Piazza Mercato, una piazza unica al mondo
Poche città al mondo possono vantare una storia così illustre e tragica come la nostra piazza Mercato. Vero cuore pulsante della città essa ha origine da quel Campo del Moricino, luogo abbandonato fuori le mura verso il mare, trasformato sotto Carlo d’Angiò in grande mercato.
Deve la sua dignità alla basilica angioina del Carmine Maggiore, un tempio che definire religioso è addirittura riduttivo, la chiesa infatti fu il baricentro di una serie di avvenimenti storici che mutarono i destini della città e il complesso Carmine-Mercato può a buon diritto essere considerato il teatro di tali avvenimenti che iniziano nel 1268 con i supplizi di Corradino di Svevia e di suo cugino Federico di Baden e finiscono nel 1801 con le ultime esecuzioni dei giacobini napoletani e di suo cugino Federico di Baden e finiscono nel 1801 con le ultime esecuzioni dei giacobini napoletani.
La grande piazza fu l’ultima immagine negli occhi di personaggi che qui chiusero tragicamente la propria esistenza. Corradino, Federico di Baden, Masaniello, Eleonora Pimentel Fonseca, Luisa Sanfelice, il brigante Fra Diavolo alcuni di essi. E che dire delle immagini che ci ha lasciato il grande cronista secentesco Micco Spadaro? Nel Museo della Certosa di San Martino possiamo ammirare una serie di suoi quadri che raffigurano l’antico largo scosso da avvenimenti tumultuosi. In che condizioni si trova attualmente questo storico luogo? La fine, in senso urbanistico, della piazza è iniziata negli anni cinquanta del ‘900 con la costruzione del famigerato palazzo Ottieri, una vera “muraglia cinese” che ha irrimediabilmente spaccato in due l’intera area occupandone una buona parte, una bruttura che ha pochi esempi al mondo. E poi le auto che occupano per intero il perimetro rendendo un budello caotico ciò che era una grande spianata. E le fontane centrali ormai ridotte in rovina. E poi l’antica pavimentazione secentesca in basalto lavico, in parte divelta per i perenni lavori in corso. Che sorte avrà questa vetusto lastricato, un vero e proprio patrimonio storico cittadino?
In varie zone della città l’antica pietra lavica è stata sostituita da una incomprensibile piastrella di provenienza etnea che si è rivelata molto incline a dissestarsi e, ciò che prima non aveva bisogno di manutenzione, ora è quasi del tutto da rifare. Auspichiamo che almeno questo ultimo ricordo storico venga risparmiato e che l’antica pietra napoletana resti al suo posto, silenzioso testimone dei nostri incerti tempi.
Enzo Di Paoli