Sott’a Luna, Gaiola Portasfortuna
Si dice che l’isola della Gaiola sia un luogo maledetto, un luogo “jellato” perchè la sua villa, costruita nel 1874, è stata teatro di numerose morti. Morti alle quali ancora si cerca una spiegazione. Che che questa leggenda sia solo frutto di fantasia, o c’è qualcosa di vero sotto?
Ed è proprio citando il famosissimo singolo del cantante napoletano Liberato: “Gaiola Portafortuna”, che oggi vi raccontiamo una delle leggende più insolite e surreali del nostro patrimonio culturale, una storia che per certi versi rimane ancora irrisolta.
Sapevate che L’isola della Gaiola viene chiamata dai napoletani l’Isola maledetta? Si narra che l’isolotto sia “Jellato”, e che porti sfortuna a chiunque vi abiti. Numerose sono state infatti le “sorti inquiete” che hanno popolato quel piccolo lembo di terra, quella scaglia di tufo tra le onde del mare sulla quale costruirono una villa nel 1874, una villa che non aveva nulla da invidiare ad una umilissima Rosenheim Mansion o ad un luccicante Overlook Hotel.
Ormai Maggio è arrivato, e come ci ha ricordato anche Liberato, sempre lui, con le sue annuali uscite musicanti al ritmo di trap, raeggeton e amori travolgenti, la bella stagione è alle porte: ben presto arriveranno le attese infinite ed indicibili del C31, le calde giornate a Posillipo, la ricerca spasmodica e cieca del mare, anche solo per vederlo un po’, assaporarlo un po’.
Maggio è così, e mentre sei a lavoro al caldo o mentre stai studiando in una biblioteca mezza scassata pensi al mare, quel mare blu infinito di luglio e agosto, ed ecco che un po’ il cuore si alleggerisce, non ci si può fare niente, dalle nostre parti succede proprio così. Anche se quel mare è radioattivo e pieno di rifiuti petroliferi del Porto di Napoli, fa niente, lo amiamo lo stesso.
Ma ritorniamo ai nostri racconti rocamboleschi: perché il gioiello del Parco Sommerso della Gaiola, la punta di diamante del nostro litorale posillipino che si estende dal Borgo Marechiaro alla Baia Trentaremi, ha la fedina più sporca di Cercei Lannister, di Rodion Romanovic Raskol’nikov?
Le cronache che hanno dato origine alla leggenda:
Ma partiamo dall’inizio: negli anni venti del 900 la celebre villa fu proprietà dello sfortunato svizzero Hans Braun, l’uomo una sera fu ritrovato morto e avvolto in un tappeto, si racconta che poco dopo anche la consorte sia stata recuperata suicida in mare. Nessuno sa il motivo di tale tragedia, alcuni sospettano che la fine dei coniugi sia in qualche modo connessa alla figura di Elena Von Parish, scomparsa anche lei durante il suo soggiorno alla villa, ospitata dai Braun: in una notte di tempesta fu portata via dalle onde mentre rientrava sull’isola attraverso un sentiero di terra che anticamente collegava la Gaiola alla terra ferma.
La villa passò poi repentinamente al tedesco Otto Grunback, che poco dopo morì d’infarto in circostanze sospette.
Una sorte assai simile toccò purtroppo all’industriale farmaceutico Maurice Yves Sandoz che, caduto in bancarotta, si tolse la vita in un manicomio svizzero convinto di aver perduto tutta la propria eredità.
Ma tra i proprietari più illustri ricordiamo senza dubbio Gianni Agnelli, che subì disgraziatamente la morte di molti familiari e per questo non si diede mai pace. La villa fu comprata poi dal milionario Jean Paul Getty, il cui nipote venne rapito dalla ‘Ndrangheta, e alla quale, dopo l’amputazione dell’orecchio del giovane, la famiglia Getty pagò un riscatto di ben 17 milioni di dollari.
L’isolotto della Gaiola fu infine venduto a Gianpasquale Grappone, che rimase coinvolto nella rovina della sua società di assicurazioni, si ricorda con orrore che nel momento in cui la villa fu messa all’asta, la moglie di Grappone perse la vita in un incidente stradale.
A volte si dice che i luoghi assorbano i dolore e gli strazi di cui sono testimoni, che in qualche modo si riesca a percepirne la sofferenza, la malinconia di ciò che è stato. Forse se ci soffermassimo un secondo ad ammirare quelle meravigliose rovine del Parco Sommerso della Gaiola, forse avvertiremmo anche noi una certa oscurità.
Sembra paradossale che tra gli schizzi, i tuffi dalle rocce e gli spritz ci si possa avvicinare, con due bracciate a nuoto o con un kayak, ad un’isola maledetta.
Ma è davvero così?
Arianna Giannetti
Sitografia & Bibliografia[1] Green me, L’isola di gaiola . Marta Albè
https://www.greenme.it/viaggiare/italia/11482-isola-di-gaiola[2] La Maledizione della Gaiola, l’isola maledetta di Posillipo, Vesuvio Live- Claudia Ausilio
Da un’idea di
https://www.latestatamagazine.it/2018/05/19/gaiola-porta-sfortuna/
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