Pirandello visse da massone. Il massone Pirandello tra il cerchio e la triangolarità dei personaggi
Non è questione di iscrizione o meno. Non riguarda tanto rintracciare i documenti (che credo stiano venendo alla luce) o le testimonianze, ma piuttosto il pensiero e la ritualità che il vocabolario “estetico” e linguistico manifesta. Luigi Pirandello fu massone? Appartenne al Grande Oriente d’Italia? Pascoli è accertato nelle forme, nel costume e nella documentazione.
D’Annunzio è dentro la ritualità massonica che permea tutta la sua opera: dagli scritti poetici ai saggi su Dante, dalle novelle al fuoco romanzato. Pirandello è il vocabolario di una griglia simbolica che rimanda direttamente al velame (al quale faceva riferimento anche Pascoli) della maschera. La maschera è un simbolo di nascondimento e lo specchio diventa la sacralità della rivelazione.
I personaggi pirandelliani eseguono quasi sempre una ritualità che è quella circolare ma a compasso. Ovvero in una triangolarizzazione efficace come nel narrato del berretto a sonagli o come nel personaggio di Mattia Pascal. La triangolarità in Pirandello resta fondamentale. Si tratta non solo di un immaginario simbolico, ma profondamente radicato nel vissuto pirandelliano. D’altronde nella sua famiglia si respira una atmosfera massonica. Lo zio Rocco Ricci Gramitto rivestiva un ruolo importante nella massoneria siciliana. Ma non si tratta di “ragionare” su una “affiliazione”.
Piuttosto di una condivisione diretta ad una alchimia e ad una concezione in cui la teologia del sacro ha punti immediati con la cultura massonica. Il suo desiderio di spargere le ceneri e di essere cenere ha una commistione con un valore templaristico che in Pirandello si avverte proprio nel momento in cui non crede al fatto che personaggi si diventa, ma si nasce. Ovvero il segno è innato.
La concezione determinante dei valori che percorrono la sua opera sono, appunto, il disegno, non di un mistico travaglio dell’inquietudine, bensì il ritornare al cerchio dell’identità prioritaria e primitiva. Una richiesta orfica nella quale lo stesso Pirandello diventa un dio impossibile nella indissolubilità del mondo esoterico. Mattia Pascal è un personaggio che ha il travaglio di un progetto esoterico nel quale il caso non esiste.
Pirandello è appunto oltre il relativismo, perché crede nel progetto dell’uomo – personaggio. Il suo colloquiare con i personaggi assume proprio la valenza di un orfismo. In lui il senso del ritorno è un magico cerchio in cui la luna è un girotondo e la ritualità che si avverte è marcatamente un Oriente tra il Sole e la Luce.
Il cerchio e il triangolo sono rappresentazioni oniriche che si avvertono nel cercare nel doppio la terza figura. Pascal è il simbolo non solo del doppio ma anche dell’occulto. Pirandello, appunto, indaga nell’occultismo come nello “scialle nero” o come in “Così è se vi pare”. In fondo è ormai giunto il contesto di considerare il pensiero di Pirandello un pensiero iniziatico e la sua allegoria sull’umorismo non è altro che un manifesto di una sobrietà del soggettivismo in cui le questioni relative si devono superare con il “Dialogo”.
Dialogare è riconquistarsi riconquistando. Ma il Dialogo è un pensiero superiore. Interno che lega anima e corpo. I personaggi sono una conquista del soggettivismo del pensiero. Pirandello sa ascoltare ma propone un ascolto che è esoterico come tutta la sua visione sul Mediterraneo e sull’Oriente. Il sacro si lega al teologico del mistero e il mistero è la forza spirituale del tempio del mistero.
Tutto ciò in Pirandello è rintracciabile scavando nella personalità dei personaggi che devono superare sempre i gradini della spiritualità per approdare ad un unicum e al fuoco supremo tra il bene e il male. Non è questione di iscrizione, dunque. Ma di iniziazione.
di Pierfranco Bruni
un grande si ma il numero 1 non credo, Eduardo non ha eguali per mille motivi, grazie per attenzione
Che sia stato massone, come qui si legge, è una probabilità; che sia stato, in assoluto, il più grande genio del teatro MONDIALE è una certezza.