Quando Ruggero Settimo scriveva a Garibaldi dicendo di essere il suo “devotissimo e obbediente servo”
A questo personaggio Palermo dedica ancora una via centrale e statue
Fino a quando la Sicilia continuerà a celebrare il bandito Garibaldi e i suoi sgherri dedicandogli teatri, piazze, via, scuole e teatri non ci sarà alcun speranza di liberazione
Farà comodo conoscere, per capire meglio le dinamiche che si svolsero in quegli anni, la lettera di lodi che Ruggero Settimo, noto traditore (era un ex ammiraglio dell’esercito borbonico) e protagonista dei moti del 1848, scrisse a Giuseppe Garibaldi:
“Illustrissimo Signore!
In questo giorno solenne, in cui la Sicilia è chiamata a compiere la costituzione dell’Italia, mi duole di non poter anch’io personalmente deporre nell’urna il voto per l’annessione al regno costituzionale del re Vittorio Emanuele e i suoi discendenti.
Ma non saprei neanco asternermi dallo esprimere il mio assentimento a questo stupendo fatto, che, formando l’Italia forte, indipendente e libera, assicura nel tempo istesso, la libertà e la prosperità dell’isola nostra.
Ora che i tempi sono maturi perché la famiglia italiana riunisca in uno i suoi membri e tutte le sue forze, consumate soltanto in lotte fratricide, sarebbe strano il persistere in aspirazioni ed idee convenienti ad altre circostanze e a tempi andati.
Nelle molte vicissitudini della mia lunga vita ho la coscienza di aver voluto agire senza alcun personale riguardo, e soltanto per il bene della mia patria.
Colla stessa coscienza presento a lei questo mio voto, che spero sia conforme a quello di cotesti miei cittadini e di tutta la Sicilia.
fonte
Non mi meraviglia il sentire espresso ai tempi… soprattutto in considerazione che vivere e sentirsi in un’isola quando tutto il contorno era in movimento, puntare su una dinastia radicata in terraferma benche’ lontana ma sicuramente stabile e piu’ legata alle potenze europee, poteva esser percepito come un punto di forza… Il disinganno non avra’ avuto modo di esser subito percepito forse, ma sicuramente complici del disastro successivo furono anche tanti siciliani che avevano la stessa visione e le stesse speranze, e magari non ebbero il tempo di constatare l’effetto del…loro tradimento! si’, diciamolo pure che molti tradirono e neppure poterono misurare poi il disastro! La Sicilia non ci guadagno’ nulla infatti dall’unificazione, anzi… tutto si trova in fondo al mare per il naufragio (?) della nave che aveva la documentazione amministrativa delle sue strutture, rendite e bellezze, palazzo del parlamento compreso, e, nonostante lo sviluppo successivo delle vie del commercio, non ebbe altro sbocco nel tempi successivi che il turismo, peraltro importantissimo! caterina ossi