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San Domenico e serpari: curiosità e tradizioni

Posted by on Mag 16, 2022

San Domenico e serpari: curiosità e tradizioni

Il primo maggio a Cocullo, un piccolo borgo caratteristico situato nel cuore dello scenario montano aquilano, si celebra la festa di San Domenico Abate e la processione dei serpari.


Durante le celebrazioni, nel paese abruzzese si assiste ad uno spettacolo unico e affascinante che richiama ogni anno migliaia di turisti ed altrettanti fedeli: piazze, vicoli ed ogni angolo del paese si popolano di serpari e serpenti che attirano la curiosità dei tanti visitatori, più o meno coraggiosi.

Dopo la celebrazione della messa in onore del santo nella chiesa di San Domenico si svolge il rito più atteso e caratteristico di questa giornata, la processione dei serpari. La statua, posta al centro della piazza viene ricoperta quasi interamente dai rettili e portata a spalla nelle vie del paese tra una folla immensa di persone “rapite” da questo momento altamente suggestivo.
La festa dei serpari a Cocullo è sicuramente la più famosa celebrazione folcloristica in Abruzzo e allo stesso tempo la più misteriosa dato che l’origine stessa del rito è ancora incerta. Un evento in cui le usanze pagane si fondono con la tradizione cristiana: la devozione per San Domenico, protettore dal morso dei rettili, si intreccia con il rito arcaico dei “serpari”, manipolatori dei serpenti.

• San Domenico studiò nel monastero della SS Trinità, situato vicino alla città in cui nacque nel 951, Foligno. Intorno all’anno mille partì per raggiungere le terre d’Abruzzo e non fece più ritorno nella sua terra natia.

• L’abate è protettore sia di Cocullo che della località poco distante di Villalago, dove sono presenti una chiesa e un lago che portano il suo nome. Alle spalle della chiesa, scavato nella roccia, c’è l’eremo dove San Domenico si ritirava in preghiera.
• Secondo i fedeli San Domenico, minacciato di morte dagli eretici, fuggì da Villalago per raggiungere Cocullo. Lasciando il paese frappose tra se e i suoi aggressori un orso a guardia della strada.
• Le reliquie dell’abate furono donate dallo stesso San Domenico agli abitati di Cocullo e Villalago in occasione della sua partenza. Nella chiesa di Cocullo sono presenti un dente e il ferro della sua mula. A Villalago un dente molare.
• La figura di San Domenico è invocata per proteggersi dal morso dei serpenti e dei cani affetti da rabbia, ma anche contro piogge e tempeste, malaria e per curare il mal di denti.

• E’ usanza dei fedeli che visitano la chiesa di San Domenico a Cocullo tirare con i denti la catena di una campanella, presente all’interno del santuario, per proteggersi dalle malattie della bocca.
• All’interno della chiesa è presente una grotta la cui terra, benedetta, viene solitamente raccolta dai fedeli e utilizzata in diversi modi: tenuta in casa per proteggersi dal maligno, sparsa nei campi per favorire il raccolto e, nell’antichità, sciolta nell’acqua e ingerita contro le malattie.
• Il culto di San Domenico e il collegamento con i serpenti, si sovrappone, frequentemente ma non in maniera del tutto attendibile, a due importanti elementi culturali che già esistevano nella zona di Cocullo: la tradizione del popolo dei marsi, che aveva al centro del suo culto la dea Angizia e l’importanza dei gruppi dei serpari che popolavano la zona, maneggiatori di serpenti e curatori.

• La figura dei serpari ha origine dal “ciarallo”, una figura sacra molto radicata nell’Italia meridionale nel tardo medioevo. Il ciarallo esercitava proprie tecniche segrete di cattura e di maneggiamento dei serpenti. Oggi i serpari conservano dei loro predecessori le antiche tecniche, ma la figura scarale si è mutata in una forma laica di partecipazione al rito e rispetto della natura.
• La ricerca dei serpenti, da portare in processione, avviene nelle montagne intorno a Cocullo nei mesi o nei giorni precedenti l’evento. Vengono tenute in cassette di legno e a seconda del numero dei giorni in cui vengono mantenute in cattività sono alimentate dal suo serparo.
• Le serpi utilizzate per la processione vengono messe sulla statua del santo, ma non davanti al viso. Secondo un detto, tramandato da generazioni, se i serpenti coprissero il viso del santo sarebbe di cattivo auspicio.

• Ogni serpente ha sulla testa un segno di riconoscimento per poter essere individuato, a fine processione, dal proprio serparo che lo recupera e riporta in libertà nei campi. Il segno può essere un tratto colorato sulla testa o un numero o simbolo sul ventre dell’animale.
• Fino a quaranta anni fa i serpenti venivano introdotti anche in chiesa, fin sull’altare, ma una disposizione della chiesa e del vescovo del tempo proibirono questa tradizione.
• Di fianco alla statua del santo, durate la processione, due ragazze vestite con i costumi tipici del luogo, portano sulla testa cesti di pane sacro detti “ciambellati” a memoria di un miracolo di San Domenico che moltiplicò, secondo i fedeli, la farina di un mulino.
• Il dente di San Domenico, oggi contenuto in un urna, era dapprima appeso ad un filo. Venne spostato proprio per paura che qualche fedele lo ingoiasse per sbaglio nell’atto di baciarlo.
• San Domenico morì a Sora, nell’anno 1031 e le sue spoglie riposano nella chiesa da lui stesso fatta costruire.

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