tale disistima non debbono essere considerati come una “fuga” e, quindi, come una mancanza di coraggio per affrontare la realtà. Quando, contro i tralignamenti e a favore degli ideali in cui credevo e credo, c’è stato bisogno di prendere posizione, non mi sono mai tirato indietro, spezzando più di una lancia. Però un lottatore o un guerriero possono avere anche un cuore di leone e non tirarsi indietro neanche in caso di evidente inferiorità di mezzi rispetto al nemico. Ma quando debbono affrontare un combattimento con spade di legno da contrapporre a spade di ferro, il coraggio serve a ben poco. E’ inevitabile a questo punto che il coraggio e la nobiltà d’intenti vengano offuscati da un senso di sconforto e di delusione. E di combattenti e guerrieri assaliti dallo sconforto e dalla delusione ce ne saranno parecchi considerando che tutte le battaglie nelle quali vengono chiamati vedono ripetersi invariabilmente lo stesso copione: spade di legno contro spade di ferro; pistole scacciacani contro pistole automatiche.
Il racconto continua.
L’adolescente è divenuto adulto. Si è laureato e si è formato assimilando il meglio della cultura e si è inserito nei gangli della società, come tanti compagni che insieme a lui hanno condiviso il ciclo formativo col vecchio saggio. Abbandonato il villaggio, insieme a un discreto numero di vecchi compagni, vive ormai la frenetica vita della metropoli. Ma qui ha modo di constatare sulla propria pelle che la vita viene misurata in un modo del tutto contrario a quello del villaggio di provenienza. Azioni e comportamenti che nella pura società del villaggio sarebbero state ritenute indegne, nella metropoli producono promozioni, avanzamenti di carriera, assegnazione di posti di grande prestigio, come cattedre universitarie, presidenze di importanti cariche in enti pubblici, ecc.
Adesso il “nipote” riesce a spiegarsi il turbamento del “nonno” quando fu richiesto di illustrargli cosa fosse la politica!
Si sente non solo deluso ma tradito allorquando riesce a scoprire che, in uno Stato che si fonda sull’assoluta eguaglianza di tutti i cittadini esiste, invece, tra di loro una abissale disuguaglianza dove ogni sorta di benefici sta dalla parte di alcuni, e sacrifici e ristrettezze dalla parte di altri. Si spiega adesso perché i cittadini, per quante rimostranze possano fare, per quanti segnali di insofferenza possano lanciare, sono e saranno sempre condannati a non essere mai ascoltati. Tra le letture fatte, gli sovviene che un certo filosofo di nome Croce, parlando di uno schieramento politico,ne aveva definito i componenti << … un’eletta di uomini … da considerare a buon diritto esemplare per la purezza del loro amore di patria … per la serietà e la dignità del loro abito di vita, per l’interezza del loro disinteresse>> (2)
Quest’affermazione, però, contrasta nettamente con le verifiche che il giovane ha modo di fare non solo per la società nella quale vive ma dappertutto, con poche varianti. E quante più ricerche fa tanti più scandali e soprusi scopre. In tutte le società investigate scopre che dovrebbero essere esemplari per la purezza delle loro azioni costituiscono, invece, motivo di delusione e di indignazione per le persone che li hanno eletti e che essi non si stancano mai di sostenere di trovarsi lì per puro amore di patria e per curare esclusivamente il bene di chi li ha eletti. Perché – ci tengono a ribadire – se su un principio si basa il loro impegno politico, esso è proprio il disinteressato amore che portano alla nazione e alle persone che rappresentano. Ovviamente per questo loro disinteressato impegno è anche giusto che il singolo cittadino contribuisca a far sì che i propri rappresentanti possano muoversi con la massima libertà. Allora possono verificarsi le più disparate ipotesi. Per non deconcentrarsi su un problema da trasformare magari in interpellanza parlamentare, il nostro deputato non può distrarsi alla guida. E allora forniamogli un’auto con tanto di autista, per le cui spese totali (acquisto dell’auto, manutenzione, carburante, pedaggi,stipendio all’autista, ecc.) deve provvedere il cittadino. Poi, preso dalla causa che sta perorando, il nostro non ha nemmeno il tempo di tornare a casa per il pranzo, e gli procuriamo anche una casa abbastanza vicina al suo luogo di “lavoro”, gli paghiamo la mensa, il barbiere, il medico, il dentista, gli occhiali, la palestra, il massaggio, le terme, l’assicurazione sulla vita, il cellulare con le conseguenti ricariche, viaggiare gratis nei treni, negli aerei, non pagare i pedaggi autostradali, ecc. Ma non finisce qui. Dato che il nostro “lavora” per un grande numero di persone, il suo impegno non può certo paragonarsi a quello di un semplice cittadino. Per cui, se un cittadino, per sperare in una pensione di vecchiaia, che paga con i propri contributi per tutta la durata del suo rapporto lavorativo, deve aspettare dai 35 ai 40 anni, il nostro ha diritto alla pensione non dopo 35 anni, ma gli bastano appena tre. Questo, ovviamente, nel rispetto della sbandierata uguaglianza. Poi il giovane, per completare il quadro di quelle figure che dovrebbero essere i custodi e gli applicatori della legalità, vuole rendersi conto fino a che punto possono arrivare il disprezzo per gli altri e l’insaziabilità di costoro e, continuando le ricerche, scopre che mentre i comuni cittadini scoprono che i loro stipendi di fame corrispondono ad un “modesto” aumento che quelli che hanno scelto come professione la politica si sono riconosciuto nel massimo silenzio e senza ricorrere a costosi scioperi. Queste autoconcessioni trovano tutti d’accordo, anche quelli che si sono inizialmente presentati come difensori della classe operaia. Ma il colmo che lascia il giovane quasi esanime per la sua enormità è la scoperta che al capo supremo, oltre tutti i benefici previsti per le figure di più basso rilievo, viene riconosciuta un’indennità giornaliera pari a due – tre stipendi mensili di un onesto cittadino.
A questo punto il giovane si spiega tutte le storture che caratterizzano la società cosiddetta “civile”. Si spiega perché valenti docenti insegnino menzogne al posto della verità. Perché altrettanto valenti ricercatori giochino con la vita di milioni di persone. Vorrebbe mettere mano ad un trattato sulla RENDITA DI POSIZIONE.
… Ma poi ci ripensa. Butta tutto alle ortiche e se ne torna al villaggio.
- Giudizio espresso nei riguardi della Destra storica
Leggendo questo post ci si riconosce un po’ tutti noi poveri cittadini gabbati e sfruttati, dei nostri valori più ancora che dei soldi, usati magari per la passerella di un capo di stato che neppure si accorge di essere stato giocato dai suoi e nostri nemici…che figura! si dimentica perfino del popolo che dovrebbe rappresentare…paga e tasi gli avrebbe suggerito! caterina ossi