Alta Terra di Lavoro

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Referendum … coloniale.

Posted by on Nov 24, 2016

Referendum … coloniale.

A giorni si terrà il referendum sulle modifiche alla Costituzione. Ognuno si comporterà come meglio ritiene, votando a favore o contro le modifiche apportate alla Costituzione oppure non andando proprio a votare.
Nulla può apparire più lontano dal nostro mondo revisionista, rivolto, apparentemente, solo al passato, quanto la partecipazione al voto referendario e l’espressione di una volontà al riguardo.

Penso che non sia così: la nostra causa, quella del Sud, è legata al voto del quattro dicembre molto più di quanto si possa ritenere.

Come … espressione Unita siamo nati (noi delle Due Sicilie … siamo morti), proprio attraverso una serie di plebisciti, falsi quanto si vuole, ma pur sempre “consultazioni elettorali”. Questo, e quello che ad esso seguì, ha portato noi dell’ex Regno dei Borbone a diventare una colonia interna in un Paese più grande.

Di questo voto referendario, al quale, a differenza di quelli plebiscitari del XIX secolo, possono veramente partecipare tutti, purché maggiorenni, se ne stanno interessando le cancellerie internazionali, il mondo della grande finanza, le banche etc … E già questo sembra strano.

Se le modifiche costituzionali che siamo chiamati a confermare o rigettare sono parva res, se il voto riguarda cose piccole, la politica italiana spicciola, allora perché se ne occupa, per esempio, la Goldman Sachs (sostenendo il SI’) che, come tutti sanno, è quella famosa banca che si interessava tanto bene degli investimenti bancari e azionari da essere poi processata e multata per 550 milioni di dollari per aver frodato i suoi risparmiatori con titoli tossici? È questa, infatti, la banca dalla cui crisi ha preso poi avvio la depressione del 2008.

Che c’entra con noi?

La domanda è legittima e quello che segue è la costruzione di un abbozzo di risposta:

  1. la natura delle modifiche costituzionali è tale che finirebbe per concentrare il potere a livello centrale;
  2. la legge elettorale consente ad un partito col 25% dei voti, o giù di lì, di prendere il 60% dei seggi ;
  3. le modifiche costituzionali fanno sì che le regole delle opposizioni le scriva la maggioranza (come sopra determinata);
  4. le opposizioni saranno di fatto relegate a ruolo di mera comparsa (tanto quanto basta per poter dire che c’è comunque democrazia nello Stivale: non contano niente, nulla potranno, ma ci sono; ergo, non è dittatura);
  5. i grandi investitori internazionali devono rientrare dei prestiti fatti all’Italia.

Dato tutto questo, è facile pensare che per l’attuazione del punto cinque, quello che sta a cuore ai poteri economici forti sia europei che d’oltre oceano, serva un governo che abbia le mani libere, libere dalla Costituzione (così com’era) e dall’opposizione.

Perché!?

Ma perche dovrà fare, il governo, una politica di lacrime e sangue, come si dice, lacrime e sangue nostri (perché loro, i politici, neanche gli appannaggi si ridurranno …) altrimenti come glieli diamo indietro i soldi? Col buon governo? Figuriamoci!

Mi sa tanto, dunque, che se il mondo della finanza internazionale, le grandi banche internazionali e la stessa Germania, ci tengono tanto a che vinca il SI’, è perché, se questo dovesse avvenire, loro recupereranno (Banche e investitori internazionali) quanto gli dobbiamo, i nostri politici non perderanno nulla (tutto come prima … repubblica!) ma noi, popolo, butteremo lacrime e sangue … stile Grecia, probabilmente. E qui entra in gioco la Germania che, per “aiutare” la Grecia a risollevarsi e “guidarla” lungo percorsi cosiddetti virtuosi, ha piazzato sue società a gestire le cose che i Greci … non riuscivano a gestire bene (di fatto avevano sbagliato, ma privarli dell’autogoverno …). E chissà se la Grecia riuscirà mai a venirne fuori, come Nazione, come Stato, da questi percorsi “virtuosi”…

Toccherà, penso, lo stesso destino anche a noi se vince il SI’, e lo Stivale diventerebbe una colonia della grande finanza e dei poteri forti, attraverso chi li rappresenta.

Ma se lo Stivale diventa colonia, noi, dell’ex Regno delle Due Sicilie che, finora, a partire dal 1860, eravamo una colonia interna, che cosa diventeremo? La colonia di una colonia.

Dalla padella alla brace.

Il voto allora ci è vicino, storicamente, economicamente, come destini futuri, molto più di quanto possiamo pensare … poi ognuno faccia come meglio crede.

Io voto.

Fiorentino Bevilacqua

 

 

 

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