Alta Terra di Lavoro

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“QUALCOSA DELLA NOSTRA LINGUA” ‘O NNAPULITANO

Posted by on Giu 20, 2017

“QUALCOSA DELLA NOSTRA LINGUA” ‘O NNAPULITANO

“Una parlata assurge al rango di lingua quando la sua esplicazione può annoverare termini medici e clinici che non hanno una immediata traduzione nell’idioma italico. La napolitana lo è e prossimamente ne parleremo” 

Cerchiamo di chiarire il significato di alcune parole della nostra lingua che, così come scritte, hanno piu’ di un significato.

SCIABBO’

E’ il vocabolo che originariamente individuava i merletti utilizzati dalle donne.

Successivamente, anche sulla scia della moda dell’orologio maschile al polso lanciata dall’attore di films muti Rodolfo Valentino, con questo vocabolo si identificò il fazzoletto che adornava il taschino della giacca da uomo e, subito dopo, il fazzoletto (piu’ lungo) che fasciava il collo maschile. Si è in presenza, senza ombra di dubbio, dell’antenato della attuale cravatta, accessorio che quasi si può definire “Made in Naples”, sia per l’utilizzo che per la produzione.

 

SCARDA

E’ il riferimento ad una piccola parte di un oggetto piu’ grande risultante dalla rottura (voluta o occasionale ma comunque traumatica) dell’oggetto stesso.

Molto spesso a tale vocabolo si aggiungono riferimenti ad altri materiali che, a volte sono gratificanti (scarda ‘e brillante) e molto spesso dequalificanti (scarda ‘e cesso – scarda ‘e cantero).

La piu’ comune accoppiata resta quella di “scarda ‘e ruagno” ed a tal proposit è opportuno soffermarci un po’.

L’arte della lavorazione della ceramica aveva due basilari indirizzi: i faenzari ed i ruagnari.

I ruagnari erano quelli che lavoravano la ceramica realizzando manufatti di colore marrone utilizzabili in cucina per la preparazione di pietanze o a tavola per la consumazione del cibo (pignatielli). I faenzari, invece, erano quegli artigiani che realizzavano manufatti per l’abbellimento della casa e li decoravano. Faenza, non a caso, era ed è la patria dei decoratori di vasellame.

E’ evidente il pregio ed il valore dei due prodotti per cui una scarda di un tegame da cucina o da tavolo era sicuramente molto meno pregiata e, per individuare od attribuire ad una persona un asso pregio, si usa dire “sì na scarda ‘e ruagno”.

 

PUTECARELLA

E’ l’appellativo classico che si attribuisce ad una lungaggine nella definizione di una lite di infimo valore, sia nei contenuti che nel valore.

“ n’a fatto na putecarella ca nun ferneva maje”, è il classico appellativo per quelle questioni che avrebbero potuto avere soluzione immediata con una semplice chiarificazione delle posizioni, molto spesso aventi il solo ed unico scopo di prevaricare ad ogni costo.

L’etimologia è un francesismo in quanto si fa riferimento alle “petite querelles” di francofona estrazione e creazione.

 

NACCHENNELLO

E’ l’epiteto che generalmente si attribuisce a chi, con fare intromettente e petulante, si pone nei confronti di un suo simile.

Etimologicamente tale atteggiamento non avrebbe significato o riferimento, ma tale comportamento era classico dei Cicisbei associazione setta francese, che annoverava componenti che, solitamente, usava il monocolo (lente per un solo occhio di manuale sistemazione).

E’ in sostanza un francesismo in quanto coloro che usavano il monocolo erano indicati come coloro che avevano un solo occhio, in francese “il n’a que un oeil”, da qui napoletanizzato in nacchennello

Agostino Catuogno

 

p.s.

Francesco Sabatini (linguista) autore del “Morandini” dizionario…è intervenuto a Unomattina in famiglia:

“non esiste e non è mai esistita alcuna lingua Lombarda e Veneta…non esiste e non sono mai esistite lingue Settentrionali…nel Settentrione esistono e sono esistiti solo “DIALETTI”… le uniche lingue preunitarie riconosciute sono: Greco Antico, Latino, Napoletano e Siciliano.

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