Schegge di storia 5/ Un bersagliere piemontese racconta la strage di Pontelandolfo: gli abitanti “abbrustoliti…”
Questa rubrica – curata da Giovanni Maduli – ci racconta, attraverso scritti e testimonianze, la storia del popolo del
Sud che si ribellava all’occupazione da parte dei piemontesi dopo la ‘presunta’ unificazione italiana. Sono testimonianze incredibili di un genocidio che ancora oggi viene tenuto nascosto.
Oggi ricordiamo la strage di Pontelandolfo, la faccia tosta di Cavour, il ruolo degli inglesi nella spedizione dei Mille di Garibaldi e come i gabelloti mafiosi bloccarono le riforme di Ferdinando
di Giovanni Maduli
componente della Confederazione Siculo-Napolitana e vice presidente del Parlamento delle Due Sicilie-Parlamento del Sud®, Associazione culturale
Continuando l’excursus di testimonianze relative al periodo post unitario che difficilmente possono essere soggette a “interpretazioni” o “valutazioni” diverse da ciò che effettivamente sono e denunciano, verifichiamo che:
DALLE MEMORIE DI CARLO MARGOLFO (bersagliere piemontese).
“Entrammo nel paese (Pontelandolfo) e subito abbiamo incominciato a fucilare i preti e gli uomini, quanti capitava; indi si saccheggiava ed infine abbiamo dato l’incendio al paese, abitato da circa 4.500 abitanti. Quale desolazione; non si poteva stare d’intorno per il gran calore; e quale rumore facevano quei poveri diavoli che la sorte era di morire abbrustoliti e chi sotto le rovine delle case”
Carlo Margolfo Mi toccò in sorte il numero 15, Ed. Comune e Pro Loco di Delebio (Sondrio), pag.53.
SUI VERI INTENTI DI CAVOUR – 1859. (Corrispondenza con l’ambasciatore Ruggero Gabaleone).
“Come ha potuto solo per un momento uno spirito fine come il tuo, credere che noi vogliamo che il Re di Napoli conceda la Costituzione? Quello che noi vogliamo e che faremo è impadronirci dei suoi Stati”.
P. Aprile, L. Del Boca, V. Gulì, P. De Chiara ed altri, Mala Unità, Ed. Spazio Creativo, pag. 142.
SU GARIBALDI E LA SPEDIZIONE DEI MILLE
“…la sua spedizione fu assai gradita e costantemente protetta dall’Inghilterra. Paese che in generale (Garibaldi) non avrebbe mai dimenticato di ringraziare, qualche tempo dopo, con un viaggio appositamente organizzato nel 1864. Durante la cerimonia di accoglienza, degna di un principe, (…) avrebbe ammesso:
“Senza l’aiuto di Palmerston, Napoli sarebbe ancora Borbonica, senza l’Ammiraglio Mundy, non avrei potuto giammai passare lo Stretto di Messina”, perché fu l’ammiraglio George Rodney Mundy che “protesse lo sbarco a Marsala e il passaggio dello Stretto di Messina”.
G. Fasanella, A. Grippo 1861 La Storia sul Risorgimento che non c’è sui libri di storia Ed. Sperling & Kupfer, pag. 58.
SUI RAPPORTI FRA I BORBONE E LA NOBILTA’ SICILIANA
“I latifondisti e i gabelloti, perciò, agirono in modo da neutralizzare il tentativo di riforme di Ferdinando. Radunando intorno a sé i loro dipendenti e i loro bravi… essi cercarono di convincere il popolo che non erano loro, ma gli odiati Borbone a impedire ogni progresso e a mantenere povera la Sicilia”.
Danis Mack Smith; Storia della Sicilia Medievale e Moderna Ed. Laterza, pag. 548.
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