San Nicola e la reliquia di Rimini
Nel 1087 le reliquie di San Nicola erano state trafugate dalla chiesa di San Nicola a Myra (attuale Turchia) e portate a Bari[1]. Nell’estate 1177 parte di esse, precisamente l’omero sinistro che appunto manca nelle spoglie del santo presenti a Rimini[2], vengono trafugate da un vescovo tedesco di nome Gulto di passaggio nella città pugliese.
Il veliero che avrebbe dovuto riportare in Germania il vescovo e la reliquia fa tappa a Rimini, non riuscendo più a ripartire. Considerandolo un segno divino, il vescovo confessa il furto e deposita la reliquia nella chiesa di San Lorenzo, situata fuori le mura della città, nella zona portuale, e frequentata prevalentemente da marinai. Dopo questo avvenimento, ritenuto miracoloso, il nome della chiesa viene cambiato in San Nicolò, dalla forma contratta del nome latino del santo, Nicolaus[1].
inviato da Mirko Brocchi
AA: VV., San Nicola e la reliquia di Rimini. Arte, storia e spiritualità, Ed. Pazzini, Verucchio 2006
Nel gennaio 2003 la Chiesa cattolica di Rimini, d’intesa con il Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, faceva dono di un frammento della reliquia di san Nicola alla Diocesi Greco-Ortodossa di Dimitriade (la greca Volos), che ne aveva inoltrato richiesta. A seguito di questo evento ecumenico ha preso avvio un sorprendente impulso di ricerca rivolto verso l’insigne reliquia di san Nicola di Myra, custodita e venerata a Rimini da oltre otto secoli.
Secondo la tradizione, l’òmero di san Nicola di Bari, vescovo di Myra, sarebbe giunto a Rimini in modo piuttosto rocambolesco verso la fine del XIII secolo. Diverse sono infatti le documentazioni fornite da eminenti storici e studiosi, a partire soprattutto dalla fine del XVI secolo, dall’Aldimari, al Clementini, fino alle ricerche del Tonini che giungono alla metà del XIX secolo. In particolare Cesare Clementini nella sua celebre storia di Rimini pubblicata nel 1617, osservava che nel 1177 “successe un caso, degno di memoria, e di contemplazione, poiché piacque à Sua Divina Maestà di fare un altro ricco dono a questa Città…”. Ma di questo prezioso dono, che portò il comune di Rimini nel 1633 alla proclamazione di san Nicola a patrono della città, da tempo si sono perse le tracce. Ora questo volume dedica un’ampia sezione alle recenti ricerche storiche sulla figura di san Nicola, concentrando l’attenzione soprattutto alla storia della reliquia di Rimini e all’origine del suo culto, nonché al contesto culturale, teologico e artistico che ha accolto per secoli questa presenza, a partire dal complesso architettonico e artistico della Chiesa di San Nicolò al Porto di Rimini.
Come mostra in modo efficace e documentato questa preziosa raccolta di saggi, la presenza della reliquia di san Nicola a Rimini è per molti versi davvero straordinaria. Ciò non solo dal punto di vista storico, poiché testimonia ancora una volta dei profondi legami della nostra città con l’Oriente cristiano e il mondo slavo ortodosso, legami culturali, artistici e spirituali che riaffiorano dai suoi strati antichi e moderni. Ma la rilevanza sta anche nella “storia degli effetti” che la devozione a san Nicola ha generato nel corso dei secoli nella letteratura, nell’arte, nella liturgia, nella spiritualità. Davvero esemplare a questo riguardo è la documentazione della Vita e dell’Inno liturgico dedicato a san Nicola e presente nel Passionario della Cattedrale dell’inizio dell’ XI secolo (ora custodito presso l’Archivio Diocesano), che testimonia di una viva devozione per il santo prima ancora dell’arrivo della reliquia a Rimini. Per la prima volta queste preziose gemme della cultura religiosa della nostra città sono state qui tradotte e commentate da autorevoli studiosi.
dalla prefazione di Natalino Valentini
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