Quante furono le vittime della caccia alle streghe?

Un milione, cinque milioni, nove milioni: sul numero di condanne a morte della caccia alle streghe si possono leggere le stime più disparate, e non soltanto in testi non precisamente noti per la loro accuratezza storica come il Codice da Vinci, ma anche in altri considerati ben più attendibili come Il mondo infestato dai demoni dello scettico Carl Sagan.
Sono cifre paragonabili a quelle delle vittime dell’Olocausto, in un’Europa che però, alle soglie dell’età moderna, contava appena cinquanta milioni di abitanti. La realtà, come vedremo, è ben diversa, ma è interessante ricostruire come siano nate queste stime e perché continuino a circolare ancora oggi.
Inoltre, bisogna considerare che fino all’inizio del XX secolo gli studi sulla caccia alle streghe si affidavano molto ai resoconti dei cacciatori di streghe, i quali ovviamente erano interessati a ingigantire il pericolo che combattevano e si vantavano del loro ruolo nel distruggerlo. Fondare gli studi sulla caccia alle streghe su questi resoconti sarebbe un po’ come basare la ricerca sul satanismo in Italia sugli articoli di Cronaca Vera.
Nel 1929 lo studioso inglese Cecil L’Estrange Ewen pubblicò il primo studio sistematico sui registri dei tribunali (Witch Hunting and Witch Trials), dimostrando che fino ad allora gli storici avevano usato solo il 3% dei dati disponibili e avevano fatto delle estrapolazioni grossolanamente sbagliate.
La Wicca
Mentre la grande maggioranza degli storici ritiene che la caccia alle streghe del passato perseguisse un’eresia di fatto inesistente, oggi una religione delle streghe esiste davvero: è la Wicca, un movimento basato su credenze e riti considerati di antica origine pagana. La Wicca è stata resa popolare nel 1954 dall’inglese Gerald Gardner, come l’erede moderna dell’antica religione delle streghe che, nata dal paganesimo, si sarebbe tramandata in segreto per secoli. In realtà fu lo stesso Gardner (insieme con altri autori) a scrivere gran parte dei rituali che dichiarava di avere riscoperto e oggi gli storici concordano che la Wicca sia nata effettivamente non prima degli anni Venti del secolo scorso. Tuttavia alcuni storici, come l’inglese Ronald Hutton, hanno sottolineato la sua importanza come un autentico nuovo movimento religioso, che ha conquistato un significativo numero di seguaci nel mondo. È difficile quantificare esattamente il numero di aderenti, ma nel censimento inglese del 2011 circa 12.000 persone si sono identificate come wiccan.
Forse sarebbe più corretto definire la Wicca come una forma di spiritualità incentrata sulla natura che non come una religione: gli aderenti alla Wicca, infatti, non hanno né una dottrina scritta, né chiese o templi, ma praticano i loro rituali all’aperto, in luoghi che riconoscono come sacri. I loro rituali sono di solito legati a fenomeni naturali, come le stagioni, gli equinozi e i solstizi. Possono riunirsi in congreghe, oppure operare come “eclettici”, dedicandosi cioè alla ricerca del sacro in modo solitario. La loro morale si può riassumere nella frase: «Fai ciò che vuoi, purché tu non faccia del male a nessuno». Nonostante la Wicca sia stata spesso associata al
Negli anni Settanta altri due studiosi, Norman Cohn e Richard Kieckhefer, dimostrarono indipendentemente che un’altra fonte usata fino a quel momento dagli storici era del tutto fuorviante. Si trattava del lavoro di un romanziere francese dell’Ottocento, Étienne Léon de Lamothe-Langon, che riportava una media di centinaia di vittime per ogni processo nelle zone di Tolosa e Carcassonne (fino a 400 condanne per un singolo processo). Cohn e Kieckhefer dimostrarono che questi numeri non avevano alcun fondamento documentale e con ogni probabilità erano stati inventati.
Da allora i registri dei tribunali sono stati analizzati in modo sistematico, arrivando attualmente a un numero di esecuzioni capitali documentate pari a circa 12.000. Naturalmente di molte esecuzioni non sono rimaste tracce e quindi l’incertezza principale sta nel come stimare il numero di esecuzioni non documentate. Sono stati proposti diversi metodi. A seconda delle metodologie impiegate, variano le stime sul numero totale di vittime: le più accreditate sono comprese tra quarantamila e sessantamila, cosa che corrisponde a oltre centomila processi tenendo conto che in media circa un processato su due veniva condannato a morte.
Andrea Ferrero
fonte
https://www.cicap.org/n/articolo.php?id=275636