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SE IL ”BISPENSIERO” DI ORWELL PRENDE IL SOPRAVVENTO LA REALTA’ SARA’ DIMENTICATA

Posted by on Gen 29, 2021

SE IL ”BISPENSIERO” DI ORWELL PRENDE IL SOPRAVVENTO LA REALTA’ SARA’ DIMENTICATA

La dittatura LGBT impone il termine ”buco anteriore”, anziché vulva e vagina, per non discriminare i gay che si accontentano del ”buco posteriore”

Noi kattolici attardati preconciliari conoscevamo il foro interno e quello esterno, ora invece la prestigiosa Healthline Media ci informa che esiste anche il foro anteriore e quello posteriore. Per la precisione, si parla di «buco» (front hole e back hole) e chi parla non è uno qualsiasi, ma «uno dei principali network al mondo di informazioni sanitarie», un «colosso del marketing medico-sanitario – con sede a San Francisco, California – con un immenso potere di lobbying», come spiegato il 23 agosto da Aleteia.org.
La sede di San Francisco è quasi ovvia, visto che si tratta della capitale morale (absit iniuria verbis) dell’ideologia “gay”. Il colosso suddetto ha pubblicato un lungo documento dal titolo “Lgbtqia Safe Sex Guide”. Cioè, “Guida al Sesso Sicuro per gli Lgbtqia”, dove q sta per queer, i per intersex e a per asessuate. Insomma, ci sono tutti. Il buco di davanti, per chi ce l’ha, è preferibile ai termini vulva e vagina, perché discriminanti. E siccome Healthline Media è fin troppo autorevole nel suo campo, c’è da aspettarsi che le sue sentenze facciano scuola.

NON SI PUÒ DIRE CHE IL PENE SIA MASCHILE E LA VAGINA FEMMINILE
Nel suo documento, però, si notano passaggi come questo: «Nell’attuale contesto storico, grazie ad una dilagante omofobia e transfobia, si è consolidata la prassi per la quale la maggior parte dei programmi di educazione sessuale non riconosce neppure l’esistenza di Lgbtqia e di individui non binari». Certo, il loro, di quelli della Healthline cioè, è un osservatorio privilegiato e se dicono «dilagante omofobia e transfobia» sanno di cosa parlano, siamo noi quelli che non si sono accorti che l’omofobia e la transfobia stanno dilagando. E siamo pure imprecisi: «L’idea che un pene sia esclusivamente una parte del corpo maschile e una vulva sia esclusivamente una parte del corpo femminile è imprecisa». La tesi sostenuta dal documento californiano è semplice quanto inquietante: «Le comunità Lgbtqia e, in generale, le persone “non binarie” subiscono tassi più elevati di Hiv e Ist (infezioni sessualmente trasmissibili) a causa di una educazione sessuale ed assistenza sanitaria volutamente “inadeguata”. I motivi? Pregiudizi, omofobia e transfobia diffusi e mancanza di rappresentanza politico-culturale».
Insomma, i «non binari» si ammalano di più di Aids perché non hanno un partito? E chi impedisce loro di farsene uno? Bisogna avvertirli però, che la scienza politica insegna a diffidare dei «partiti di scopo» (absit – ancora – iniuria verbis): pigliano pochissimi voti. Inquietante, poi, è connettere la più alta incidenza delle malattie sessualmente trasmissibili all’omofobia e alla transfobia. Ma transeat e torniamo a bomba; anzi a buco.

IL BISPENSIERO DI ORWELL
È tipico del pensiero politicamente corretto il credere che cambiando i nomi alle cose cambi la realtà delle stesse. Senza ricorrere al «bispensiero» di Orwell, ho chiesto lumi a un chirurgo plastico sul fatto del front hole. Mi ha spiegato che, in termini di cambiamento di sesso, è un fatto puramente ed esclusivamente estetico. La ricostruzione di un «buco frontale» in un maschio che si sente femmina serve a poco perché è cosa artificiale. Non si prova niente, anzi può darsi che l’eventuale penetrazione provochi dolore. Perciò si è costretti a ricorrere al vecchio Lato B. O all’altro buco frontale.
C’è da chiedersi, al di là di tutto, perché questa rinnovata ossessione per il sesso. Sembra che per i Lgbt(qia) non ci sia altro al mondo. In effetti, come qualcuno ha notato, l’unica rivoluzione che il Sessantotto sia riuscito a fare è quella sessuale. Che, a quanto pare, è da considerarsi incompiuta finché non dilaghi in tutte le sue forme. Attenzione, però: la fantasia umana non ha limiti…

