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ROMA MASSONICA E ROMA CATTOLICA (Pubblicato il 30 maggio 1861}

Posted by on Mar 13, 2020

ROMA MASSONICA E ROMA CATTOLICA (Pubblicato il 30 maggio 1861}

La Rome calviniste aspire, a devenir aussi la la Rome maconique. (PÉRUSSON, 1856).

Chi vuoi conoscere le cause più prossime degli sconvolgimenti presenti dee, a nostro parere, rintracciarle in un gran fatto compiutosi a Ginevra nel 1857 e i 858; fatto da molti allora non avvertito, ma di cui ora raccogliamo le conseguenze. In quei due anni si compì un grande accordo delle loggie massoniche che, come tutte le sette, erano scinte fra loro, e l’accordo venne sancito coll’erezione di un tempio unico dell’Oriente Massonico, che si vede sorgere presso alla Roma di Calvino. La fusione delle loggie avvenne il 21 di giugno del 1857, e la prima pietra del tempio unico della massoneria fu posta il 19 di luglio del 1858. In occasione di questi due avvenimenti i framassoni di tutta Europa congregati a Ginevra fecero parecchi banchetti, recitarono molti discorsi, e noi abbiamo sotto gli occhi le relazioni di que’ discorsi e di que’ banchetti, e vogliamo dirne alcune parole a’ nostri lettori per loro ammaestramento.

I documenti raccolti da noi nella stessa Ginevra, durante l’anno 1859, risalgono al 4856, quando appunto s’incominciò la proposta di riunire insieme tutte le fazioni massoniche, e di erigere un tempio unico. In quell’anno il sig. Pérusson, antico Venerabile della perfetta eguaglianza, pubblicava in Ginevra uno scritto sullo scopo morate, incivilitore, industriale, scientifico, politico, umanitario e progressivo della framassoneria (I). Il sig. Pérusson non è ginevrino, ma francese; però a que’ di Napoleone III non avrebbe tollerato che a Parigi i framassoni aprissero francamente l’animo loro. Correvano ancora i tempi, in cui il Bonaparte inchina vasi al Papa. lo supplicava di levare dal fonte battesimale il proprio figlio, e il 13 di giugno pubblicamente ringraziavate di questa garanzia, che doveva «chiamare in modo speciale sopra suo figlio e sulla Francia la procione del cielo».

II signor Pérusson adunque parlava e scriveva a Ginevra, e diceva: «La Roma calvinista aspira a divenire eziandio la Roma massonica. Il disegno di erezione d’un tempio unico, centro di riunioni più imponenti, più maestose, in cui tutte le forze convergeranno verso un punto centrale, in cui tutti i lumi si rifletteranno in un più vasto fuoco, in cui tutte le verità morali e scientifiche saranno ripercosse da mille eco, in cui tutte le riforme massoniche si lavoreranno con maturità, mi sembra dover essere incoraggiato da tutti gli amici del progresso, della libertà, della tolleranza e dell’umanità (2)».

(1) A propos de, l’éréction d’un temple unique a la franche madonnine. Genove, imprimerle C. L. Sabot, 1856.

(2) Perusson, loc. cit. pag. 6. I più caldi protestanti furono sempre ferventissimi massonici; cosi Fischcr, diacono protestante; Draeseke, vescovo protestante; Gieseler, dottore protestante; Mess, predicante evangelico, ecc. Riccardo Fisclicr, diacono protestante a Lipsia, nelta festa della loggia d’Apollo, celebrata net 1849, recitava un discorso pubblicato di poi nel Giornale massonico manoscritto dai fratelli. Tra te altre cose diceva clic i trionfi nella massoneria non debbono sorprendere i giacché le Università e la Chiesa evangelica le hanno apportato il loro potente contingente». Parleremo un’altra volta delle attinenze fra la frammassoneria e il protestantesimo.

