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“STORIA DI TRINACRIA” A CURA DI ALESSANDRO FUMIA

Posted by on Apr 20, 2023

“STORIA DI TRINACRIA” A CURA DI ALESSANDRO FUMIA

Hardrada figlio di secondo letto della regina Aasta e di Sigurd Syr si distinse nelle fila degli imperatori bizantini. Spedito dall’imperatrice Zoe al seguito del Maniace in Sicilia l’anno 1038, giunse a Messina un anno dopo proveniente da Gerusalemme dove assunse sei mesi prima la guardia al Sancta sanctorum ossia il Santissimo sepolcro di Cristo, sotto le insegne della guardia imperiale dei verdi.

Disceso in campo di battaglia al fianco del Maniace e dell’eunuco Stefano si distinse in combattimento presso le mura di Siracusa e nella particolare difesa di Messina nell’anno 1042, dopo un’apparizione della Santissima sempre Vergine Madre del Signore. L’impresa fu talmente eclatante da essere ricordata negli annali imperiali di Bisanzio. Eletto dall’imperatore nel 1042 protospatario dell’impero, governerà la città dello stretto fino al 1057. Il periodo storico qui segnalato anticipa la venuta in Sicilia dei Normanni del conte Ruggero I di 4 anni. La storia dell’interregno a Messina è in parte confermata da uno studio portato avanti dall’università di Oslo, e da una mia relazione in un convegno di qualche anno fa. Il dominio dei Variaghi di Hardrada a Messina è stato confermato da un particolare documento redatto nel XII secolo, inerente la venuta a Messina l’anno 1111 del pronipote di Hardrada, il re Sigur Jorsalfaire diretto in Terra Santa. Giunto nel nostro porto con sessanta navi da guerra con duemila soldati vichinghi fu accolto e ospitato per cinque mesi dalla vedova contessa Adelaide. In questa occasione Jorsalfaire chiederà alla contessa il riscatto della città di Messina, sua signoria. Riscatto riconosciutogli. La piccola storia qui in parte riportata permette di raggiungere una verità ancora oggi nascosta, che mette in luce il primo dominio cristiano a Messina dei vichinghi orientali (Svedesi), sotto le insegne della chiesa norrena di Olaf il santo, fratellastro proprio di Hardrada, il capostipite del cristianesimo introdotto in Scandinavia già a partire dall’anno 1030. L’episodio della difesa della città di Messina dalle truppe di Hardrada è segnalato persino nella patristica latina sotto le insegne di Leone Magno, che conferma questo episodio, indirizzando il trionfo delle armi cristiano-messinesi per intercessione della madonna, presso l’antica chiesa dell’Itria, quindi, dei Verdì. Memoria erroneamente rapportata a un altro episodio; quando in realtà i verdi altro non furono che gli stessi vichinghi di Hardrada provenienti dal SS Sepolcro di Cristo a Gerusalmme a cui queste truppe vichinghe appartenevano. L’epico episodio viene anche segnalato da Michele Amari attraverso una cronaca siciliana mettendo in evidenza una insegna norrena appartenente a quel signore. Metro iconografico rappresentato nell’arazzo di Bayoux, in cui si mostra il re norreno Haroldo Hardrada durante la sua presenza a Messina sotto le insegne di un grifone femmina, inerente il corpo di guardia al Santo Sepolcro e che uno studioso anonimo di Messina evoca con una pietra segnalata presente in un interstizio capitellare nell’attuale chiesa di Santa Maria Annunziata dei Catalani, sede anticamente presso un suo ambiente, del rettorato del Gran Consiglio di guerra dei trenta cavalieri istituito nel 969 d. C. dal prefetto islamico di Messina ibn hassan Hammar cugino dell’emiro di Palermo. Fregio ancora oggi riscontrabile in detta chiesa. Infatti, da alcune tracce pergamenate si afferma che, presso l’attuale transetto della chiesa predetta, anticamente nel X secolo, quegli ambienti facevano parte di un altro edificio presso il quale in epoca ctistiana, successiva alla dominazione araba, venne ricavata una prima cappella; e successivamente tutto l’impianto della chiesa attuale. In effetti presso la chiesa dei Catalani nella zona absidale compaiono trenta nicchie con un particolare sistema cavalleresco stilizzato costituitosi verosimilmente intorno al 1232, per volontà dell’imperatore e re di Sicilia Federico II. Lo stesso schema è stato scoperto in un restauro del castello di Augusta, nonchè in un arredo conservato presso il Rochfeller museum di Gerusalemme, inerenti alcuni suppellettili dell’antico tempio di re salomone convertito in seguito in moschea. La nicchia che noi osserviamo in quella facciata ripetuta trenta volte mette in evidenza con un linguaggio mimetico, un codice nascosto inerente un passo del vangelo di Giovanni evangelista, per designare l’odine ospedaliero di san Giovanni. Ordine che ebbe un luogo in Terra Santa fino al XII secolo, in seguito restaurato duecento anni dopo e incamerato dal clero etiope. Lo schema dei trenta cavalieri posto nella zona absidale è del tutto simile a un suppellettile murario di una chiesa in Siria dello stesso periodo storico.

Alessandro Fumia

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