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Ricordo della Principessa Urraca di Borbone

Posted by on Nov 17, 2021

Ricordo della Principessa Urraca di Borbone

Quando l’amico Maurizio Di Giovine ottimo organizzatore, insieme al Prof. Caucci, di questo annuale convegno commemorativo di Civitella del Tronto, mi ha chiesto di ricordare, nel 5° anniversario dalla morte, S.A.R. la Principessa Urraca di Borbone Due Sicilie, sentimenti diversi mi hanno pervaso l’animo: prima di tutto una sensazione, direi quasi, di timore e contemporaneamente una qual certa confusione per avere l’onore e la gioia di poter ricordare, in un contesto come questo di Civitella del Tronto dal significato storico tanto forte, un personaggio della nostra Casa Reale: i Borbone Due Sicilie.

Spero d’essere degno di tale compito!.

S. A. R. Urraca di Borbone Due Sicilie, figlia del Principe Ferdinando Pio e nipote diretta del Conte di Caserta, era cugina prima dell’attuale Capo della Casa Borbone Due Sicilie, il Duca di Castro, Principe Ferdinando di Borbone. Essa era nata il 14/07/1913 nel castello reale di Nimphenburg presso Monaco di Baviera, come sesta ed ultima figlia del Principe Ferdinando Pio e della Principessa Maria Ludovica della Casa Reale di Baviera.

Il destino avverso che dalla fine del Regno accompagnò la Casa di Borbone l’aveva costretta a nascere lontano dal Meridione d’Italia, costringendola a rimanervi anche successivamente stante lo stato di esilio in cui tutta la famiglia reale viveva, peraltro sparsa un po’ in tutta l’Europa. lo ebbi l’onore di poterLe parlare la prima volta nel finire degli anni ’70 in una fortunata circostanza voluta dal caso, che, devo dire, volle premiare il mio antico desiderio di poter avvicinare un componente della famiglia reale. Fino a quel momento avevo avuto solo modo di vedere la famiglia stessa in qualche immagine fotografica o partecipante a qualche cerimonia come quella per la traslazione dei resti mortali del Re Francesco II e della Regina Maria Sofia in S. Chiara di Napoli.

Dopo questo primo incontro, per me fortunatissimo, fu la principessa stessa che con grande benignità mostrò di gradire la compagnia mia e di mia moglie.

Essa provvedeva ad avvisarci, quando era a Napoli, e con somma gioia ed altamente onorati, mia moglie ed io stesso per lungo tempo e numerose volte l’abbiamo accompagnata nella visita dei luoghi più vari: le fortificazioni o il Museo Campano di Capua. Il confine settentrionale del Regno con Portella e l’Epitaffio, San Leucio con il Belvedere, la Vaccheria, il Casino Vecchio e la Chiesa Borbonica di Santa Maria delle Grazie, il palazzo Reale di Carditello e così via tanti altri posti e poi alle cerimonie di carattere storico alle quali non voleva mai mancare, a Napoli, a Gaeta, a Civitella del Tronto. Essa, nonostante fosse nata in un paese straniero, essendo anche costretta a permanerVi, come tutti i componenti della sua famiglia, sentiva molto forte l’attaccamento all’antica Patria napoletana e d’altra parte con tali sentimenti era stata educata: tanto per cominciare, anche se con un certo accento tedesco, parlava benissimo l’italiano e comprendeva ottimamente il dialetto napoletano, di cui riusciva anche a masticare qualche parola, avendolo appreso dal nonno, il Conte di Caserta, che in famiglia lo usava spessissimo. Essa raccontava che la sera al momento di andare a letto, nella villa di Cannes dove abitavano i Conti di Caserta, Alfonso e Maria Antonietta, il nonno spesso avviandosi verso la camera da letto, salutava chi ancora si tratteneva sveglio dicendo: “l’urtimo stut’à luc’e” e Lei ripeteva questa frase con tanto piacere, cercando di pronunziarla quanto più napoletanamente possibile.

Dopo la fine della guerra, finito il regno dei Savoia, con i quali si erano stabiliti rapporti civili anche perchè una sua sorella aveva sposato un principe sabaudo del ramo cadetto dei Duchi di Genova, cominciò a frequentare assiduamente Napoli ed il Meridione tutto, che aveva già precedentemente visitato, essendo ospite di antiche famiglie del vecchio Regno che ancora ricordavano i loro doveri verso 1’antica dinastia. Era comunque aperta e pronta al colloquio ed al colloquio cordiale con qualunque persona di ogni ceto e condizione, con quella cordialità regale caretteristica della famiglia Borbone. Essa era sempre presente, instancabile, si interessava di tutto quello che si vedeva e tutto cercava di collegare alla storia antica del Regno nella ricerca costante delle sue radici, delle radici della sua Casa, che Ella sentiva essere nel sud. E per tutti aveva una buona parola, sempre con un grazie per qualunque cosa si facesse.

Raccontava a volte qualcosa del suo passato ma solo se glielo si chiedeva: diceva di essere stata condotta bambina davanti alla Regina Maria Sofia e la ricordava bene: la sua impressione, chiaramente quella di una bambina, era stata, così diceva, di una persona molto rigida ed anche brusca (è opportuno ricordare che in quel tempo la Regina Maria Sofia era al termine di una vita lunga e trascorsa per la maggior parte tra sofferenze morali d’ogni genere).

Ricordava poi della sua prima visita fatta a Caserta nel 1925, essa dodicenne con i genitori oltre al ricordo della maestosità e magnificenza del Palazzo Reale serbava il ricordo di un prete, vecchissimo essa lo definiva, e non poteva non esserlo, che si inginocchiò a baciare le mani del Principe Ferdinando, essendo egli stato in servizio nella Cappella Palatina prima del 1860. E il ricordo di questo avvenimento ancora la commuoveva.

