Saggio storico sulla rivoluzione di Napoli del 1799 di Vincenzo Cuoco (seconda edizione) XXV
Religione
Oggi le idee de’ popoli di Europa sono giunte a tale stato, che non è possibile quasi una rivoluzione politica senza che strascini seco un’altra rivoluzione religiosa, doveché prima la rivoluzione religiosa era quella che per lo più produceva la politica. Da ciò forse nasce che le rivoluzioni moderne abbiano meno durata delle antiche?36.
In Francia la parte della rivoluzione religiosa dovette esser violenta, perché violento era lo stato della nazione a questo riguardo. Si riunivano in Francia tutti gli estremi. Essa avea innalzata in Europa l’autorità papale; essa era stata la prima a scuoterne il giogo, ma scuotendolo non l’avea rotto come si era fatto in Inghilterra, ma le antiche idee erano rimaste per materia di eterne dispute su degli oggetti che conviene solamente credere. Il clero era continuamente alle prese con Roma; i parlamenti lo erano col clero; la corte ondeggiava tra il clero, i parlamenti e Roma. La nazione non si potea arrestare ai primi passi, una volta dati: l’incredulità venne dietro all’esame; ma, nata in mezzo ai partiti, risvegliar dovette la gelosia dei potenti, e si vide in Francia la massima tolleranza ne’ filosofi e la massima intolleranza nel governo e nella nazione. Poche nazioni di Europa possono, in questo pregio di barbara intolleranza, contendere coi colti ed umani francesi.
La nazione napolitana trovavasi in uno stato meno violento. La religione era un affare individuale; e, siccome esso non interessava né il governo né la nazione, così le ingiurie fatte agli dèi si lasciavano agli dèi istessi. Il popolo napolitano amava la sua religione, ma la religione del popolo non era che una festa, e, purché la festa se gli fosse lasciata, non si curava di altro. In Napoli non vi era da temere nessuno de’ mali che l’abuso della religione ha persuasi a tanti popoli della terra.
Il fondo della religione è uno, ma veste nelle varie regioni forme diverse a seconda della diversa indole dei popoli. Essa rassomiglia molto alla favella di ciascuno di essi. In Francia, per esempio, al pari della lingua, è più didascalica che in Italia; in Italia è più poetica, cioè più liturgica, che in Francia. In Francia la religione interessa più lo spirito che il cuore ed i sensi; in Napoli, più i sensi ed il cuore che lo spirito.
Qual altra nazione di Europa si può vantare di non aver mai prodotta una setta di eresia e di essersi sempre ribellata ogni volta che le si è parlato di Sant’officio e d’Inquisizione? La nazione che ha eretto un tribunale nazionale indipendente dal re contro questa barbara istituzione, che tutte le altre nazioni di Europa hanno almen per qualche tempo riconosciuta e tollerata, deve essere la più umana di tutte.
In Napoli era facile far delle riforme sulle ricchezze del clero tanto secolare quanto regolare. Una gran parte della nazione era in lite col medesimo per ispogliarlo delle sue rendite, né il rispetto per la religione e per i suoi ministri l’arrestava. Perché dunque, quando queste riforme si vollero tentare dalla repubblica, furono odiate? Perché i nostri repubblicani, seguendo sempre idee troppo esagerate, voleano far due passi nel tempo in cui ne doveano far uno: l’altro avrebbe dovuto venir da sé, e sarebbe venuto. Ma essi, mentre voleano spogliare i preti, volean distruggere gli dèi; si unì l’interesse dei primi e dei secondi, e si rese più forte la causa dei primi. Ritorniamo sempre allo stesso principio: si volea fare più di quello che il popolo volea, e conveniva retrocedere; si potea giugnere alla mèta, ma se ne ignorava la strada.
Conforti credeva che una religione non si possa riformare se non per mezzo di un’altra religione. La religione cristiana ridotta a poco a poco alla semplicità del Vangelo; riformate nel clero le soverchie ricchezze di pochi e la quasi indecente miseria di molti; diminuito il numero dei vescovati e dei benefici oziosi; tolte quelle cause che oggi separan troppo gli ecclesiastici dal governo e li rendono quasi indipendenti, sempre indifferenti e spesso anche nemici, ecc. ecc.: è la religione che meglio di ogni altra si adatta ad una forma di governo moderato e liberale37. Nessun’altra religione tra le conosciute fomenta tanto lo spirito di libertà. La pagana avea per suo dogma fondamentale la forza: produceva degli schiavi indocili e dei padroni tirannici. La religion cristiana ha per base la giustizia universale: impone dei doveri ai popoli egualmente che ai re, e rende quelli più docili, questi meno oppressori. La religione cristiana è stata la prima che abbia detto agli uomini che Iddio non approva la schiavitù: per effetto della religione cristiana, abbiamo nell’Europa moderna una specie di libertà diversa dall’antica; ed è probabile che i primi cristiani, nella loro origine, altro non fossero che persone le quali volevano, in tempi corrottissimi, ridurre la più superstiziosa idolatria alla semplicità della pura ed eterna ragione, ed il più orribile dispotismo che mai abbia oppresso la cervice del genere umano (tale era quello di Roma) alle norme della giustizia.
