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Storia della Medicina: L’Ospedale degli Incurabili di Napoli e la sua Farmacia

Posted by on Feb 2, 2025

Storia della Medicina: L’Ospedale degli Incurabili di Napoli e la sua Farmacia

Dopo cinque anni di chiusura, gioiello del patrimonio napoletano, riapre al pubblico (su prenotazione) dal 30 novembre la meravigliosa farmacia dell’Ospedale degli Incurabili che si trova all’interno del complesso ospedaliero di Santa Maria del Popolo nel centro storico di Napoli. E’ il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca ad annunciare questa grande notizia. Inoltre, un investimento di oltre un milione di euro dovrebbe consentire il restauro dell’intero complesso ospedaliero. Questa è l’occasione per Altritaliani di riproporvi questo articolo di Maria Franchini, pubblicato qualche anno fa.

Prima di perdere la sua indipendenza e il suo titolo di capitale, Napoli eccelleva in molti campi; quello della medicina non era da meno.

A circa 50 chilometri dalla città partenopea di Salerno, i medici cominciarono ad acquisire una fama internazionale nel X secolo. Punto di convergenza delle quattro più prestigiose tradizioni dell’epoca, ebraica, araba, greca e latina, Salerno è stata la culla della prima scuola medica d’Europa, un’istituzione in cui le donne hanno avuto un ruolo di primo piano: hanno sviluppato rimedi e terapie, ed eseguito complesse operazioni chirurgiche. Nei giardini di Minerva, dove si coltivavano le erbe officinali, risuonano ancora i loro nomi: Trotula, Speranzella Calenda, Costanza Calenda, Rebecca Guarna Abella…

Quanto ai medici napoletani, già imbevuti di tutte queste correnti medico-filosofiche, non furono da meno e dal XII secolo in poi iniziò una tradizione secolare destinata a diventare il gioiello del regno dal XVI secolo in poi.

Nel XVII secolo, Napoli contava 150 istituzioni ospedaliere, tutte fondate e gestite da ordini religiosi o confraternite. Questi ultimi si rivolgevano agli artisti e agli artigiani più rinomati per decorare ogni angolo dei loro edifici con dipinti, sculture e terrecotte. I chiostri erano decorati con piante e alberi profumati e decorativi, oltre alle piante medicinali che venivano utilizzate per fare rimedi in loco. Tutte queste meraviglie artistiche e naturali non avevano solo lo scopo di onorare Dio o la Vergine, ma di rallegrare gli animi del personale infermieristico e lenire le sofferenze dei pazienti, perché, secondo la filosofia napoletana, la bellezza è terapeutica. Anche le pareti del lazzaretto dell’Ospedale della Pace, situato nel centro della città, erano ricoperte da magnifici affreschi (è ancora in buono stato di conservazione ed è visitabile su prenotazione – si veda la guida Napoli insolite et secrète, edita da Jonglez, 2014).

Veri e propri templi della carità, questi ospedali accoglievano non solo i malati ma anche i diseredati: i meritevoli venivano aiutati a riprendersi in caso di bancarotta non fraudolenta, si pagava il riscatto dei prigionieri di guerra, si assistevano i condannati a morte o si cercava di ottenere il perdono se erano innocenti, si assicuravano i funerali dei più poveri… Gli orfani, i bambini abbandonati o bisognosi venivano curati fin dalla nascita e ricevevano una buona educazione. In breve, queste istituzioni si sono prese cura dell’essere umano dalla nascita alla morte.

Ancora oggi l’Arciconfraternita Pellegrini, ormai dismessa dall’omonimo ospedale dagli anni ’70, provvede alle necessità di 300 famiglie indigenti e fornisce cure gratuite ai poveri in un dispensario poliambulatorio.

L’ospedale “Santa Maria del Popolo degli Incurabili”, in via Maria Longo 50 (ancora in funzione), era considerato il massimo della medicina dell’epoca. Inaugurata nel 1518, dopo soli due anni di lavori, fu costruita su un’altura rocciosa, Caponapoli, luogo rinomato per la salubrità della sua aria.

Vera e propria cittadella, “Les Incurables” divenne uno dei complessi ospedalieri più grandi e moderni d’Europa. Fin dalla sua apertura poté ospitare 1.600 pazienti, ospitava quattro chiese monumentali, una farmacia-laboratorio, diverse farmacie, e persino un servizio di interpretariato per i tanti stranieri che venivano a farsi curare, e un macello privato. In seguito, vi fu fondata una scuola medica sperimentale, con un anfiteatro per le lezioni di anatomia e la pratica della chirurgia sui cadaveri.

