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Renzi copia da Massimo d’Azeglio il massone che spacco’ i cattolici

Posted by on Feb 4, 2017

Renzi copia da Massimo d’Azeglio il massone che spacco’ i cattolici

L’ex premier difende la legge Cirinnà perché votata anche dai credenti. Ritorna alla mente la strategia delle logge per abbattere lo Stato pontificio e realizzare l’unità d’Italia: dividere i fedeli per poi colpirli.

Nell’intervista concessa a Mauro su Repubblica, Renzi si è vantato delle “unioni civili votate dai cattolici”. Sembrerebbe una contraddizion che nol consente. Per capirla forse conviene ricordare la storia di Massimo d’Azeglio, il primo di una serie di politici che definendosi “cattolici liberali” appartengono sì alla schiera dei liberali, ma liberal-massoni. La massoneria vuole il potere, per riuscire ad ottenerlo deve distruggere la chiesa cattolica e per farlo, oltre all’attacco frontale, ricorre all’infiltrazione in campo nemico, col risultato di dividere e confondere il gregge.

Dunque il caso d’Azeglio è istruttivo. Siamo a metà dell’Ottocento e, dopo la barbarie della rivoluzione francese e dell’occupazione napoleonica della penisola, sbandierate come trionfo della libertà, falliti i moti mazziniani (carbonari, cioè settari, dominati dall’odio anticattolico), i “fratelli” decidono di cambiare strategia e puntano sul cattolico d’Azeglio.

Chi è d’Azeglio? Così lo descrive nelle sue Memorie il triumviro toscano Giuseppe Montanelli: “Massimo l’artista, buon compagnone, che sapeva fare di tutto, il libro ed il quadro, la strimpellata e la cantatina, un cristiano all’ingrosso, un farfallone amoroso”. Il ‘farfallone amoroso’ è vanesio al punto da raccontare ne I miei ricordi cosa lo porta a diventare l’artefice della rivoluzione italiana: un pomeriggio romano del 1844, in casa di un’amica, a d’Azeglio si presenta il “settario” Filippo venuto per conto dei “fratelli” a proporgli di fare da tramite fra i massoni sparsi per l’Italia e Carlo Alberto di Savoia (antico carbonaro, cospiratore all’epoca dei moti del ’21, poi traditore). Il compito è delicato perché si tratta di convincere i massoni a fidarsi di un uomo che li ha traditi. D’Azeglio prende qualche giorno di tempo per riflettere poi accetta. Perché lo fa? “Non già che ci vedessi fondamento nessuno per giovare all’Italia; ma perché provavo il bisogno d’aver un’occupazione che sopraffacesse nell’animo mio i pensieri che mi tormentavano […] d’aver un modo di passar la malinconia, e finalmente il mio gusto per la vita d’avventure e d’azione”.

Noia, depressione, bisogno di svago, portano d’Azeglio a inventare una congiura condotta alla luce del sole. “Congiura all’aria aperta” la definirà. Con che armi si prepara una simile congiura? Con la penna. Scrivendo libretti e articoli che fanno il giro del mondo e contribuiscono a creare disprezzo per il papa, il suo stato, la sua amministrazione, le tradizioni italiane. Quanto a convincere i fratelli a fidarsi di Carlo Alberto si fa presto perché: “Se invitate un ladro ad esser galantuomo, e che ve lo prometta, potrete dubitar che mantenga; ma invitar un ladro a rubare, e aver paura che vi manchi di parola, in verità non ne vedo il perché!”. Qualche scaramuccia organizzata dai mazziniani in Romagna nel 1846 dà al marchese il destro per mettere in pratica un progetto tanto ben delineato. Degli ultimi casi di Romagna: con questo opuscolo Massimo il buontempone si trasforma in statista tuttologo, con specializzazione nel funzionamento e nella natura degli stati pontifici. D’Azeglio denuncia con la penna tutti i supposti mali in cui si dibatte, ormai condannato dalla storia, lo stato pontificio. Il libretto va a ruba e l’opinione pubblica è sensibilizzata alle sorti delle genti di Romagna, cioè dello Stato della Chiesa.

Il massone d’Azeglio non è noto per essere massone. E’ noto per essere cattolico, membro di una famiglia cattolica, fratello di un gesuita. Se Roma e l’Italia, per la prima volta nella loro storia millenaria, diventano colonie, lo si deve anche ai cattolici liberali. Mutatis mutandis oggi i cattolici renziani si sono messi in coda (non più, come nel caso di d’Azeglio, alla guida) dei progetti mondiali di ridefinizione della famiglia, della moralità, della vita. In nome di cosa?

Angela Pellicciari

da La Verità

pubblicato il 12 di luglio 2016

 

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