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Porta Pia e Risorgimento, 150 anni di menzogne

Posted by on Set 19, 2020

Porta Pia e Risorgimento, 150 anni di menzogne

Il 20 settembre segnerà i 150 anni della presa di Roma da parte dell’esercito sabaudo e il completamento dell’unificazione d’Italia. È la storia di una vittoria del potere liberal-massone e anti-cattolico. 

Oramai tanto tempo fa, ventidue anni per l’esattezza, pubblicavo Risorgimento da riscrivere, un testo che ha curiosamente avuto molto successo. Curiosamente è l’avverbio esatto. E non perché ritenga che i libri che ho scritto non siano documentati, seri, e quindi meritevoli di attenzione. Ma perché, vivendo in una società pervasa fin nei suoi più piccoli meandri dalle soffocanti maglie del pensiero liberal-massonico, era semplicemente impossibile che un libro sui “fatti” del risorgimento avesse successo.

D’altronde la sua stessa pubblicazione ha avuto del miracoloso: dopo aver bussato a tutte le porte, c’è voluto l’intervento di Padre Pio perché alla fine l’Ares si decidesse a pubblicare quello che è stato uno dei suoi più riusciti best seller.

Lo spiraglio che si è aperto per qualche tempo una ventina di anni fa, si è nel frattempo meticolosamente richiuso e le notizie che ho raccontato in tanti libri, oggi sono in pochi a ricordarsele. E’ la vita. Lo stesso Meeting di Rimini, che tanta risonanza ha dato ai miei libri sul risorgimento, da qualche anno non solo ha taciuto ma si è accodato alla versione di sempre. Quella ribadita dallo stesso presidente della Repubblica Napolitano, accolto con molta benevolenza dai vertici del Meeting.

150 anni dalla presa di Roma? Sotto la presidenza Napolitano, all’epoca di Alemanno sindaco, sono stati restaurati sul Gianicolo i tanti busti  dei protagonisti della repubblica romana del 1849. Cosa si celebra in quell’evento? L’aver messo la parola fine al potere temporale dei papi. Detto in altri termini, l’aver creduto di aver ucciso la religione cattolica: “Roma, la santa, l’Eterna Roma, ha parlato”, scrive Mazzini in Per la proclamazione della Repubblica Romana. Cosa avrebbe detto Roma? “Roma non è dei Romani: Roma è dell’Italia: Roma è nostra perché noi siamo suoi. Roma è del Dovere, della Missione, dell’Avvenire”. E quelli che non sono d’accordo? “I Romani che non lo intendono non sono degni del nome”.

La libertà portata ai romani da Mazzini e dai carbonari è descritta da Pio IX nell’enciclica Quibus quantisque malorum compsta durante l’esilio di Gaeta, ma è anche raccontata dal futuro primo ministro Luigi Carlo Farini ne Lo stato romano dall’anno 1814 al 1850: “Fra gli inni di libertà, e gli augurii di fratellanza erano violati i domicilii, violate le proprietà; qual cittadino nella persona, qual era nella roba offeso, e le requisizioni dei metalli preziosi divenivano esca a ladronecci, e pretesto a rapinerie”.

Se questo è stato l’inizio, il 20 settembre 1870 i massoni hanno continuato l’opera in piena e totale libertà.
Se siamo ancora vivi è perché Pio IX e tutto il popolo cristiano hanno obbedito al Vangelo e hanno alla lettera dato l’altra guancia.

P.S.: In questo periodo, per ingannare il tempo, mi sono inventata quelle che ho chiamato Pillole. Piccoli video in cui parlo con semplicità e chiarezza delle cose che ho scritto. Se credete potete vederle sul mio canale di youtube. Ben 51 sono quelle che ho dedicato al risorgimento (1; 31-35; 57-102).