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La framassoneria volea unirsi per rompere guerra a Roma cattolica. Il signor Pérusson parlava delle esecratili persecuzioni del Papismo contro la framassoneria, djceva che Roma cattolica non potea approvare e tollerare i frammassoni, e quindi ne veniva la conseguenza del doversi combattere e distruggere la Roma del Papa. «Forse clic Roma, domandava il signor Pérusson potea sopportare un’istituzione di luce e di tolleranza, che fonda la fede sulla scienza e la felicità sulla fratellanza e sulla libertà? Forse che Roma potea tollerare un colto, una religione che non ammette nemmeno le principali basi del cristianesimo in quanto a dogmi? Non era l’abominazione della desolazione? (1)».

Ed è vero, Roma Papale non poteva tollerare e non ha tollerato mai la framassoneria. Clemente XII l’ha condannata nel 1738 colla costituzione In eminenti, Benedetto XIV nel 1751 colla costituzione Providas, Pio VII nel 1821 colla costituzione Ecclesiam, Leone XII nel 1825 colla costituzione Qua graviorà mala, Gregorio XVI coll’Enciclica Inter praecipuas machinationes. E finalmente Pio IX fin dal< 846 coll’Enciclica Qui pluribus. Queste continue condanne dei Papi hanno provato alla framassoneria, che Roma massonica non può elevarsi che sulle rovine di Roma cattolica.

Il signor Pérusson nel citato opuscolo asseriva che preti e Re non poterono^ riuscire a soffocare la framassoneria. «Ma i re stabilirono con lei una specie di concordati come con Roma, affine di restringere, per quanto fosse possibile, la forza de’ liberi pensatori, riconoscendo ad un tempo la legittimità e la santità dpi loro scopo. Alcuni governi, segue a dire il sig. Pérusson, non si credettero sicuri contro l’influenza razionale dulia framassoneria, se non ponendo alla sua testa qualche personaggio importante, ed anche principi della famiglia regnante; e si è un curioso spettacolo vedere questi stessi altri personaggi strascinati in mezzo ai framassoni dove figurano, gelosi di mostrarsi degni di così bella istituzione, e degli uomini intelligenti che li circondano, professare le idee più larghe e più generose in religione ed in politica, idee che disgraziatamente dimenticano troppo presto fuori del tempio (2)».

Sicché la framassoneria potea vivere e collegarsi con qualche Re e lasciarlo sul trono, ma sentiva di non poter vivere né esser tollerata dal Papa, epperò conchiudeva adagiandosi coi Monarchi che sottoscrivevano Concordati con lei, e dichiarando guerra a morte alla Roma cattolica, per fondare sulle sue rovine la Roma massonica. L’arenir ne saurait nous echapper, erano le ultime parole del signor Pérusson; e l’avvenire del 1856 è appunto il presente, in cui la massoneria trionfa, si scuopre, e presentasi al mondo dicendo: Eccomi qui; tutto ciò che è avveduto fu l’opera mia.

Coi fatti importanti di Roma massonica vediamo procedere paralleli altri fatti capitali della politica contro Roma cattolica. Enumeriamone alcuni. Mentre il sig. Pérusson nel 1856 proclama in Ginevra la guerra della framassoneria contro Roma Papale, si tiene in Parigi un Congresso europeo, dove il conte di Cavour, il ministro francese Walewski e il ministro inglese

Clarendon assalgono la S. Sede colle più spudorate calunnie, e colle più assurde menzogne, e lavorano diplomaticamente

(1) Pérusson, A propos de l’éréction d’un temple unique, ecc. pag. 5.

(2) Pérusson, loc. cit. pag. 6.

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al trionfo di Roma massonica. Gli atti del Congresso di Parigi rendonsi di pubblica ragione, e i diplomatici combattono il Papa alla maniera dei libellisti,

II 21 di giugno del 1857 hanno luogo in Ginevra dei grandi banchetti per celebrare la fusione di tutte le Loggie massoniche. Il venerabile Plìster della Loggia La Fedeltà è sulla punta del Triangolo: il ven. Vielle dell’Amicizia, il yen. Flantet della Fraternità stanno ai due capi della base. Il ven. Elia Duconimun della Prudenza prepara la traccia dei lavori. I framassoni di tutte lo Loggie bevono, mangiano, parlano, giurano di combattere il fanatismo, cioè Roma cattolica (1).

