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Ritornano i piemontesi, savoiardi!

Posted by on Lug 4, 2018

Ritornano i piemontesi, savoiardi!

Nella migliore tradizione meridionale, e calabrese in particolare, leggo di indignate risposte al ministro Tremonti che ha definito “cialtrona” la classe politica meridionale. Ma le risposte piccate mi appaiono in molti casi legate ad un insulso senso di “intrusione” di un estraneo nelle cose di casa nostra, come a dire “che siano cialtroni lo sappiamo, ma tu non ti puoi permettere di dirlo perchè non sei meridionale come noi“.

Si attiva lo stesso istinto di linea materna che giustifica “a prescindere” i propri rampolli per le loro malefatte, anche quando hanno torto, per la logica di appartenenza alla “famigghja” da cui prende origine anche il fenomeno mafioso.

Noi cerchiamo di essere invece “calabresi nuovi”, e andiamo dritti al merito delle affermazioni di questo ministro dell’economia (del nord):

1 – E’ vero che le regioni del Sud non riescono a spendere i fondi dell’Unione Europea?

Risposta: DEVE ESSERE VERO PER FORZA.

Un ministro dell’economia che dicesse cose false in questo senso non solo si esporrebbe alla reprimenda degli accusati, che dimostrerebbero il contrario con carte alla mano, ma soprattutto si esporrebbe ad una figura terribile da incompetente a livello europeo, e di converso esporrebbe l’apparato amministrativo economico del Governo ad una preoccupante dimostrazione d’incompetenza (o di malafede nei conti) che farebbe scattare verso l’Italia la lente d’ingrandimento usata dall’UE per smascherare i conti truccati della Grecia.
Quindi preoccupiamoci di spingere i nuovi amministratori alla massima diligenza in questo senso per il bene della Calabria, anche perchè è meglio evitare la polemica politica “a prescindere”, visto che ci vorrebbe una bella faccia tosta a difendere i fallimentari governi regionali di centrosinistra di Campania e Calabria, tanto per fare due nomi.

2 – I soldi si sono persi, e non possiamo recuperarli?

Risposta: FALSO.

Le Regioni potrebbero sempre attingere ai finanziamenti UE per tutti i fondi ancora disponibili. Quindi basterebbe rimboccarsi le maniche e l’invettiva tremontiana si trasformerebbe in una salutare tiratina d’orecchi.
Peccato che però una larghissima fetta dei fondi UE destinati alle regioni del Sud non è più, in atto disponibile.
Perchè ce li ha ritirati l’Unione Europea?
No. Perchè ce li ha SFILATI DI TASCA proprio l’ineffabile ministro Tremonti! Parlo dei Fondi F.A.S. (Fondo per le aree sottoutilizzate), che per l’Italia ammontano a circa 65 miliardi di euro dei quali l’85% era destinato proprio alle regioni del Sud. In atto questi Fondi non solo non sono stati resi disponibili alle Regioni del Sud che ne avevano diritto, ma addirittura saranno bloccati per le Regioni con un deficit sanitario troppo elevato: Lazio, Campania e Calabria.
E mentre i governatori delle regioni interessate allo “scippo temontiano” discutono e si agitano, l´ammontare della cifra iniziale continua ad assottigliarsi: finora il governo ha attinto a questo Fondo, infatti, per un totale di 11,335 miliardi (dato riferito al primo semestre 2009, ultimo disponibile).

Nel dettaglio, la sola manovra triennale approvata l’anno scorso ha sottratto al Fondo F.A.S. circa 7,7 miliardi.
A questi si sono aggiunti 450 milioni per la crisi dei rifiuti in Campania (Dl 93/2008), un miliardo per la parziale copertura del taglio Ici (Dl 93/2008), 240 milioni di euro per crisi rifiuti di altre città del Mezzogiorno, (Dl 97/2008).
Infine ci sono i quasi 2 miliardi di tagli al Fas contenuti nel Dl 154/2008: questo decreto detrae 780 milioni di euro per l´anno 2008 e 525 milioni per l´anno 2009 a copertura da un lato dei minori introiti dell´Ici per i Comuni, dall´altro dei maggiori oneri per il servizio sanitario nazionale (ticket).
Sempre nel Dl 154 sono previsti tagli di 500 milioni per il 2008 in favore del Comune di Roma e 140 in favore del Comune di Catania, anche questi sottratti al Fas.
Insomma, siamo al paradosso: ci chiamano cialtroni perchè “non spendiamo” i finanziamenti UE, ed invece ci fanno pagare CON I NOSTRI SOLDI LA LORO INCAPACITA’ DI AFFRONTARE LA CRISI ECONOMICA E CI FANNO FINANZIARE LA LORO “CRICCA” LEGATA AL CARROZZONE DELLA PROTEZIONE CIVILE!

