Alta Terra di Lavoro

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Roccaguglielma presenti nell’opera del Cantalicio sul Gran Capitano (Consalvo Fernando de Cordoba di Aylar)

Posted by on Set 24, 2021

Roccaguglielma presenti nell’opera del Cantalicio sul Gran Capitano (Consalvo Fernando de Cordoba di Aylar)

Libro I

Mentre si fanno così fatte allegrezze in Roma, ed il Pontefice fa così grandi accoglienze al Gran Capitano, il Re Federico richiama il suo Consalvo a Napoli, perché egli avesse a troncare i capi dell’Idra, che’ nuovamente cominciavano a rampollare. Imperciocché Roccaguglielma avea innalzate le corna e non era per starsi sotto il dominio de’ Signori Aragonesi. Viensene egli con ogni celerità accompagnato da tutte le sue schiere, e senza metter tempo in mezzo, mette assedio a quella fortezza, che si era così follemente ribellata.

Ma quelle genti, quantunque aspre e guerriere, non possono sostenere un assedio così grande; e conoscendo quanto fosse incomparabile la possanza del Capitano e dell’esercito, dopo alcune picciole difese, si arrendono, salve le persone e l’avere. Ma i soldati ingordi della preda niegano di volere osservare i patti, e corrono per metterla a ruba; ma sono arrestati dal Gran Capitano, e non è persona, che ardisca di muoverli e di farne preda. Così la Terra fu presa e non sostenne oltraggio o danno da’ nostri. Consalvo, lasciando tutti quelli popoli in pace e posti i suoi ad invernare nelle guarnigioni, e provveduta ogni cosa necessaria, se ne tornò a rivedere il suo Re Federico.

Libro IV

Consalvo preso gli statichi, per assicurarsi delle loro promesse, muove al campo e lascia in suo luoco Artuso N., al quale commette la cura di quelle contrade; ed egli se ne trapassa a Pontecorvo, detto anticamente Fregellae, e unisce il suo campo con la gente di Prospero Colonna e di Andrea di Capova, Duca di Termoli, il quale era in molta stima, per essersi allevato sotta la disciplina del Re Alfonso; e in sul fare dell’alba assalta Roccaguglielma, la quale ebbe incontinente in sua potestà, perciocché i Francesi non fecero resistenza, e in vedere i nemici s’impennarono l’ale e diersi a fuggire. Consalvo lascia ben munita e presidiata quella Rocca, ed egli senza fermarsi un momento di tempo se ne corre ad assalire la Città di Gaeta

Ma Roccaguglielma, avvezza a cercar sempre novità e divota al nome francese, apparecchia nuovi agguati a’ nostri. E non contenta di aver serrato le porte in viso a Consalvo, il quale se non fosse stato interrotto dalla malvagità di costoro, avrebbe porto in sconfitta i Francesi, ebbe anco ardire di macchinare contra la vita di D. Tristano di Acugna, Capitano di fanteria spagnuola, uomo fedelissimo sopra ogni altro; , il quale essendo nato di famiglia illustre, non volle tralignare da’ suoi, e lasciato dal Gran Capitano in guardia di quel luogo, avea sempre adempiuto ogni suo dovere. Costoro dunque, chiamate alcune compagnie de’ Francesi, di quelle istesse ch’erano dentro Gaeta, prendono improvvisamente D. Tristano, e fanno ogni lor forza per prender la Rocca. Ma la Rocca fu difesa da tre valenti uomini, i quali fecero riuscir vano ciò, che disegnavano questi malvagi. Come Consalvo ebbe [nuova] che le genti di quella Rocca erano trapassate tant’oltre, ordina a Pietro Navarro che senza metter tempo in mezzo vada tosto a dibellarle, e che non lasci impunita una tanta scelleraggine. Il Navarro fa i comandamenti del suo Signore, e perviene a’ nemici, e secondo la sua usanza gli assalta ed abbatte, e ristora in poco d’ora tutta quella perdita, che aveano fatto i nostri in quel luogo. Aggiungesi a quella un’altra gloria, e di maggior momento, perché quegli Francesi che le genti di Roccaguglielma aveano chiamato in lor difesa, senza sapere nulla della venuta del Navarro, s’incontrano in lui e, non potendo stargli incontro, si ritraggono indietro e dannosi in fuga, e salvansi. E fecero così appunto, come fa un viandante quando incontra nelle selve gli scherani, che volge i passi indietro e corre dove più il porta l’empito della paura. Ma quantunque procaccino di non incorrere in Scilla, percuotono nondimeno in Cariddi, perché ricuovrano in Itri e sono tutti presi a man salva dalle donne di quel paese, senza camparne pur uno. O vergogna grande e più acerba che l’istessa morte! O infamia inudita e da non potersi cancellare con tutta l’acqua dell’Oceano!

Gianandrea de Antonellis

anticipazione sull’opera che sarà pubblicata nella collana “Napoli imperiale ispanica” edita da D’Amico Editore

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