Fin dal i856 si domanda al gran Consiglio di Ginevra un terreno per fabbricarvi un tempio unico alla frammassoneria; e il gran Consiglio lo nega. Nel 1857 si ripete la domanda, si apre ai 13 di ottobre una gran discussione nel gran Consiglio di Roma calvinista, e la framassoneria trionfa, e il terreno è accordato. «Si tratta di elevare un tempio alle grandi verità umane», dice I. L. Fazy, fratello di James Fazy, Roma cattolica promulga le grandi verità divine, e la framassoneria vuole atterrarla per surrogare a queste grandi verità umane! «Se noi favoriamo l’elezione d’un tempio massonico. faremo un centro di Ginevra sotto un nuovo punto di vista», soggiunse nel gran Consiglio il signor Marco Viridet. E il signor Corsat: «I fratelli sono divisi in sette Loggie, e se il tempio può riunirli, io l’approvo senza esigere che le porte sieno aperte a tutti (2)».

Il 19 iii luglio del 1858 si pone la prima pietra del tempio unico della massoneria, si beve alla fratellanza massonica, perché dessa è fìglia del ciclo, sorella della libertà, e si canta — Franche maconerie — Grandis par le progrès! — La terre est la patrie — Elle suit tes arret — (3).

Ora notate un’eloquentissima coincidenza! Nel luglio del 1858 Napoleone III trovasi ai bagni di Plombières e manda a chiamare il conte di Cavour. Prima, sul cominciare del 1858 Napoleone III è minacciato colle bombe di Felice Orsini, e Felice Orsini era un illustre franco muratore, come dice un giornale di Firenze, la Nuova Europa (4). Orsini sale sul patibolo dopo d’aver tracciato al Buonaparte in una lettera ciò che egli doveva fare. Il Buonaparte, come dicevamo parecchi mesi dopo è a Plombières e manda a chiamare Camillo Cavour! Credete che costui vada direttamente a Plombières? Oh no, davvero! Egli recasi prima a Ginevra, e parla, e ascolta, e s’intende, ed è festeggiato ed applaudito (5).

(1) Comptes-rendus des banquets ma? qui ont en lieu en Genéve, le 21 juin 1857, a l’occasionn de la fusion de II. ecc. Genere, imprimerie Vaney, 1856.

(2) Memorial de séances du grand Cunseil, N. 6, octobre 1853. Vedi pure Annalés catholiqucs de Gcnéve, N. 3, janvier 1857.

(3) Cantique adressé par le F. V. Remond a l’occasion de la première pierre du temple unique. Geneve 1858.

(4) Nuova Europa, giornale fiorentino, N. 10, del 25 di maggio 1861. L’articolo incomincia così: «Oggi la massoneria italiana risorge». E termina: «Ha i suoi segreti la religione, li hanno i gabinetti, li hanno le famiglie, e si vede che non li abbia la politica liberale?».

(5) Nell’offìciale Gazzetta Piemontese del 19 luglio 1858 leggevasi: «I giornali svizzeri nell’annunziare che da alcuni giorni S. E. il conte di Cavour trovasi a Ginevra, soggiungono che in quella città è stata fatta all’Eccellenza Sua un’accoglienza cordiale, e che una Deputazione del Consiglio di Stato andò all’albergo a fargli visita». Vedi l’Armonia del 1858, 20 luglio, N. 162.

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Il primo passo fatto da Cavour fu nella Roma massonica per intendere dai fratelli come si dovesse dirigere la guerra cancro Roma cattolica. Ricevute le istruzioni dei Venerabili del Grand’Oriente, va a passare le 30 ore a Plombières (6).

