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ROBERTO DELLA ROCCA AL PROF. ALESSANDRO BARBERO…….SILENZIO E STUDIA

Posted by on Lug 9, 2018

ROBERTO DELLA ROCCA AL PROF. ALESSANDRO BARBERO…….SILENZIO E STUDIA

Vergogna/ L’ennesimo falso storico a Superquark: A Fenestrelle c’erano camorristi!

Anche Piero Angela, da anni sulla cresta dell’onda con i suoi ottimi programmi di approfondimento culturale (da segnalarsi il bel documentario su Carlo e Ferdinando di Borbone), è caduto nella più vile delle trappole e nell’anno dei festeggiamenti per i 150 anni dell’unificazione politica della penisola ha ospitato nella sua trasmissione l’ennesimo falso profeta della storia.

Il buon Piero ha preso una cantonata di quelle colossali, una svista che mi fa indignare per il contenuto del messaggio che è stato lanciato nel corso dell’ultima puntata della trasmissione Superquark dell’undici agosto. Dopo un ora e 7 minuti di trasmissione si apre la breve rubrica “Dietro le quinte della storia”, ospite narrante è il Professore Alessandro Barbero (poi si lamentano che l’università italiana è distrutta!). Faccia pulita, parlantina rapida, linguaggio chiaro. Si comincia da un quadro che racconta visivamente il momento culminante di un comizio ante litteram che Masaniello tiene in piazza arringando le folle napoletane contro le nuove tasse imposte dal Re Filippo. Grande scoperta, nuovi documenti d’archivio traccerebbero una nuova versione della storia del più famoso dei pescivendoli partenopei. Il condizionale è d’obbligo perché l’esimio professor Barbero le fonti non le cita. Parla di rapporti di polizia, testimonianze processuali vaghe senza mai entrare nello specifico. Va bene, mi si dirà, è un professore di storia, saprà il fatto suo, possiamo fidarci. Io non mi fido, e penso di far bene visto dove il discorso va a parare. La storia di Masaniello secondo Barbero, per farla breve è la seguente: Masaniello viene segnalato nei rapporti di polizia come uno che “metteva pace” nei litigi all’interno dei quartieri poveri della Napoli seicentesca. Era conosciutissimo. Entrava nelle osterie, si sedeva, mangiava, beveva e non riceveva mai il conto da pagare. Insomma, Masaniello era un camorrista e, per completare il curriculum, Barbero sostiene di credere ai nuovi documenti che vedono il rivoluzionario anti tasse come rappresentante della camorra seicentesca, gestore dei circoli di prostituzione, mestiere cui costringeva anche la madre e la moglie, del gioco d’azzardo, del pizzo e chi più ne ha più ne metta. Ma Masaniello è soltanto una scusa. Barbero sostiene che la camorra e il camorrista è un personaggio presente da sempre a Napoli. Richiama alcune novelle di Boccaccio dove si parla di piccoli boss di quartiere dediti a gestire la prostituzione (mi meraviglio di come non si rifaccia ai lupanari di Pompei!). Poi di sfuggita, forse in un sussulto di verità spontanea viene fuori che “anche altrove” si verificavano questi episodi ma a Napoli “si vede proprio” (il virgolettato sono parole del professore). Insomma la prostituzione e i papponi c’erano ovunque ma a Napoli si vedevano particolarmente. Questo giovane erede di Lombroso poi deve chiudere il cerchio e, per dimostrare che i napoletani, in fondo in fondo, hanno l’animo del criminale e del camorrista, smuove un esempio conclusivo, risalente al Risorgimento. L’unica cosa di cui non avrebbe mai dovuto parlare per necessità di decenza: Fenestrelle e i suoi prigionieri. I soldati napoletani lì rinchiusi per essersi rifiutati di prestare fedeltà ad un re usurpatore a capo di uno stato servo della rivoluzione e della massoneria finirono, come ben sappiamo, nei forti militari del nord trasformati per l’occasione, in carceri di massima sicurezza. Barbero sostiene che a guardia di questi forti ci fossero anche alcuni napoletani che avevano invece accettato l’illegittimo regno d’Italia entrando nell’esercito unitario e venendo destinati proprio alla sicurezza delle fortezze. Ebbene questi kapò improvvisati consentivano ai militari napoletani lì rinchiusi (e noi che conosciamo la storia sappiamo bene in che condizioni) di esercitare il gioco d’azzardo. Questa teoria, molto discutibile e poco verosimile, di Barbero uscirebbe fuori da altri recentissimi documenti della magistratura piemontese che, nelle pratiche relative alla rivolta dei prigionieri della fortezza purtroppo sedata, segnalava l’uso del diritto di camorra, vale a dire il pizzo che le guardie napoletane di Fenestrelle si facevano pagare dai prigionieri napoletani dediti al gioco d’azzardo nella fortezza stessa. Poi vai a cercare notizie sul professor Barbero e scopri che è torinese Doc, e allora tutto diventa chiaro. All’esimio professore qualche domanda è d’obbligo:

1) Dove, i prigionieri di Fenestrelle, trovavano i soldi per giocare d’azzardo?

2) Dove sono spuntate fuori le guardie napoletane del forte di Fenestrelle, noto per essere stato uno dei lager per eccellenza creati dai signori Savoia?

3) Può indicare con precisione le fonti ed esibire i documenti, magari che non siano redatti proprio dalla magistratura piemontese (piemontese falso e cortese vale sempre!), dove si può verificare questa sua anomala teoria?

In conclusione, come meridionale e amante della mia Patria sono indignato di questo trattamento. Si ospitano, sulla tv di regime pagata anche dai soldi dei meridionali, in un programma di approfondimento culturale teorie razziste quale quella espressa dal “professor” Barbero che vuole dimostrare come, in fondo, i napoletani sono abituati a subire la camorra e hanno l’animo predisposto alla stessa. Questa è una vergogna che deve finire soprattutto perché sono state tirate in ballo pagine tragiche e drammatiche della nostra storia come nel caso di Fenestrelle dove migliaia di napoletani sono stati trattenuti (nell’assoluta contrarietà alle leggi del diritto pubblico europeo nonchè alle basilari regole di rispetto dei diritti umani e nella totale assenza di garanzie costituzionali) e sono morti per il semplice fatto di aver voluto rispettare il loro giuramento di fedeltà al Sovrano legittimo, Francesco II di Borbone, ingannato e attaccato dall’usurpatore. Un giuramento che, per quanto mi riguarda è ancora valido. “Uno Dio e uno Re”. Viva i soldati napoletani, viva il Sud, abbasso i professori improvvisati!

Roberto Della Rocca

Per vedere il video dell’esibizione del prof. Barbero basta cliccare al link seguente (dal tempo 1.07.33):
fonte

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