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Quarto lemma carlista: Re (3) di Gianandrea de Antonellis

Posted by on Apr 9, 2025

Quarto lemma carlista: Re (3) di Gianandrea de Antonellis

La “Barbajada” è una bibita inventata dal mio bisarcavolo Domenico Barbaja, mischiando cioccolato, caffè e latte, per stimolare, irrobustire e addolcire. La presente rubrica intende rivolgersi al lettore stimolandolo con il caffè delle considerazioni, irrobustendolo con il cacao delle dimostrazioni e, possibilmente, addolcire il tutto, rasserenandolo con lo zucchero dell’ironia o la panna della leggerezza.

Re legittimo

E concludiamo queste considerazioni sul quarto lemma, il Re, vedendo in che consiste un Re legittimo.

Esistono due tipi di legittimità: legittimità di origine e legittimità di esercizio. Il pensiero tradizionalista monarchico “europeo”, per così dire, che è essenzialmente di marca francese, si basa solo ed esclusivamente sul concetto di legittimità di origine, importantissimo per stabilire chi debba essere Re. Quindi tutte le diatribe che ci sono, ci sono state e ci saranno sulla questione di chi debba essere il l’attuale “pretendente” al Regno d’Italia (se un Savoia o un’Aosta) o il legittimo Re delle due Sicilie e – soprattutto – Gran Maestro dell’Ordine Costantiniano (se Pedro o suo cugino Carlo), sono tutte relative alla questione della legittimità di origine.

Una volta stabilito chi debba essere legittimamente Re, il pensiero tradizionalista “europeo” si ferma qui e non va oltre; invece, il pensiero tradizionalista ispanico, incarnato nel Carlismo, ma ben più antico, stabilisce che, a fianco della legittimità di origine – che stabilisce chi debba essere il Re – esiste e diventa prevalente la legittimità di esercizio, che stabilisce come si debba agire da Re, imponendo a quest’ultimo di essere un buon Re cattolico, rispettoso della religione, delle tradizioni, dei corpi intermedi, rispettoso della legge tradizionale preesistente.

Cioè non basta (per sintetizzare) essere “figli di Re” per divenire Re, per salire al trono: questo è la conditio sine qua non, la condizione iniziale, ma esiste una seconda condizione, ancora più importante, che stabilisce che il Re debba regnare correttamente, secondo i parametri della Tradizione, che sono parametri politici e religiosi assieme: quindi un Re che riconoscesse altre religioni al di fuori di quella cattolica o le mettesse sullo stesso piano giuridico; oppure apostatasse, diventando musulmano o protestante, decadrebbe. Così pure dal punto di vista politico, se accettasse i principi dell’assolutismo o del liberalismo, parimenti decadrebbe.

Questo principio non è soltanto una posizione teorica, ma è stato anche applicato due volte nella storia del Carlismo: il primo caso è avvenuto nell’Ottocento, con Giovanni III, il quale per le sue posizioni filo-liberali, che lo portarono a riconoscere il ramo usurpatore, fu spinto ad abdicare in favore di suo figlio, Carlo VII. Circa cento anni dopo, negli anni ’70 del Novecento lo stesso avvenne con Carlos Hugo, che per le sue posizioni filo-democratiche, filo-socialiste e filo-separatiste (confermate da un accordo elettorale con i partiti dell’estrema sinistra e separatisti), fu dichiarato illegittimo (per esercizio, appunto, non per origine, essendo egli il primogenito del precedente Re legittimo Saverio I) e quindi decaduto. Al suo posto fu riconosciuto come Re legittimo Don Sisto Enrico di Borbone Parma, ovvero Enrico V, l’attuale Abanderado de la Tradición.

Quindi non si tratta soltanto di una teoria, ma anche di un sistema riconosciuto e messo in pratica: Il Re legittimo deve essere tale non soltanto per la propria origine, ma per il modo di comportarsi, per il rispetto a Dio, alla Patria, ai Fueros, al concetto stesso di legittimità.

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