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PRIMA BIBBIA IN EBRAICO VENNE STAMPATA IN CALABRIA

Posted by on Ago 9, 2022

PRIMA BIBBIA IN EBRAICO VENNE STAMPATA IN CALABRIA

Si pensa alla Calabria e vengono in mente i soliti stereotipi. Invece no, questa Regione sa sorprendere per la sua storia e per il suo contributo allo sviluppo della cultura internazionale.

“Facciamo un salto indietro di oltre 500 anni. Basandosi sulla stima di diversi specialisti, oggi sappiamo che prima dell’Inquisizione, cioè prima del 1500, circa il 40 % della popolazione totale della Calabria e della Sicilia era di origine ebraica. In effetti, ancora oggi, in numerose piccole cittadine e villaggi della Calabria e della Sicilia, possiamo trovare delle interessanti vestigia di vita ebraica.

Gli storici hanno fatto delle scoperte archeologiche e filologiche che dimostrano essere esistita una fiorente presenza ebraica in questa regione, presenza documentata nelle città più grandi da un quartiere specificamente ebraico (pseudo ghetti) e in quelle più piccole o in qualche comunità isolata, da una “via dei Giudei” o “giudecca”.

Tuttavia una massiccia migrazione verso la Calabria si ebbe con l’avvento degli svevi nella regione, per il trattamento di favore accordato agli ebrei prima da Enrico IV e poi da Federico II, per incrementare le industrie della seta, della tintoria, del cotone, della canna da zucchero e della carta. E ciò non perché essi lavorassero in quelle industrie, ma perché ne intensificassero la produzione, contribuendo così al progresso dell’economia locale, attraverso il prestito di capitali.

Gli Ebrei, riuniti nel proprio Ghetto o Iudeca, si reggevano con ordinamenti propri, secondo le proprie tradizioni. Costituivano, dunque, una comunità a parte, regolata da leggi differenti da quelle osservate dai Cristiani, quali, per esempio, l’osservanza del sabato e la celebrazione della Pasqua. Per gli atti di culto avevano la loro sinagoga e per l’istruzione la propria scuola, che, spesso, coincideva con la sinagoga stessa.

Nel Medioevo, infatti, moltissimi furono gli ebrei che si stabilirono in Calabria in modo alquanto capillare e ancora oggi molti sono i luoghi che continuano ad essere vissuti. Nella Calabria Citra – corrispondente all’attuale provincia di Cosenza – le località interessate alla presenza ebraica furono Acri, Altomonte, Amendolara, Bisignano, Calopezzati, Cariati, Cassano Ionio, Castiglione, Castrolibero, Castrovillari, Celico, Corigliano, Cosenza, Fiumefreddo, Grimaldi, Laurignano (ancora oggi frazione di Dipignano) Montalto Uffugo, Morano, Mottafollone, Parantoro (ancora oggi frazione di Montalto Uffugo) Paterno, Regina (ancora oggi frazione di Lattarico) Rende, Rose, San Lucido, San Marco Argentano, Scala Coeli, Scalea, Tarsia, Terranova da Sibari, Torano.

Nel Marchesato di Crotone (oggi corrisponde alla provincia crotonese) a metà tra Calabria Citra e Calabria Ultra – quest’ultima corrispondente alle attuali province di Vibo Valentia e Reggio Calabria) gli insediamenti ebraici erano a Belcastro, Caccuri, Cirò, Crotone, Cutro, Isola Capo Rizzuto e l’allora sua frazione Le Castella, Mesoraca, Petilia Policastro, Roccabernarda, Santa Severina, Squillace, Strongoli, l’allora Torre di Tacina (in territorio di Cutro, oggi non più esistente) Umbriatico.

