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RIBELLI E BRIGANTI (VIII)

Posted by on Lug 28, 2022

RIBELLI E BRIGANTI (VIII)

IL COMITATO INSURREZIONALE DI SARCONI

La caduta di Corleto Perticara e la presenza del Casella nella valle del Sauro hanno immediate ripercussioni nei paesi limitrofi. Guardia Perticara, Gorgoglione, Cirigliano, Stigliano innalzano i vessilli francesi ed inviano delegazioni a Corleto.

Molti altri paesi rallentano o troncano i loro rapporti con gli insorti. In val d’Agri il governatore di Spinoso, che l’8 luglio non ha ostacolato l’insurrezione antifrancese nel suo paese, propone ora il ritorno alla normalità. Gli insorti che operano nell’alta valle dell’Agri sono seriamente preoccupati anche per le notizie non certo rassicuranti che giungono dal Vallo di Diano e dal Salernitano. In modo particolare sono preoccupati gli insorti di Sarconi, un modesto centro abitato minacciato dalla limitrofa Moliterno che ha abbandonato gli insorti ed è passata ai francesi. I notabili di Sarconi, che non intendono accettare il nuovo governo, si riuniscono in casa di Giuseppe Maria Cioffi, un sacerdote legato al vecchio regime. Discutono i notabili di Sarconi e alla fine prevale la tesi sostenuta dai de Mauro e dal sindaco Lattaro: gli insorti di Sarconi non abbandoneranno i loro compagni di fede. Costituitisi in Comitato Insurrezionale, organizzano un corpo armato e ne affidano il comando a Nicola de Mauro. Per sostenere questo reparto, decidono di porre in contributo le persone facoltose a somministrare grana 25 al giorno per ogni individuo arruolato nella Guardia Cittadina. Il governatore non approva tali decisioni e, con pochi rimasti fedeli ai francesi, si ritira nella vicina Molitermo dove gli amici dei francesi controllano il paese. Da Viggiano, invece, da Saponara, da Latronico, da Castelsaraceno, da Episcopia, da San Chirico Raparo, da Castronuovo, da Roccanova, da Santarcangelo, paesi che hanno riconosciuto questo Comitato Insurrezionale, giungono uomini per costruire a Sarconi un forte corpo armato di cui assume il comando Felice Viggiani reduce da Corleto.

Mentre nell’alta val d’Agri gli insorti si organizzano contro il maggiore Casella, al quale molti paesi continuano ad inviare deputazioni per manifestare sentimenti filofrancesi ed invocare il perdono per aver ceduto agli insorti, sul versante jonico i francesi tengono Pisticci, Montalbano e Tursi. Le forze che operano al comando di Francesco Pannarese e che occupano Rotondella e Bollita, l’attuale Nova Siri, non riescono a raggiungere il Bradano. Nella impossibilità di superare l’Agri e raggiungere il Basento rinunziano a Matera e decidono di riconquistare Rocca lmperiale difesa da Luigi Battifarano. Il 25 luglio la città é attaccata e costretta alla resa che accetta per evitare il sacco. Ma contro gli insorti intervengono immediatamente armati da Montalbano e da Tursi e la Guardia Civica di Bernalda al comando del suo capitano Giovanni Battista dell’Osso, fils – dirà il Pignatelli nel proporlo il 28 luglio per una ricompensa al valore – du plus riche proprietaire de Bernalda. Gli insorti non resistono all’attacco e abbandonano il paese. Non potendo più contare su Rotondella e Bollita, che si sono affrettate ad innalzare la bandiera francese, si portano sulla costa, alla foce del Canna. Raggiunti nella notte tra il 25 e il 26 luglio da nuove forze provenienti via mare da Roseto, muovono nuovamente contro Rocca Imperiale. La città è indifesa: il capitano dell’Osso e il suo luogotenente Nicola Pacciani sono rientrati a Policoro e a Bennalda e i duecento francesi del colonnello Henry, che hanno partecipato alla presa di Rocca Imperiale, lasciata la città al Battifarano, si accingono a risalire il Sinni diretti verso Senise. Gli insorti occupano facilmente la città, innalzano i vessilli borbonici ed installano i loro cannoni sul castello. Iniziato il sacco, vengono attaccati dal colonnello Henry il quale, raggiunto da corrieri inviatigli dal Battifarano, è ritornato immediatamente sui suoi passi. Sorprese dai francesi, le forze del Pannarese vengono decimate: on a fait – scrive il Pignatelli nella sua Relazione dell’occupazione di Rocca Imperiale inviata il 28 luglio del 1806 al generale Berthier – un carnage épouvantable de ces brigants.

Il successo francese ed il massacro degli insorti a Rocca Imperiale non hanno immediate ripercussioni nel retroterra lucano: schieratesi con gli insorti Senise, Chiaromonte e Teana, tutta la valle del Sinni oltre l’affluenza del Sarmento è in rivolta. Soltanto sotto il Raparo, nella vallata del Nocito, Castelsaraceno riesce a sottrarsi al controllo degli insorti: assente la Guardia Civica che è scesa sull’Agri, il governatore del luogo si impone sui ribelli: fucilati coloro che hanno mis cocarde rouge, il paese riconosce l’autorità del governo francese.

Il Comitato Insurrezionale di Sarconi non rimane, però, inoperoso. Il 26 luglio interviene a Spinoso dove Nicola Casale e Giuseppe de Riso, municipalisti nel 1799, hanno assunto netta posizione contra gli insorti e, con Francesco Maria Caputo, il controllo della locale Guardia Civica. Ma i civili e i popolani non condividono questa posizione. Giuseppe Sassano convoca a suon di tamburo la popolazione. Un monaco, padre Niccolò Maria da Spinoso, innalza la bandiera bianca dei Borboni ed istiga i suoi concittadini contro gli amici dei frances. A dare man forte agli insorti accorrono armati da Sarconi: caduto il de Riso, il Casale e il Caputo abbandonano il paese agli insorti.

Mentre a Sarconi rientrano gli armati reduci da Spinoso, giunge notizia che Viggiano ha accolto un reparto del maggiore Casella. Il Comitato Insurrezionale decide di intervenire immediatamente nella valle del Sauro per togliere Corleto Perticara ai francesi. Felice Viggiani assume il comando della spedizione e a lui si uniscono anche uomini accorsi da Montesano sulla Marcellana e coloro che hanno abbandonato Viggiano. Il 27 luglio Corleto Perticara cede agli insorti ed accoglie le forze del Viggiani il quale innalza la bianca bandiera borbonica sul palazzo ducale. Due giorni dopo, mentre a Moliterno è ucciso Carmine Pugliese, un ufficiale della Doganella del Sale che si oppone ai borbonici, i soldati della Truppa a Massa di Ferdinando IV rioccupano Viggiano. Ora che Felice Viggiani tiene Corleto Perticara e Viggiano, il Comitato Insurrezionale di Sarconi risponde all’appello rivoltogli da Lagonegro ed autorizza il de Mauro a portarsi con i suoi uomini sul versante tirrenico della Basilicata per unirsi ai difensori di Lagonegro.

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