Nota di BastaBugie: cos’è il bispensiero di Orwell citato da Rino Cammilleri nel presente articolo? Per saperlo riportiamo di seguito la voce tratta da Wikipedia (testo integrale secondo quanto pubblicato al 26/09/2018).
Bispensiero, o bipensiero (in inglese doublethink), è un termine in neolingua coniato da George Orwell per il suo libro di fantascienza distopica 1984, utilizzato dal Partito del Grande Fratello (il Socialismo Inglese, o Socing) per indicare il meccanismo psicologico che consente di credere che tutto possa farsi e disfarsi: la volontà e la capacità di sostenere un’idea e il suo opposto, in modo da non trovarsi mai al di fuori dell’ortodossia, dimenticando nel medesimo istante, aspetto questo fondamentale, il cambio di opinione e perfino l’atto stesso del dimenticare. Chi adopera il bipensiero è quindi consciamente convinto della veridicità (o falsità) di qualcosa, pur essendo inconsciamente consapevole della sua falsità (o veridicità). Il bipensiero è ipoteticamente essenziale nelle società totalitarie che, per definizione, richiedono un’adesione costante di fronte a mutevoli linee politiche.
Per comprendere a fondo il concetto di bispensiero nel contesto e nell’accezione specifica dell’opus magnum orwelliana, un ottimo esempio è rappresentato dalle dinamiche che stanno alla base della guerra perenne tra gli stati. L’Oceania, all’inizio del racconto, è in guerra contro l’Eurasia ed alleata con l’Estasia: così è scritto su tutti i libri di storia, i giornali, i manifesti propagandistici affissi ai muri e dichiarato da tutti i dispacci diramati attraverso i teleschermi, mediante i quali vengono confermate continue conquiste sul fronte eurasiano. Ogni mese, alcuni prigionieri eurasiani vengono giustiziati in piazza. Tutti sanno e ricordano perfettamente che la situazione è questa e che lo è sempre stata.
Se il nemico era quello, e il nemico rappresentava il male assoluto, non si poteva mai essere stati alleati con esso. Eppure Winston Smith, il protagonista, ricordava che appena quattro anni prima la situazione era l’esatto opposto: il suo Paese era stato in guerra con l’Estasia e alleato con l’Eurasia; e ciò che lo spaventava enormemente era che lui sembrava essere l’unico a ricordare quella nozione. Quella, così come tante altre.
Tutti gli altri cittadini erano completamente, ciecamente fiduciosi nei dettami del Partito, il quale letteralmente si impossessava del passato al punto da dichiarare che un dato avvenimento non era mai successo: e se tutti i documenti circolanti avessero riportato la medesima storia che il Partito imponeva, allora “la menzogna diventava verità e passava alla storia”. Uno slogan del partito recitava “Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato”, e sintetizzava perfettamente il tremendo gioco di costrizione mnemonica e di ipocrisia che veniva richiesto: questa tecnica veniva chiamata “controllo della realtà”, in neolingua, appunto, bispensiero. Dalle parole di Orwell, quantomai eloquenti: “Dimenticare tutto quello che era necessario dimenticare, e quindi richiamarlo alla memoria nel momento in cui sarebbe stato necessario, e quindi dimenticarlo da capo: e soprattutto applicare lo stesso processo al processo stesso. Questa era l’ultima raffinatezza: assumere coscientemente l’incoscienza, e quindi da capo, divenire inconscio dell’azione ipnotica or ora compiuta. Anche per capire il significato della parola “bispensiero” bisognava mettere, appunto, in opera il medesimo.”
E quello degli schieramenti in guerra non era un caso isolato: Winston ricorda perfettamente ad esempio che quando era piccolo gli aeroplani esistevano già, ma il Partito, sorto dopo la sua prima infanzia, proclamava fossero una sua invenzione; lui lo ricordava perfettamente, tuttavia non c’era alcuna prova. E il suo lavoro consisteva proprio nel “rettificare” gli “errori” pubblicati su vecchi articoli, interviste, comunicati che venivano poi, dopo la “correzione”, sistematicamente ristampati e collocati nelle collezioni al loro posto, mentre le copie originali andavano distrutte. Questo procedimento era applicato a qualunque tipo di materiale stampato o documentato che potesse avere un significato politico o ideologico, aggiornando così il passato giorno per giorno, minuto per minuto, rendendolo conforme alla linea del governo e alle contingenze.
E naturalmente, per coerenza al bispensiero, chi viene eliminato non è mai stato eliminato o ucciso, non è “morto” o “scomparso”: semplicemente non è mai esistito. Ogni traccia, ogni documento, ogni sua azione passata che potesse provare la sua esistenza era sistematicamente distrutto e con questi il ricordo dalla mente di tutti che, applicando il Bipensiero, dimenticavano perfino di aver dovuto dimenticare, come computer dai quali si cancellino dei file e, oltre a questi, tutte le tracce dell’operazione stessa di cancellazione (log, impronte digitali sulla tastiera, e così via). Il procedimento che porta al bispensiero deve essere quindi sia conscio, per poter essere portato a termine con precisione, che contemporaneamente inconscio, per disgiungersi da “un vago senso di colpa e di menzogna”, usando “un inganno cosciente e nello stesso tempo mantenendo una fermezza di proposito che s’allinea con una totale onestà”.
Di nuovo dalle parole dello stesso autore si ottengono delle delucidazioni essenziali. Il bipensiero, mediante una menzogna che arriva sempre prima della verità, elimina ogni scoglio al funzionamento della morale imposta.

Rino Camilleri

La Nuova Bussola Quotidiana, 29/08/2018

fonte

http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5350

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