Ma gli uomini (diceva Conforti) corrono sempre agli estremi. La filosofia, dopo aver predicata la tolleranza, è diventata intollerante38, senza ricordarsi che, se non è degno della religione il forzar la religione, non è degno neanche della filosofia. Non è ancora dimostrato che un popolo possa rimaner senza religione: se voi non gliela date, se ne formerà una da se stesso. Ma, quando voi gliela date, allora formate una religione analoga al governo, ed ambedue concorreranno al bene della nazione: se il popolo se la forma da sé, allora la religione sarà indifferente al governo e talora nemica. Così tutti gli abusi della religione cristiana sono nati da quegli stessi mezzi che si voglion prendere oggi per ripararli.
Conforti credeva che la Francia istessa si sarebbe un giorno ricreduta de’ suoi princìpi, e che, quando si credeva di aver distrutti i preti, altro non avea fatto che accrescerne il desiderio, e che avrebbe dovuto renderli di nuovo, contentandosi il governo di potersi restringere a quelle riforme alle quali si sarebbe dovuto arrestare.
Ma gli altri erano lontani dall’avere le idee di Conforti, né seppero mai determinarsi a prendere su tale oggetto un espediente generale39. Ondeggiando tra lo stato della nazione e gli esempi della rivoluzion di Francia, abbandonarono quest’oggetto importante alla condotta degli agenti subalterni; e questo fu il peggior partito a cui si potessero appigliare. Un atto di forza avrebbe fatto odiare e temere il governo: questa indolenza lo fece odiare e disprezzare nel tempo istesso.
Il popolo si stancò tra le tante opinioni contrarie degli agenti del governo, e provò tanto maggior odio contro i repubblicani quanto che vedeva le loro operazioni essere effetti della sola loro volontà individuale. L’odio contro gl’individui che governano, odio che poco può in un governo antico, è pericolosissimo in un governo nuovo; perché, siccome il governo nuovo è tale quale lo formano gl’individui che lo compongono, il popolo contro gl’individui niun soccorso aspetta da un governo che conosce, e l’odio contro di quelli diventa odio contro di questo.
È un carattere indelebile dell’uomo quello di sostener con più calore le opinioni proprie che le altrui, più le opinioni che crede nuove e particolari che le antiche e comuni. Io credo, e fermamente credo, che, se le operazioni che taluni agenti si permisero contro i preti fossero state ordinate dal governo, il loro zelo sarebbe stato minore. La legge nulla determinava: il suo silenzio proteggeva le persone ed i beni degli ecclesiastici; quindi quei pochi agenti del governo, che voleano dare sfogo alle loro idee proprie, si doveano restringere agl’insulti. Or gl’insulti ricadono più direttamente contro gli dèi, e le operazioni contro gli uomini. La condotta di molti repubblicani era tanto più pericolosa quanto che si restringeva alle sole parole: mentre si minacciavano i preti, si lasciavano; ed essi ripetevano al popolo che gli agenti del governo l’aveano più colla religione che coi religiosi, perché, mentre si lasciavano i beni, si attaccavano le opinioni. Si avrebbe dovuto far precisamente il contrario, ed allora tutto sarebbe stato nell’ordine.
Il governo si avvide, ma tardi, dell’errore: volle emendarsi e fece peggio. Il popolo comprese che il governo operava più per timore che per interna persuasione; e, quando ciò si è compreso, tutto è perduto.
36 Rousseau, domandato dall’autore de’ Studi della naturaperché mai, con tanto amore per l’umanità e tanto disgusto per gli uomini, non avea imitato Penn e non si era ritirato con pochi saggi a fondare una colonia in America, rispose: – Qual differenza! Si credeva nel secolo di Penn, e non si crede più nel mio! –
37 Queste idee erano già popolari in Napoli. La disputa sulla chinea avea istruiti tutti sulla legittimità di un concilio nazionale. Si era veduto un gran prelato declamare contro l’abuso delle indulgenze e del celibato, e ciò senza scandalo.
38 Lo stesso cammino tenne il cristianesimo, che in origine non fu che filosofia. Cominciò dal predicar la tolleranza: essa non era venuta per i soli figli di Abramo, ma per tutte le genti; ma in seguito, divenuta dominante, neanche i figli di Abramo furono da lei risparmiati.
39 Rendiamo giustizia ai migliori tra’ nostri. Essi intendevano l’importanza delle opinioni religiose in un popolo.