Pres. Mattarella a Pietrarsa ma ricorderà i Martiri del 6 agosto 1863?
Domani il Pres. Mattarella andrà ad inaugurare il nuovo museo di Pietrarsa e con il massimo del “rosicamento” dovremo accettarlo sperando che la giornata non sia troppo……..italiana. Oggi a radio 3 hanno presentato l’evento con una breve storia, parzialmente attendibile, dando colpa alla modernità del declino dell’Opificio dopo il 1861 senza minimamente accennare ai tragici fatti del 6 agosto 1863.
Visto che il sindaco Giggino De Magistris sta cominciando, timidamente, a mettere le mani sulla storia napolitana bisognerebbe dirgli che oltre a far cambiare i nomi a strade e piazze della capitale, di Napoli parlo ovviamente, dedicate ai nostri carnefici, deve far cambiare il nome anche a p.zza Nicola Amore perché Napoli non può ricordare un personaggio che è stato uno dei protagonisti dei suddetti fatti tragici.
L’anno scorso abbiamo organizzato un convegno a Roccamonfina a p.zza Nicola Amore, dove è nato l’ex sindaco di Napoli, il 7 di agosto e prima di iniziare ho ricordato la morte dei Martiri di Pietrarsa facendo fare un minuto di silenzio. Gli stessi Roccani non hanno capito perché ho promosso questa azione, tranne il nostro vicepresidente Fiorentino Bevilacqua, ma per noi è stato molto importante averlo fatto proprio a casa di Nicola Amore. Di seguito un breve video su quel momento e una breve descrizione dei fatti scritta da Fernando Riccardi.
Claudio Saltarelli
I martiri di Pietrarsa (6 agosto 1863)
Il 6 agosto del 1863, alle tre del pomeriggio, alcune centinaia di operai che lavoravano nello stabilimento di Pietrarsa, vicino Napoli, si radunarono nel cortile lanciando parole di disapprovazione nei confronti del padrone che aveva manifestato l’intenzione di ridurre la già esigua paga giornaliera, portandola da 35 a 30 grana. Spaventato Iacopo Bozza, così si chiamava il proprietario della fabbrica, si precipitò a richiedere l’intervento dei bersaglieri di stanza a Portici. I militari, in breve tempo, giunsero davanti allo stabilimento e, superato il cancello, baionetta in canna, si lanciarono sugli operai menando fendenti e sparando ad altezza d’uomo. In quel caldo pomeriggio di agosto morirono 4 operai mentre altri 20 riportarono ferite più o meno gravi. Alcuni parlano di sette morti ma nei documenti di archivio sono annotati soltanto quattro nomi: Luigi Fabbricini, Aniello Marino, Domenico Del Grosso e Aniello Olivieri. Quest’ultimo aveva solo 14 anni. Sono questi i nomi dei primi “martiri” del lavoro in Italia. Se si pensa che la festa dei lavoratori (1° maggio) venne istituita negli Stati Uniti d’America nel 1886, per ricordare alcuni operai morti a Chicago sotto il fuoco della polizia mentre manifestavano per la tutela dei loro diritti, e quindi ventitrè anni dopo i tragici fatti Pietrarsa, si comprende ancora di più quanto grande e subdola sia stata l’operazione di “damnatio memoriae”. Un motivo di più per ricordare ogni anno, magari rivolgendo loro una preghiera, quei poveri martiri innocenti uccisi dal fuoco assassino dei bersaglieri e, ancora di più, dall’oblio persistente di una storia falsa e partigiana.
Fernando Riccardi