A questa struttura già imponente si aggiunsero due case di riposo, quella di Torre del Greco, situata ai piedi del Vesuvio, riservata ai pazienti con patologie polmonari, e quella per i pazienti bisognosi di cure termali, costruita alla periferia della città, ad Agnano, luogo noto fin dall’antichità per la qualità delle sue terme.

Donne

Fondato da una donna, Maria Lorenza Longo, l’Ospedale degli Incurabili, come molte altre opere di assistenza e carità che caratterizzavano Napoli all’epoca, aveva come vocazione primaria la salute delle donne, indipendentemente dalla loro condizione sociale, morale, età, nazionalità. Una volta guariti, se lo desideravano, potevano rimanere all’interno dell’istituto che si prendeva cura di loro a pieno titolo. Le donne incinte venivano ricoverate, con il loro eventuale accompagnatore, in un reparto specializzato chiamato “il centro parto”. Qui, madri e padri venivano preparati per la nascita del bambino; questo compito è stato svolto da ostetriche formate nella scuola di questo ospedale, primo assoluto in Europa. Gli orfani (anche di soli padri) o i figli di madri sole venivano accuditi fino all’età adulta e venivano addestrati.

Nel XVIII secolo, quando la Farmacia fu ampliata, colpendo per la bellezza della sua decorazione, con le sue boiserie, le sculture, le dorature e le ceramiche policrome, fu importante rendere omaggio alla donna e alla medicina con due sculture in bronzo dorato che rappresentano due uteri, uno vergine e l’altro in braccio un bambino, una decisione tanto più sorprendente in quanto i decisori erano ecclesiastici.

All’Ospedale degli Incurabili, come in tutti i 150 ospedali napoletani, le donne, anche in buona salute, non venivano mai lasciate indietro: vedove indigenti o abbandonate dai mariti, donne maltrattate o nubili, prostitute o figlie di prostitute, tutte venivano accolte e aiutate. Le ragazze ricevevano una buona educazione e, se desideravano sposarsi, veniva data loro una dote.

I malati

Lo scopo di questo complesso era anche quello di accogliere pazienti con malattie croniche che altri ospedali rifiutavano, da qui il nome “Incurabili”, termine che non era sinonimo di “incurabili”. D’altra parte, i pazienti affetti da malattie a priori mortali e altamente contagiose come la lebbra, ad esempio, venivano inviati ai lazzaretti. Anche le persone che si lamentavano di disturbi minori non erano accettate.

Un’altra specificità di questo ospedale era il reparto di psichiatria; Questo divideva i pazienti in tre categorie, maniaci, malinconici e “taciturni”, al fine di fornire loro un’assistenza personalizzata. La musica e le piccole occupazioni (distribuzione dei pasti, attingere acqua, ecc.) facevano parte delle terapie applicate dagli psichiatri napoletani (prima della lettera). Inoltre, una volta all’anno, in occasione del Carnevale, ai malati mentali non violenti era permesso di uscire sotto sorveglianza, e persino di andare a ballare nelle sale del palazzo reale aperte a tutti durante questi festeggiamenti.

La grande diversità delle patologie trattate è valsa a questa immensa istituzione all’avanguardia il titolo di “Museo di Tutta la Medicina”.

Ai pazienti veniva fatta una visita di accettazione per essere indirizzati al reparto competente, che era il primo esempio di “triage ospedaliero”, un’organizzazione degna di una struttura moderna.

Il tasso di mortalità dei pazienti era basso, molto più basso di quello registrato all’Hôtel-Dieu de Paris, per esempio. Ciò era dovuto al fatto che i pazienti che necessitavano di un intervento chirurgico venivano inviati in altri ospedali, il che arginava la diffusione dei germi.

Come funziona

È facile immaginare che una struttura del genere impiegasse un numero molto elevato di personale che non solo veniva stipendiato, ma anche nutrito e lavato. A queste spese, già esorbitanti, si aggiungeva l’enorme costo della cura dei poveri. Si trovò quindi un mezzo di autofinanziamento istituendo Il Banco di Santa Maria del Popolo. I “Banchi”, equivalenti ai banchi dei pegni, erano istituzioni finanziarie, emanazioni di corporazioni laiche che operavano nei settori della beneficenza pubblica, dell’assistenza e del credito a favore delle classi povere. Strettamente legati alla storia di Napoli, avevano già circa cento anni al momento della fondazione degli Incurabili.

