SICILIA, LA CIVILTÀ NEGATA: LA PIÙ ANTICA TRA LE NAZIONI DEL MEDITERRANEO
C’è un disegno che da secoli si ripete con la precisione di un rituale: convincere i Siciliani di essere stati sempre dominati, popolo vinto, popolo passivo, popolo senza storia.
Una bugia costruita a tavolino, una catena mentale forgiata nelle accademie del potere coloniale italiano e trasmessa nei libri di scuola per spegnere l’orgoglio e il senso di appartenenza.
Eppure, prima che Roma esistesse, prima che Atene fosse un faro di cultura, la Sicilia era già un continente di civiltà.
SICULI, SICANI, ELIMI – I POPOLI DIMENTICATI DALLE BUGIE DI STATO
Quando il mondo ancora cercava sé stesso, la Sicilia era una culla di umanità.
I Siculi, i Sicani, gli Elimi non erano nomadi di passaggio, ma fondatori, costruttori, scultori del primo spirito mediterraneo.
E mentre le altre terre imparavano a forgiare il ferro, noi forgiavamo il pensiero, la comunità, la legge.
Non eravamo “dominati”: eravamo punto d’approdo e faro di civiltà, un’isola che attirava popoli non per sottometterli, ma per integrarli in una visione comune.
La Sicilia, molto prima della Grecia e di Roma, aveva già la sua anima sociale e politica.
IL MITO DELLE “DOMINAZIONI” – UNA STORIA SCRITTA DAGLI INVASORI
La narrativa delle “dominazioni” è il più grande atto di guerra psicologica mai compiuto contro un popolo.
Chiamare “dominatori” i Normanni, gli Svevi, gli Aragonesi, significa applicare categorie coloniali a un Regno sovrano.
Il Regno di Sicilia, nato nel 1130, non fu un feudo conquistato, ma il primo Stato nazionale d’Europa.
Fu il primo Parlamento del mondo a stabilire un equilibrio tra potere e popolo.
Fu la culla delle Costituzioni di Melfi, dei codici civili, del diritto europeo moderno.
Un popolo dominato non crea diritto, subisce l’arbitrio.
Un popolo dominato non costruisce castelli, cattedrali, università.
Un popolo dominato non inventa un’identità che attraversa i secoli.
La Sicilia, invece, ha inventato sé stessa.
DAL REGNO ALLA TRUFFA DELL’UNITÀ
La vera dominazione comincia nel 1860, con la menzogna del plebiscito e il saccheggio piemontese.
Quello fu il momento in cui la Sicilia venne davvero “conquistata”: non con le armi, ma con la frode, la corruzione, la riscrittura della storia.
Da allora, tutto ciò che eravamo è stato negato, cancellato, ridicolizzato.
Ci hanno insegnato che eravamo la periferia, quando eravamo il centro del Mediterraneo.
Ci hanno detto che eravamo arretrati, quando avevamo un Parlamento prima dell’Inghilterra e una cultura giuridica prima della Francia.
L’“italianità” fu imposta come un dogma, mentre i nostri monumenti cadevano, i nostri archivi venivano depredati e la nostra memoria bruciata nei libri di testo scritti dai vincitori.
LA SICILIA NON È UNA REGIONE – È UNA NAZIONE IN SONNO
Oggi ci chiamano “regione”, come se fossimo una circoscrizione amministrativa qualunque.
Ma la Sicilia è una nazione mutilata, privata della sua sovranità e del suo linguaggio.
Abbiamo accettato di essere raccontati dagli altri, e gli altri ci hanno raccontati come schiavi.
Ma non esiste schiavitù più grande di quella mentale, quella che ti fa vergognare di ciò che sei.
Ecco perché ogni siciliano deve tornare a leggere la propria storia non con gli occhi di Roma, ma con gli occhi di Akragas, di Segesta, di Noto, di Siracusa.
Ogni pietra di questa terra grida una verità che nessun manuale potrà zittire:
non siamo mai stati dominati, siamo stati depredati
RIPRENDIAMOCI IL NOME, LA MEMORIA, LA DIGNITÀ
Finché la Sicilia verrà raccontata come terra di conquista, resteremo popolo colonizzato.
Ma quando torneremo a raccontarci come popolo fondatore, allora torneremo liberi.
La nostra battaglia non è nostalgica, è rivoluzionaria: non vogliamo tornare indietro, vogliamo riprenderci la continuità della nostra Storia.
Siamo l’isola che ha generato civiltà e oggi sopravvive nel silenzio dell’oblio.
Ma un popolo che ricorda chi è stato, non potrà mai essere dominato ancora.
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