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Quando il cardinal Montini, Papa Paolo VI, disse ‘grazie per Porta Pia’

Posted by on Apr 15, 2020

Quando il cardinal Montini, Papa Paolo VI, disse ‘grazie per Porta Pia’

OGGI un papa torna in Campidoglio. Un evento eccezionale, rarissimo, stando almeno agli ultimi 128 anni di storia della Chiesa di Roma.

A partire, cioè, da quel 1870 che segnò, con la breccia di Porta Pia, la caduta dello Stato pontificio e la fine del potere temporale dei pontefici. Dal 1870 solo un papa aveva fatto visita alla Casa della municipalità romana, Paolo VI. Oggi è la volta di Karol Wojtyla. Due papi diversi per carattere, nazionalità, cultura e personalità. Diversi anche nelle loro fugaci apparizioni in Campidoglio. Paolo VI, al secolo Giovanni Battista Montini, in verità in Campidoglio c’ è stato due volte. La prima, quando era cardinale, nel 1962 agli inizi del Concilio Vaticano II. La seconda volta, il 16 settembre 1966, tre anni dopo l’ elezione al soglio di Pietro. In entrambe le occasioni, Paolo VI riuscì a dare alle sue visite il sapore dell’ evento storico. Nel 1962, pur essendo un “semplice” porporato – responsabile per di più della lontana diocesi di Milano – Montini pronunciò un discorso che, forse, definire storico è poco. In quell’ occasione il futuro papa Paolo VI, incurante di incorrere nei fulmini dei settori più conservatori della Chiesa e della politica, affermò di non avere “alcun rimpianto, nè alcuna nostalgia, nè tantomeno alcuna segreta velleità rivendicativa” per la perduta sovranità temporale dell’ ex Stato pontificio. Si spinse persino a “ringraziare la Divina Provvidenza” per i cambiamenti avvenuti in seguito ai fatti del 1870. Un discorso coraggioso, inatteso e rivoluzionario per un principe della Chiesa, per il quale non pochi alti prelati di curia si turarono le orecchie. Quattro anni dopo, Montini ritornò in Campidoglio – era stato eletto papa il 30 giugno 1963 – per ringraziare la città di Roma per l’ “aiuto” dato alla Chiesa durante il Concilio. Pregò prima nella vicina basilica dell’ Ara Coeli, poi incontrò l’ amministrazione capitolina nel palazzo Senatorio accolto dall’ allora sindaco democristiano Amerigo Petrucci. Del tutto differente il contesto socio-culturale che caratterizza la visita odierna. L’ incontro Wojtyla-Rutelli, intanto, si allaccia alle tradizionali udienze che ogni inizio di anno Giovanni Paolo II concede in Vaticano agli amministratori romani. Udienze nel corso delle quali Wojtyla è solito esprimere, tra l’ altro, ai rappresentanti del Campidoglio “le attese, le speranze e i problemi” della città. Il Papa in queste udienze, in genere, si fa simbolico portavoce dei “mali” che gli vengono segnalati durante le sue periodiche visite svolte, nella veste di vescovo di Roma, alle parrocchie: finora ne ha visitate 265 su 320. Wojtyla, in questi incontri, saluta, benedice, esorta, ma stila anche temute “pagelle” che in passato hanno persino segnato le sorti di qualche amministrazione. Questa mattina, per la prima volta il “vertice” romano-vaticano si svolge in Campidoglio. Non è azzardato prevedere che anche questa volta Wojtyla non mancherà di additare qualche emergenza. Tutta la visita, però, avrà come immancabile cornice il Giubileo, evento-principe di tutto il papato wojtyliano che vedrà in prima linea proprio la città di Roma e il suo sindaco, Francesco Rutelli, che oltre ad essere primo cittadino è anche commissario straordinario dello stesso Giubileo. L’ incontro odierno, quindi, sembra destinato ad essere consegnato alla storia come il “sigillo” apposto dai due poteri cittadini – la Roma laica e la Roma cattolica – alla grande alleanza sottoscritta tra Santa Sede e Campidoglio per accompagnare la capitale a varcare la soglia del terzo millennio. Facile immaginare che oggi in Campidoglio Giovanni Paolo II sarà accolto da un clima del tutto diverso da quello che trovò Paolo VI. Per non parlare del clima che circondò l’ ultimo pontefice che sia salito sul Campidoglio prima di Montini e Wojtyla, Pio IX, l’ ultimo papa Re, un paio di giorni prima della breccia di Porta Pia. Non fu una visita ufficiale e, tantomeno, una udienza dai toni trionfalistici. Pio IX quel giorno, mentre le truppe piemontesi si apprestavano a dare l’ ultima spallata al cadente Stato pontificio, salutò definitivamente i palazzi che per secoli erano stati il simbolo del governo cittadino e, in definitiva, del potere temporale. Meno travagliate le visite dei predecessori di Pio IX, i quali per tradizione si recavano in Campidoglio durante il tragitto di ritorno dalla cerimonia di “possesso” della basilica di San Giovanni in Laterano dopo l’ incoronazione papale.

di ORAZIO LA ROCCA

fonte

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/01/15/quando-il-cardinal-montini-disse-grazie-per.html

 

1 Comment

  1. Roma simbolo di potere attraverso i secoli… meglio starsene fuori, ma ci vuol tempo per capirlo… scenario stupendo per televisione ma in realtà e sui giornali appare sempre più una cloaca maxima…. l’hanno capito alla fine anche i Papi, lo capiranno col tempi anche i politici italioti a mano a mano che anche i popoli soggiogati a loro volta con la propaganda e mixati con le guerre se ne renderanno conto… e Roma diventerà per tutti esclusivamente meta turistica obbligata e centro della storia dell’occidente. caterina ossi

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