E così voglio dire di una volta in cui, attraversando uno dei cortili della Reggia di Caserta, quasi presa improvvisamente da ricordi funesti, si fermò al centro del cortile e guardandosi attorno, pronunziò la frase: “Ci hanno tolto tutto!”.

Era la discendente di Ferdinando II, che si rammaricava di quanto era stato chiesto “in pagamento” alla sua famiglia per punirla di aver tenuto a Stato autonomo e indipendente il Sud d’Italia. Furono però solo brevi attimi e riprese subito il perfetto controllo di sè.

Non va certamente dimenticato quell’altra “dichiarazione d’amore” per la sua antica patria quella dichiarazione che volle fare, per legittimare ed ufficializzare la carica di ufficiale dell’Esercito napoletano in favore dell’amico Alessandro Romano, affermando che se a Civitella l’esercito napoletano era finito, a Civitella rinasceva in spirito per perpetuare il ricordo di una armata tanto sfortunata, ma tanto più valorosa.

La conoscenza della Principessa Urraca è stata in modo particolare per me che ho avuto l’onore di godere della sua confidenza, ma certamente per tutti quelli che l ‘hanno avvicinata un dono grandissimo, poichè ci ha permesso di apprezzare la essenza vera della regalità, fatta di spirito di sacrificio, di rispetto per la gerarchia familiare, di modestia, di semplicità, di umiltà e di grande dignità, qualità tutte che la

Principessa, la nostra Principessa, compendiava magnificamente nella sua personalità. Spero, come dicevo all’inizio, d’essere stato all’altezza di ricordare un personaggio come la Principessa Urraca e spero di aver trasmesso con il mio dire, un

ritratto suo per quanto possibile completo ed umano ed ammantato di regalità. Ricordo infine l’ultima visita che mia moglie ed io le rendemmo il 14-7-1998, giorno del suo compleanno, allorquando era già decisa la sua partenza per la Germania, per raggiungere Sigmaringen dove aveva casa.

La Principessa che partì controvoglia, non tornò più nella sua terra ed ebbi occasione di sentirla poi al telefono più volte, ascoltando sempre, sostanzialmente, il desiderio profondo di tornare a Napoli o comunque in terra napoletana.

Ciò per vari motivi, purtroppo non fu possibile e così morì a Sigmaringen il 3-5-1999.

L’unico omaggio che io stesso con mia moglie ed alcuni amici tra cui Maurizio Di Giovine e Antonio Pagano potemmo renderle, fu quello di andare nel cimitero privato di Starnberg, presso Monaco, ove in presenza dei parenti di Casa Borbone e di Casa Wittelsbach, con cerimonia religiosa cattolica, fu sepolta l’urna contenente le ceneri della Principessa, accanto alla tomba dei genitori.

Il saluto che noi Le inviamo oggi, da questa antica piazzaforte su cui alziamo l’antico vessillo è il vecchio grido dei napoletani,

Viva il Re!.

Giovanni Salemi ( 20 Marzo 2004)

Note biografiche sull’autore:

Il Dott. Giovanni Salemi nato a Capua, da famiglia siciliana originaria di  piazza Armerina, laureato in medicina e chirurgia ha svolto attività di specilista radiologo, prima nel servizio sanitario militare come ufficiale in spe e poi nel servizio sanitario nazionale e in strutture di tipo privato

Egli fu allievo della Nunziatella nei lontani tempi del secondo conflitto mondiale. In tale periodo cominciò a domandarsi il perchè di una discriminazione a quei tempi ancora tanto più forte, di tutto quello che era stato l’apparato dello Stato Duosiciliano, sia nel campo civile che in quello militare. L’indirizzo educativo era quello di guidare gli allievi ad una profonda stima ed ad un massimo apprezzamento di quanto antiborbonico o antinapoletano si poteva estrarre dalla storia in genere ed in particolare dalla storia di quell’Istituto, per altro di fondazione Borbonica (1787), che di per sè stesso, per il solo fatto di esistere era già una prova della validità di quello Stato.

La divisione manichea tra buoni e cattivi, vedeva come buoni solo ed esclusivamente quelli che avevano in un modo o nell’altro abbandonato il carro al quale erano legati per nascita e per giuramento, per passare “armi e bagagli” all’avversario dello stesso Stato. Al contrario non una parola, anzi neanche i nomi erano mai citati, per tutti quelli che invece avevano servito lo Stato “con fedeltà ed onore”.

Da tale travaglio di pensiero è scaturito il convincimento, sempre più rafforzato nell’ andare degli anni, a schierarsi dalla parte dei vinti e coltivando questo amore per l’antico Sud, Egli spera di poter contribuire a risvegliare quell’ orgoglio meridionale che la conquista piemontese prima e i successivi governi poi hanno violentato e spesso distrutto.

Nel contesto di tale attività ha avuto modo di poter avvicinare e conoscere personaggi della famiglia reale di Borbone Due Sicilie, e tra questi in modo particolare S.A.R. la Principessa Urraca.

Il Dr. Salemi è Cavaliere del S.M.O. Costantiniano di San Giorgio per volontà di S.A.R. il Principe Ferdinando di Borbone Due Sicilie, Duca di Castro.

fonte

http://www.adsic.it/2004/page/6/

1 Comment

  1. Desidero esprimerLe un grazie particolare per il ricordo di Gianni Salemi a seguito dell’articolo riferito alla principessa Urraca… l’ho sentito come un omaggio che veramente meritava….Grazie! caterina ossi

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