C’è una bellissima canzone che circola in rete in questi giorni: è della cantastorie-cantautrice calabrese Francesca Prestia “SE NUI SIMU BRIGANTI, VUI CHI SITI?” (la potete ascoltare qui: http://www.youtube.com/watch?v=trxun4NaWYs). Adesso possiamo rispondere, su queste basi oggettive di valutazione, a Tremonti: “SE NUI SIMU CIALTRONI, TU CHI SSI’?”.

3 – Ma è vero che la classe politica del Sud è fatta da “cialtroni”, come dice Tremonti?

Risposta: FALSO, ma spero solo perchè l’economista Tremonti zoppica un po’ in italiano e non conosce il significato dei termini che usa.

Difatti “cialtrone” significa “persona vile e abietta, perloppiù sudicia ed accattona. Persona pigra e trasandata, priva di serietà e di impegno”.
Se Tremonti conoscesse bene il termine “cialtrone” e lo avesse usato con cognizione, allora dovremmo rispondergli sprezzantemente solo “bugiardo!”.
Infatti di tutto può essere accusata la classe politica calabrese, e meridionale in genere negli ultimi vent’anni almeno, tranne che di essere “sudicia, accattona, pigra e priva d’impegno”.
Basta guardare alle fortune personali che alcuni politici sono riusciti ad accumulare in questi vent’anni, da che erano con le pezze al culo, e per la maggior parte di essi senza avere né arte né parte, come si dice, per capire che tutto sono stati meno che pigri e privi d’impegno.
Il problema è che il loro iper-attivismo ed il loro impegno l’hanno utilizzato per arricchirsi, e non per arricchire la loro terra.
Tremonti avrebbe potuto chiamarli con mille ingiurie, “LADRI, FARABUTTI, AFFARISTI, FACCENDIERI, INTRALLAZZATORI, TRADITORI, COLLUSI CON LA MAFIA…” e decine, forse centinaia di loro non avrebbero potuto battere ciglio.
E noi meno che loro, perchè ogni popolo ha la classe politica che si merita. Se gente così ci ha amministrati per decenni la colpa è solo nostra, che li abbiamo eletti.
Quindi avremmo dovuto abbassare la testa in silenzio.
Ma quel termine, “cialtroni”, ci offende al di là delle nostre indubbie responsabilità, perchè ha un marcato significato razzista, dispregiativo per le persone, per la cultura, per le tradizioni meridionali.
Il suo intento non è quello di “sgridare” cattivi amministratori, ma di umiliare un intero popolo.
E’ lo stesso urlo sguaiato, da osteria del porto, di Bossi, Calderoli, Salvini, Borghezio quando cantano oscenamente “Noi non siamo napoletani…“.
E’ perfettamente nel solco della storiografia bugiarda e vile dei “piemontesi” dopo il saccheggio infame e sanguinario di uno Stato sovrano, del pacifico e ricco Regno delle due Sicilie, quell’atto di pirateria internazionale chiamato “Unità d’Italia”: prima ci derubano, e poi ci chiamano straccioni.
Adesso prima ci scippano i Fondi F.A.S., e poi ci chiamano “cialtroni” perchè non li abbiamo spesi.
E mentre ridono, vìolano l’art. 119 della Costituzione, proprio quello che è posto alla base del federalismo regionale, quello che loro predicano di volere ad ogni costo. Non prima però di averci fottuto per l’ennesima volta, come nel 1860 e nel 1946.
Mi sembra di sentire la grassa e sguaiata risata di Bossi nell’ascoltare l’invettiva del leghista con la “evve” moscia.

 E adesso?