N.B.: “Quando ho scritto il pezzo sulla presa di Roma non sapevo, e me ne dolgo, che l’immagine che ho scambiato per un caprone fosse invece quella del “bucranio” che da sempre simboleggia l’università di Padova. A mia scusante posso dire che, per chi non conosce la storia del bucranio, quell’immagine può facilmente essere scambiata per il caprone iscritto nel pentalfa rovesciato (quello che ha due punte rivolte verso l’alto). A ulteriore scusante può essere ricordato come, all’epoca della repubblica romana e del risorgimento in generale, l’influenza satanica non fosse certamente assente”.

Tutti i numeri di un disastro

Soppressione degli ordini religiosi e appropriazione dei beni della Chiesa; negata la libertà di istruzione e di stampa; distruzione del patrimonio artistico e culturale; tassazione elevatissima; impoverimento delle fasce più povere ed emigrazione di massa. Questi sono i “successi” del nuovo Stato italiano.

L’unità d’Italia è stata realizzata dai Savoia in nome della monarchia costituzionale e dello stato liberale.

E’ successo l’esatto contrario: sono stati violati tutti i principali articoli dello Statuto, a cominciare dal primo che definisce la chiesa apostolica, cattolica, romana, unica religione di stato:

  • sono stati soppressi tutti gli ordini religiosi: a 57.492 persone è stata negata la possibilità di vivere come liberamente avevano scelto di fare;
  • sono stati derubati tutti i beni degli ordini religiosi (chiese, conventi, terreni, compresi archivi, biblioteche, oggetti d’arte e di culto, paramenti);
  • al momento dell’unificazione più di cento diocesi sono state lasciate senza vescovo;
  • non c’è stata nessuna libertà di istruzione;
  • non c’è stata nessuna libertà di stampa (è stata persino proibita la pubblicazione delle encicliche del papa);
  • è stato infranto il principio della inviolabilità della proprietà privata;
  • in nome dell’ordine morale che aveva visto la luce i preti sono stati obbligati a cantare il Te Deum e a dare i sacramenti agli scomunicati liberali. Chi non ha ubbidito è incorso in multe pesanti ed è stato condannato a 2 o 3 anni di carcere (questo stabiliva il codice di diritto penale approvato nel 1859 nell’imminenza dell’invasione);
  • qualche anno dopo l’unificazione sono state soppresse anche le 24.000 opere pie.

Conseguenze

  • per giustificare la violenza contro lo stato pontificio e il Regno delle Due Sicilie è stata imposta una storiografia radicalmente falsa;
  • è trionfato l’odio per la religione cattolica;
  • è trionfato il disprezzo per la nostra storia e per la nostra identità (tuttora imperante);
  • l’1% circa della popolazione di fede liberale ha realizzato un bottino ingente alle spalle dei beni della Chiesa, cioè di tutta la popolazione;
  • enorme è stata la distruzione del patrimonio artistico e culturale;
  • il bilancio dello stato è risultato fuori controllo (all’opposto delle abitudini virtuose degli stati preesistenti);
  • è stata imposta una tassazione elevatissima per l’epoca;
  • c’è stato l’impoverimento delle fasce più povere della popolazione;
  • all’Italia liberale è spettato il primato della popolazione carceraria: 72.450 detenuti (il rapporto carceratiabitanti è di 138 ogni 100.000 persone in Francia, di 107 in Inghilterra, di 63 in Belgio, di 270 in Italia);
  • è stata realizzata una grande concentrazione della proprietà fondiaria che è aumentata del 20% nei primi venti anni dopo l’unificazione;
  • per la prima volta nella sua storia l’Italia è stata ridotta a colonia (economica, culturale, religiosa);
  • per la prima volta nella sua storia il popolo italiano è stato  costretto ad un’emigrazione di massa.

Angela Pellicciari

1 Comment

  1. Questo è il prezzo imposto dai Savoia, manovali alle dipendenze della massoneria inglese e dei banchieri Rotschild. Chi era contro questa forma di unificazione era bollato come nemico dell’Italia. Ancora oggi ne paghiamo le conseguenze!

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