Quando i Rotschild imposero l’austerità al Regno di Napoli

Gli anni Venti dell’Ottocento furono un periodo caldo in tutta Europa e specialmente al sud Italia, infatti dopo la Rivoluzione francese e Napoleone i popoli europei chiesero a gran voce una costituzione, mentre le monarchie cercarono di riportare il Vecchio Continente all’ordine politico antecedente al 1789. La capitale del Regno delle Due Sicilie, Napoli, era in fermento a causa dei Carbonari che nel 1820 ottennero la concessione da parte del re di una carta costituente, simile a quella spagnola del 1812.
Ferdinando I era in difficoltà e non riusciva più a gestire i disordini messi in moto dai rivoluzionari, tanto è vero che chiese un aiuto militare allo statista austriaco Metternich durante il Congresso di Lubiana del 1821. L’Impero Austriaco si adoperò per inviare un esercito di soldati per sedare le rivolte napoletane e le risorse per questa dispendiosissima spedizione vennero chieste al banchiere Karl Rothschild di Vienna. La dinastia Rothschild a quel tempo era potentissima nella finanza internazionale, specialmente nella concessione di prestiti agli stati sovrani. Karl decise così di trasferirsi nella capitale del Regno delle Due Sicilie aprendo qui una nuova filiale della banca di famiglia, al fine di poter seguire in modo più ravvicinato il pagamento del debito da parte del re Ferdinando I.
L’arrivo del banchiere influenzò notevolmente la vita economica di Napoli sotto vari aspetti, il primo sicuramente fu il collegamento della capitale con l’alta finanza europea della quale i Rothschild al tempo erano gli attori principali. Karl diventò subito una figura di rilievo nel Regno ottenendo da Ferdinando I la carica di “Banchiere di corte dei Borbone” affermandosi come una sorta di demiurgo finanziario della corona. Il banchiere tedesco entrò in sintonia con il sovrano consigliandogli le misure di politica economica per ripagare il debito contratto con la sua banca, suggerendo di limitare al massimo le spese e di ottimizzare le entrate con regolari tasse sulla popolazione.
Fu il primo esempio di spending review italiana dettata dai voleri dell’alta finanza europea. Il banchiere tedesco, inoltre grazie alle sue operazioni con i Borbone di Napoli riuscì a espandere gli affari della famiglia in Italia erogando prestiti al Ducato di Parma e allo Stato Pontificio, nonostante la religione ebraica della dinastia di banchieri. Dopo il primo prestito del 1821, le finanze disastrate del Regno delle Due Sicilie e il continuo presidio negli anni delle truppe austriache provocò l’erogazione di nuove risorse a Napoli a condizioni poco favorevoli per il monarca. Fra il 1821 arrivano a Napoli risorse per 16.000.000 di ducati (1821), 20.000.000 di ducati (1822) e 2.500.000 di sterline (1824).
Nel frattempo, Rothschild si occupò anche di incrementare il suo giro d’affari nel Meridione con il commercio di argento, oro, cereali, tabacco e olio fino alla sua morte che avviene nel 1855. Il figlio Adolphe, meno incline agli affari, si limitò a gestire il patrimonio ed evitare che cordate estere, fra tutti quella dei rivali francesi Pereire, potessero penetrare nel feudo finanziario di famiglia sfruttando l’influenza che aveva sul monarca Borbone. Una volta avvenuta l’Unità d’Italia nel 1861 Napoli divenne una città in decadenza e periferica nella vita politica del nuovo Regno. Le continue crisi economiche e le varie epidemie portano alla chiusura della filiale dei Rothschild a Napoli nel 1863, mentre gli affari fra i banchieri e il nuovo regno proseguirono attraverso il corridoio finanziario Parigi-Torino.
I quaranta anni dei Rothschild a Napoli hanno permesso di creare un collegamento fra Napoli e la finanza europea, ma allo stesso tempo il regno di indebitò tantissimo per il mantenimento delle truppe e faticò tantissimo a svilupparsi. Napoli arrivò all’unità nazionale con pesanti buchi di bilancio dovuti dagli alti costi delle truppe austriache e da una gestione non ottimale delle risorse finanziarie.
fonte
non e in contrasto con quanto affermi ascolta il programma di seguito
https://www.altaterradilavoro.com/il-risanamento-nel-regno-delle-due-sicilie-ne-parliamo-con-claudio-romano/
Non riesco a cogliere il nesso tra quanto affermato circa l’indebitamento del Regno delle due Sicilie e le affermazioni del P.d.C. F.S. Nitti le cui affermazioni nel suo famoso libro su Nord e Sud afferma cose totalmente diverse. Grati per un supplemento di informazione