Nella Calabria Ultra, la presenza degli ebrei si registrava ad Amendolea, Arena, Bagnara, Bianco, Bivongi, Bova, Brancaleone, Briatico,  Bruzzano, Calanna, Castelmonardo (distrutto dal terremoto del 1783 e poi riedificato poco lontano con nome di Filadelfia, oggi in provincia di Vibo Valentia) Castelvetere (oggi Caulonia, in provincia di Reggio Calabria) Catanzaro, Cittanova (casale di Terranova) Condofuri, Condoianni, Francavilla Angitola, Fiumara di Muro, Galatro, Gerace, Gioia, Grotteria, Laureana di Borrello,  Melicucco, Mesiano (località vicina a Mileto), Mileto, Monteleone (oggi Vibo Valentia), Monterosso, Motta Bovalina (centro storico dell’attuale Bovalino) Motta San Giovanni, Nicastro, Nicotera, Oppido Mamertina, Palizzi, Pentadattilo, Pizzo, Plaesano (frazione di Feroleto) Polia, Polistena, Reggio Calabria, Rocca Angitola (oggi inesistente ma i cui abitanti – dopo i terremoti del 1638 e 1659  – si rifugiarono a Pizzo e a Francavilla) Rosarno, Santa Cristina, Sant’Agata del Bianco, Sant’Eufemia d’Aspromonte, Sant’Eufemia Vetere, San Giorgio Morgeto, San Lorenzo, Seminara, Simeri, Sinopoli, Stilo, Taverna (attuale Taverna Vecchia) Terranova, Tritanti (frazione dell’attuale Maropati), ed infine Tropea. Ecco perchè dalla scoperta fatta da Famiglia Cristiana e pubblicata nel medesimo settimanale non c’è nulla da meravigliarsi.

Nel 1450 Johann Gutenberg, il tipografo inventore della stampa a caratteri mobili, stampò la prima Bibbia, con una tiratura di 180 copie: un primato. Il secondo primato, però, spetta alla Calabria. 

Effettivamente a Reggio Calabria fu impiantata una tipografia, la seconda nel Regno di Napoli, fin dal 1475, da Abraham ben Garton, che, in quell’anno, vi stampò il Pentateuco in ebraico, prima stampa di un libro in caratteri israelitici non solo in Italia, ma in tutto il mondo. E tre anni dopo un altro ebreo, Salomone di Manfredonia, impiantava una tipografia a Cosenza.

Facciamo un salto in avanti di vent’anni e arriviamo a Reggio Calabria, quartiere della Giudecca, la zona a residenza ebraica della città: qui si trovava la bottega da tipografo di Avrhaham ben Garton che stampò, nel 1475, la prima Bibbia in ebraico edita con data certa”. Queste le parole di Famiglia Cristiana, che sorprendono il gentile viaggiatore Calabrese.

L’operazione gli riuscì grazie ai finanziamenti dei commercianti di seta ebrei della città: sembra una storia ambientata ad Amsterdam, invece tutto è accaduto sulle coste dello Stretto di Messina. Oggi il prezioso incunabolo è conservato presso la Biblioteca Palatina di Parma: mancano solo due pagine: sono esposte niente meno che al Jewish Theological Seminary di New York (Rare Book Room).

«Si tratta di un esemplare di inestimabile valore. Questo volume contiene la seconda edizione, che segue quella romana databile tra il 1469 e il 1473, del commento al Pentateuco per opere del talmudista Šelomoh ben Yişhah (1040-1105). Non è noto come dalla Calabria sia arrivata a Parma.

Sicuramente questa rarità appartenne all’abate piemontese Giovanni Bernardi De Rossi,in seguito acquistata nel 1816 da Maria Luigia d’Austria che la donò all’allora Regia Bibliotheca Parmense ove è tutt’ora conservata. L’esemplare di pregio è stato protagonista al recente Salone internazionale del Libro di Torino.

Una tradizione di eccellenza per una regione che punta sulla cultura per proiettarsi al futuro e viverlo da protagonista.

 Maria Lombardo
Consigliere Commissione Cultura Cds
Centro Studi e Ricerche
Comitati  Due Sicilie.

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