Che cosa s’è detto e combinato in quello trentasei ore non s’ha più da congetturare, giacché i fatti lo proclamano solennemente. Vedete in che stato trovasi oggidì la Roma cattolica! Ebbene fu l’opera di Roma massonica e de” suoi apostoli. E il lavoro non è ancora finito, perché Roma cattolica sta tuttavia in piedi. Ed ecco Roma massonica prepararsi a nuovi assalti. Abbiamo altri viaggi a Ginevra; non ci va più il conte di Cavour, ma il principe Napoleone Bonaparte, e ci va misteriosamente, vi resta per pochi giorni, e questo viaggio lo fa dopo di aver detto nel Senato dell’Impero francese un empio e rabbioso discorso contro Roma cattolica (1). Reduce da Ginevra, il principe Napoleone vien nominato Gran Mastro dell’Ordine massonico, e la massoneria si mostra liberamente, impudentemente a Parigi ed a Torino. A Parigi tiene adunanze, promulga decreti, scrive articoli; a Torino celebra funerali, recita orazioni, e mostrale sue loggie, fra le quali l’Ausonia (2). I conseguiti trionfi rendono meno necessaria la prudenza. Roma massonica preparò nelle tenebre il primo assalto contro Roma cattolica; oggidì getta la maschera, e le dichiara apertamente la seconda guerra (3).

Questi fatti capitali vorrebbero un più lungo svolgimento; ma un articolo di giornale non cel consente. Bastino tuttavia le accennate circostanze per mettere in sugli avvisi i nostri concittadini. Alfonso La. Martino scrisse: «Ho la convinzione che si è dal seno della frammassoneria che sgorgarono le grandi idee che gettarono il fondamento delle rivoluzioni del 1789, del 1830 e del 1848 (4)». Or bene la rivoluzione presente non è che il riassunto di tutte tre quelle rivoluzioni. Essa può definirsi: un duello all’ultimo sangue fra Roma massonica e Roma cattolica. Un avvocato protestante di Dresda, il sig. Eckert, ha provato che lord Palmerston è il patriarca della massoneria universale, e che il principio del non intervento è una teoria dei framassoni. Col consiglio di questo patriarca, e coll’aiuto di questo principio s’è combattuto fin qui il Papa e Roma cattolica. Oggidì Roma massonica, superba dei conseguiti trionfi, vuoi intervenire in Roma cattolica, vuol distruggere il Cattolicismo, vuoi levare la croce e mettere il triangolo sulla cima dell’obelisco di S. Pietro. Ma sulla base di quell’obelisco sta scritto: Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat. E Gesù Cristo vincerà, e per Gesù Cristo Pio IX saprà sconfiggere gli attentati della massoneria, come già ne seppe gloriosamente smascherare le schifose ipocrisie.

(6) Il conte di Cavour arrivò a Plombières il 22 di luglio 1858, e ne partì il 23. Prima andò a passare alcuni giorni a Ginevra. Come mai il conte di Cavour, chiamato da Napoleone III a Plombières, non vi si reca direttamente, ma devia e passa alcuni giorni a Ginevra? Ciò si spiega benissimo, sapendo che a Ginevra sorge il tempio unico della massoneria.

(1) Il 2 di maggio 1861, un laconico dispaccio telegrafico annunziava: i II principe Napoleone è arrivato a Ginevra». E poi silenzio perfetto sii questo misterioso viaggio!

(2) Nella Gazzetta del Popolo di Torino, N° 144 del 25 di maggio 1861, leggevasi: La massoneria italiana ha accolto con gioia l’elezione del principe Napoleone a Gran Mastro dell’Oriente di Francia».

(3) A Firenze si pubblica un giornale intitolato la Nazione. Esso è tulio del conte di Cavour, e nel suo N° 184 del 28 di maggio scrive così: Le Loggie massoniche esistenti in Italia, le quali, sebbene invitate ad esprimere il loro voto nella questione dell’elezione del nuovo Gran Mastro, non avevano creduto ben fatto di prevenire il giudizio delle Loggie francesi; ora clic questo è stato solennemente proclamato, hanno immediatamente aderito alla nomina del principe Napoleone e ai principii che le dettero origine, come quelli che sono veramente degni di popolo amante della libertà e della religione vera».

(4) Latomia, 1848, voi. ix, pag. 284.

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