Raffaele Carotenuto e il suo libro su i Borbone
Segnalo qui, con il buongiorno, la recensione molto interessante, da parte dell’ appassionato amico Raffaele Carotenuto, del terzo libro di una trilogia, che è tutta sulla storia Napoli dopo l’Antichita’ ed in questo libro si rivolge al tempo del Regno borbonico, una Napoli esplorata, come tutto il Regno delle Due Sicilie, in maniera materialistica e concreta, senza esaltazioni fuori luogo, senza la nostalgia del tempo perduto che attraversa troppi cultori di questa materia, senza nemmeno pero’ un atteggiamento tranchant che classifichi tutta la lunga storia del Regno come una barbarie da cui liberarsi, anche solo volendoci limitare al periodo borbonico.
Il grande ruolo della feudalità nelle campagne, del napoletano come del casertano, in Puglia, come in Sicilia, ha di certo un ruolo decisivo nel bloccare la spinta riformatrice, nel far nascere nuove attività ed opifici, anche se la riconversione come imprenditori di alcuni baroni ricorda un fenomeno avvenuto un secolo prima in Inghilterra e Galles, ma poi qui non nasce, se non in limitate isole, il capitalismo della manifattura e le stesse professioni liberali, avvocato, notaio, oscillano tra l’esaltazione di un’autonomia interpretativa, ed il servizio a qualche potente, per non dire dell’avvocatura dalla parte della rendita.
La medicina si cimenta di pu’ con lo sterminato mondo dei poveri, malati perché poveri, ed anche della spinta caritatevole della Chiesa, che ne ribadisce pero’ il dominio- gli ospedali storici di Napoli, nati prima del Cardarelli e dei Policlinici sono tutti di matrice religiosa, ancora ora ne conservano caratteristiche financo strutturali-, mentre le belle lettere e la musica oscillano tra il mecenate principesco di turno ed un rapporto col popolo spesso filtrato attraverso canoni stilistici che lo rendono folkloristico, il popolo.
Antimo Manzo è un dirigente prima sindacale, poi bancario, impegnato nel credito che finanzi lo sviluppo, un tema che a Napoli nasce da quando un gruppo di avvocati e giuristi fonda il Banco di Napoli durante il Vicereame spagnolo, una necessità, quella del credito per dare avvio ad attività, che oggi vede nel finanziamento europeo la sostituzione con il tradizionale ruolo di Banco di Napoli ed Isveimer, dove tanti finanziamenti sono stati dati con la logica della clientela ma altri hanno davvero concretizzato l’idea, che nel Novecento è stata soprattutto del PCI napoletano, di creare in ritardo, ma creare finalmente anche nel Sud una dinamica capitalistica compiuta, per poterla poi attraversare col ruolo egemone del mondo operaio riformista…Oggi credo diriga la Banca di sviluppo, è stato impegnato con De Magistris nella direzione della holding del trasporto pubblico a Napoli.
Italo Talia, accademico di origine frusinate, in alta Terra di Lavoro oggi Basso Lazio che era arte integrante del Regno delle Due Sicilie, da taglio universitario alla ricerca.
Leggiamoli questi libri, consapevoli con Gramsci ed ovviamente trascendendolo nell’ oggi che il Mezzogiorno non è solo un ampliamento di Napoli, che alcune visioni gregarie per le quali ancora oggi la furbizia e l’asservimento prevalgono negli affari sul merito e la virtu’,nascono in epoche remote e che comunque poco o nulla razionalizzo’ la nascita dell’Italia unita, che solo in epoca Nocentesca si volse verso il Sud con spirito fraterno- il ricordo ieri ad Algeri del combattente padano Enrico Mattei per il Sud e per i Sud attraverso il commercio degli idrocarburi da parte di due meridionali al vertice dello Stato, Mattarella e Di Maio ne sottolinea un passaggio strategico- per poi ripiegarsi, appena finito il PCI, e sostituiti il PSI e la DC da berlusconidi e leghisti, di nuovo verso l’Italia delle piccole patrie , sulle quali anche la elaborazione di una sinistra critica, anche dello stesso PCI, si è in qualche modo arenata, non riuscendo a bloccare il taglio di risorse.
Ma mentre il potere politico ancora troppo distribuisce clientela a testa di cavolo, nuove realtà produttive e turistiche, tra la digitalizzazione, la cura del paesaggio e la necessaria uscita dall’ epoca dei combustibili fossili, si propongono sulla scena.
In questa epoca di salto climatico e di uscita dal primo grande fenomeno tragico globale che ci ha angustiato, ripensare alla nostra storia non è mai un guardare solo al passato.
Con San Bernardo e Newton ricordiamo sempre di essere “nani sulle spalle dei giganti” che ci hanno preceduto per poter guardare lontano, se il Mediterraneo surriscaldato non ci sommergerà.
Nicola Vetrano
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