Storia del Festival Napoletano: celebrazione della musica partenopea
Il Festival Napoletano si svolse per la prima volta al Casinò Municipale di Sanremo tra la vigilia di Natale del 1931 ed il primo gennaio del 1932. L’iniziativa fu organizzata e patrocinata da un nutrito gruppo di artisti partenopei capeggiati da Ernesto Tagliaferri ed Ernesto Murolo, padre del grande cantante Roberto, indimenticabile nel suo duetto con Mimì proprio sul palco dell’Ariston nel 1992.
L’obiettivo della manifestazione era quello di far conoscere anche al pubblico settentrionale la grande tradizione musicale partenopea, conferendole maggiore lustro e prestigio. Una musica napoletana, ma anche italiana, degna di essere conosciuta ed ascoltata anche dai non partenopei. Il festival ebbe una grande organizzazione grazie ai già citati Murolo che ne fu il direttore artistico e Tagliaferri che ne diresse invece l’orchestra. I due portarono sulla scena sanremese i più importanti interpreti dell’epoca, artisti di un certo spessore che cantarono pezzi già noti al pubblico degli appassionati, sovente già interpretati in altri festival minori dedicati alla musica partenopea. Furono musicati, infatti, alcuni dei capolavori assoluti della tradizione napoletana, divenuti celebri in tutto il mondo nei decenni a venire. Uno su tutti ‘O sole mio composta nel 1898 da Giovanni Capurro, Eduardo di Capua ed Alfredo Mazzucchi, il brano italiano più famoso al mondo assieme a Volare di Modugno, cantato in quell’occasione da Mario Massa, celebre interprete dell’epoca. Altri pezzi storici che andarono in scena furono Torna a Surriento composta da Ernesto e Giambattista De Curtis nel 1894 ed interpretata in coppia da Vittorio Parisi e Ferdinando Rubino e ‘O paese d’ ‘o sole scritto nel 1925 da Vincenzo D’Annibale e Libero Bovio, autentico inno alla napoletanità, cantato in coro dall’intero cast. E non mancarono canzoni scritte proprio dai due animatori del Festival, Murolo e Tagliaferri, come ad esempio Ammore Canta, interpretato da Vittorio Parisi, pezzo del 1930, oppure Napule ca se ne va, composta dal duetto nel 1919, che chiuse in bellezza la serata, seppur con una nostalgica quanto profetica amarezza.
Una serata che fu impreziosita, inoltre, da coreografie di musica popolare: infatti gli artisti interpretavano anche a passi di danza le loro canzoni, accompagnati dal cast dei figuranti e da musicisti e ballerini professionisti di tarantella. Belle canzoni, ottima organizzazione, ma anche, ricordiamolo, grandi interpreti. Infatti, a parte quelli già menzionati, vale la pena ricordare la presenza della celebre Ada Bruges, una sorta di Laura Pausini dell’epoca, famosa in tutto il mondo grazie alle sue tournée internazionali; o quella di Nicola Maldacea, illustre esponente di un genere all’epoca molto in voga, il cosiddetto Cafè Chantant, fucina inesauribile di talenti artistici.
Il Festival Napoletano dalle origini ad oggi
Il primo Festival Napoletano fu uno spettacolo che onorò la cultura partenopea in tutti i suoi molteplici aspetti e l’anno seguente, per la sua seconda edizione, approdò in Svizzera, a Lugano. Dopo la pausa forzata a causa della guerra, il rinnovato Festival della Canzone Napoletana ritornò in patria per svolgersi dal 1952 al 1970 al Teatro Mediterraneo di Napoli, kermesse trasmessa dalla Rai che vide tra i suoi interpreti i nomi più importanti della musica italiana e napoletana. Dopo un lungo stop interrotto solo dalla sporadica edizione del 1981, il Festival ritornò con la sua musica dal 1998 al 2004, per essere trasmesso questa volta da Rete 4. Ed oggi? Oggi c’è il Festival di Napoli Lyric and New Generation, che dal 2015 ha riportato in vita il Festival Napoletano dando voce ai nuovi talenti della musica partenopea, nel rispetto, però, dell’antica tradizione. Uno spettacolo trasmesso da un network di emittenti nazionali ed internazionali che continua a sponsorizzare la musica Made in Napoli come in quelle notti sanremesi di quasi un secolo fa.
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