Oltre al personale stipendiato, diverse opere di beneficenza fornivano assistenza, ciascuna in giorni prestabiliti: il lunedì, i padri operai rimanevano al capezzale dei moribondi o si prendevano cura dei defunti. Il martedì, le dame delle famiglie nobili distribuivano i pasti…

La professione medica e la Scuola Medica Napoletana

I medici, ciascuno con una specializzazione, non erano soggetti ad alcuna forma di gerarchia, potendo ciascuno decidere liberamente la terapia da applicare; Consultava un collega solo se lo desiderava. I praticanti (così come il personale infermieristico) erano presenti 24 ore su 24, poiché erano formati e vivevano all’interno del complesso ospedaliero. Ospitava una prestigiosa scuola di medicina che selezionava rigorosamente i candidati da tutte le province del regno in conformità con la regola del numerus clausus. Gli studenti, ospitati in loco così come in moderni campus universitari, beneficiavano di corsi teorici, anatomia applicata e pratica con i malati, metodo di formazione per il quale la Scuola di Medicina Napoletana era famosa.

In questo ospedale è stata eseguita la prima anestesia, è stato applicato il taglio cesareo e i primi cateteri, per non parlare dell’invenzione di alcuni strumenti chirurgici molto originali realizzati da artigiani locali. Questi oggetti sono esposti nel museo dell’ospedale (Museo delle Arti Sanitarie e di Storia della Medicina e della chirurgia) visitabile su appuntamento.

Questa scuola cessò di esistere dopo l’invasione dell’esercito piemontese che portò all’annessione del Regno delle Due Sicilie. Un altro colpo mortale fu inferto agli Incurabili da un incendio in cui andarono in fumo preziosi volumi contenenti una parte inestimabile della storia della medicina occidentale.

Maria Franchini

Nota dell’editore:

Questo articolo ci dà l’occasione per segnalare ancora una volta il libro di Maria Franchini sulla sua città preferita. Dopo “Naples insolite et secrète“, il “Dictionnaire insolite de Naples” (edizioni Cosmopole, aprile 2015).

Questo libro mette insieme altre parti della civiltà napoletana zoomando su personaggi celebri di ieri e di oggi, su luoghi sorprendenti della Campania, regione di cui Napoli è capoluogo. Ma ci sono anche voci dedicate alla gastronomia, alla lingua napoletana intrisa di gallicismo, oltre ad altri dettagli intriganti di una città, l’unica al mondo, che, secondo gli esperti dell’UNESCO, risponde al concetto di unicità. La sua cultura millenaria “rivela valori universali finalizzati a un dialogo pacifico tra i popoli”, come indica la targa esposta dall’Unesco nel centro storico di Napoli.

fonte

Storia della Medicina: L’Ospedale degli Incurabili di Napoli e la sua Farmacia

Maria Franchini

http://www.sgdl-auteurs.org/maria-franchini/index.php/pages/Bibliographie

Maria Franchini ama definirsi una donna del Sud. Nata a Napoli, vi ha vissuto fino al suo arrivo in Francia (per seguire il marito), dove vive fisicamente, perché il suo cuore è ancora aggrappato ai piedi del Vesuvio cullato dal canto della sirena, madre di Neapolis. Innamorata incondizionatamente della sua terra natale e dei suoi cavalli, dedica loro i suoi pensieri e i suoi scritti. Senza alcun legame apparente, il cavallo incarna perfettamente l’anima napoletana, così facile da dominare ma impossibile da domare, così amichevole con i benevoli e così formidabile con i malevoli. Napoli e il cavallo, vittime della loro bellezza, attirano tutti i desideri, ma resistono a tutte le ferite rimanendo liberi anche in schiavitù. Napoli e il cavallo hanno ispirato (e ispirano tuttora) poeti e artisti a migliaia, ma nessuno di loro è mai riuscito a svelarne il segreto. Nessun essere al mondo avrebbe potuto essere ricamato meglio del cavallo indomito sullo stemma di questa città/mondo. Tra le sue pubblicazioni: “Dictionnaire insolite de Naples” (Ed Cosmopole, 2015), “Naples, insolite et secrète” (Ed Jonglez).

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