E adesso se noi meridionali non ci ribelliamo, se non mostriamo i muscoli ed il cervello di cui siamo dotati quanto è più di loro, mi spiace dirlo, ma fanno bene a fotterci.
Che ci piaccia o no noi siamo in guerra, in una guerra che ancora una volta non abbiamo dichiarato né cercato, ma che ci ritroviamo nelle nostre città, nelle nostre strade, nelle nostre case.
150 anni addietro ci colpirono a tradimento comprandosi i servigi di generali vigliacchi e traditori, di ministri rapaci ed incapaci, di una classe dirigente molle e senza spina dorsale.
Oggi stanno per colpirci a sberle e calci in culo, chiamandoci “cialtroni” e contando sul fatto che i nostri rappresentanti presenti sono legati mani e piedi al potere berlusconiano, e quelli passati hanno puntata alla tempia la pistola di un passato di latrocini ed imbrogli che impone loro un basso profilo ed il silenzio dei colpevoli.

Non tutti, ovviamente.
Ma dei politici che pur “tecnicamente” onesti non hanno mai alzato il dito contro le ruberìe dei loro colleghi, non li hanno mai denunciati per un frainteso “spirito di casta”, io francamente non so cosa farne né mi aspetto nulla di autenticamente onesto.
Se vogliamo partire alla controffensiva contro i poteri forti del nord leghista possiamo solo contare su noi stessi, sul popolo calabrese e meridionale che ha fino ad oggi subìto l’ipnosi del potere, della cupola politico-affaristico-mafiosa che ha governato la Calabria negli ultimi vent’anni prendendoci in giro con il giochetto “maggioranza-opposizione” per tenere sempre in mano la barra del timone.
Se vogliamo essere credibili, e soprattutto se non vogliamo essere presi ancora a coltellate alla schiena dai nordici per il tradimento di vigliacchi nostri conterranei, come già avvenuto nel passato, dobbiamo prima di tutto mettere a posto le cose in casa nostra.
Dobbiamo renderci conto che qui stavolta o si cambia, o si muore.

Loro, gli odierni “piemontesi”, sono sempre gli stessi, egoisti e rapaci, pronti ad approfittare delle nostre debolezze per farle diventare loro punti di forza: ed in questo momento il “ventre molle” del Sud è proprio la classe politica, che se non dà immediati e fortissimi segnali di indipendenza dalle appartenenze politiche quando in ballo c’è l’indipendenza ed il futuro della propria terra, del futuro dei propri figli, della stessa sopravvivenza del meridione d’Italia, deve essere immediatamente spodestata e scacciata via con disonore. E per farlo dobbiamo però organizzarci come movimento di popolo, come abbiamo dimostrato in passato di saper fare per una causa non grave e non mortale come quella che ci sta di fronte adesso, come abbiamo dimostrato di essere pronti ad affrontare a mani nude anche i carri armati ed i reparti militari in assetto di guerra.
Dalla Calabria, la terra fiera di quei partigiani eroici che i piemontesi chiamarono “briganti”, deve partire immediatamente un segnale che gli metta paura, un rumore sordo di rabbia che monta dalle viscere, che da un momento all’altro potrebbe esplodere in un ruggito terribile di rabbia mortale.
Noi non abbiamo nella nostra storia né velleità di conquista, né predisposizione genetica alla guerra, né aggressività verso i nostri vicini.
Noi siamo sempre stati bene nella nostra terra, con i nostri difetti e le nostre virtù, e quando abbiamo usato la forza l’abbiamo fatto solo per difenderci dalle aggressioni. Ed in quei casi siamo diventati veramente feroci, invincibili, e nemmeno il grande esercito di Roma imperiale è riuscito mai a sottometterci, e dopo le “scoppole” prese nel Sannio e nei monti della Sila e dell’Aspromonte, hanno preferito stipulare trattati di alleanza riconoscendo alle nostre città dignità di “civitas romana”, la stessa dignità di Roma stessa.
Altro che cialtroni!
Noi dobbiamo ricordarci del nostro onore, della nostra forza, della nostra intelligenza, e dobbiamo comprendere che se non ci opponiamo con tutte le nostre forze, con tutti i mezzi a quest’offensiva leghista del finto “federalismo” a senso unico, stavolta il Sud morirà.
E sarà solo, per l’ennesima volta, non merito dei nostri nemici, ma demerito nostro.

Giovanni Pecora

https://perlacalabria.wordpress.com/2010/07/03/ritornano-i-piemontesi/

 

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