Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

STORIA DI UN DISERTORE (La mia testimonianza di dissidente)

Posted by on Giu 1, 2023

STORIA DI UN DISERTORE (La mia testimonianza di dissidente)

Sono militare dal 1985, quando mi arruolai pensando di servire la mia Nazione, in obbedienza alla Costituzione. Non sono stato un eroe, né un decorato, ma penso di aver servito la società con dignità e onestà. Ho partecipato alla lotta alla ‘Ndrangheta, quando nella seconda metà degli anni ’80 in Aspromonte c’era una feroce faida tra famiglie. Ho svolto una lunga missione all’estero in zona di crisi. Ho ricevuto tutte le vaccinazioni previste, in totale ignoranza, pensando che le autorità mediche operassero per il bene pubblico.

Quando nel febbraio del 2021, in piena frenesia pandemica, in caserma mi fu consegnato il modulo di consenso alla vaccinazione anticovid con l’Astrazeneca, mi nacquero i primi dubbi. Mentre i televirologi esaltavano l’efficacia e la sicurezza del nuovo siero, sul modulo leggevo che non si conoscevano gli eventi avversi a media e a lunga scadenza. Non avevo mai firmato alcun consenso in tutte le numerose vaccinazioni a cui ero stato sottoposto per servizio. Rimasi molto contrariato e dubbioso, ma alla fine anche quella volta credetti che le autorità agissero per il bene pubblico e sentii il dovere di vaccinarmi, nonostante la decisa opposizione di mia moglie e di mia cognata, le quali avevano già chiara la realtà delle cose. Quando mi arrivò la notizia della morte del collega della marina Stefano Paternò (era l’8 marzo 2021), 12 ore dopo la vaccinazione, rivalutai la mia decisione e non mi presentai alla prenotazione nell’Hub per il 23 marzo successivo.

Nella mia caserma circa il 30% aveva deciso di non ricevere il siero. Tra chi aveva accettato la vaccinazione c’era chi la riceveva in silenzio senza giudicare gli altri, ma c’era anche chi assumeva un atteggiamento da caccia all’untore, con la certezza assoluta della santità del siero e del dovere di perseguitare i “disertori”. Sì, ci chiamavano proprio così. E iniziarono a stringere le tenaglie della repressione. I non vaccinati dovevano sottoporsi a un tampone ogni 48 ore e furono relegati a pranzare fuori la mensa, avvolti da una rete che sembrava una gabbia. Subivamo le occhiatacce accusatrici dei colleghi e degli ufficiali, ligi alle regole e debitamente mascherati.

Quel 30% di dissidenti andava riducendosi giorno per giorno, man mano che i sacrifici per opporsi aumentavano. Alla fine di agosto iniziò la necessità di effettuare continui viaggi in nord Italia, ma ancora non tutte le farmacie si erano organizzate, così, per non avere problemi, accettai di vaccinarmi. Mi iniettarono il Pfizer il 27 agosto, lotto FG4493, due giorni dopo che lo stesso lotto era stato sospeso in Veneto, a seguito di un decesso verificatosi nella Ulss 3 Serenissima. Gli effetti avversi mi cominciarono dopo circa 12 ore con diarrea e vomito, poi accusai giramenti di testa, sudorazione, affanno, difficoltà respiratoria, difficoltà a deambulare e a percorrere scale, perdita di conoscenza. L’apice fu due giorni dopo quando finii dalla guardia medica dopo uno svenimento. Tutto durò circa 20 giorni. Assunsi una colorazione grigiastra da ammalato oncologico che spaventò me e mia moglie. Chiesi al mio medico, che era anche il vaccinatore, di farmi un’esenzione, ma lui rifiutò, e non fece neppure la segnalazione all’Aifa, cosa che feci io direttamente. Con lui avevamo collaborato per anni all’Avis. L’obbligo vaccinale ci ha divisi.

Dopo quella traumatica esperienza, rifiutai di ricevere il richiamo, e per me aumentò il calvario. Si avvicinava la spada di Damocle del 15 dicembre, da quando senza vaccinazione sarebbe arrivata la sospensione. Ormai anche il mio compagno di viaggio, che conoscevo da tre decenni, mi chiamava apertamente “disertore”. Quel giorno si presentò il mio capo servizio con la lettera di sospensione. Gli dissi che in 36 anni di servizio non avevo mai visto nulla del genere. La sospensione per un militare è prevista nel caso di detenzione per condanna penale o per detenzione in caso di custodia cautelare. Si può essere sospesi anche a seguito di procedimento disciplinare. In tutti i casi è prevista l’elargizione di metà dello stipendio. Io non avevo commesso reati o infrazioni disciplinari, eppure subii la sospensione senza stipendio. In base alle mie risorse avevo programmato una resistenza di almeno sei mesi.

Rimanere in casa senza lavoro e senza stipendio, impossibilitato a raggiungere mia moglie che nel frattempo era partita in nord Italia per lavoro, mi fece cadere in uno stato di prostrazione: insonnia notturna, attacchi di panico, mal di schiena, due dolorosissimi attacchi di colica renale. Nel momento di quest’ultima malattia, mi recai al pronto soccorso, dove due zelanti infermiere mi ostacolarono in tutti i modi, non avendo io la tessera verde.

Quando giunse in visita un virus gentile, fu per me una liberazione: 17 giorni di positività, ma sintomi irrilevanti per soli tre giorni (lieve faringite). Al rientro al lavoro notai le espressioni contrariate dei mie colleghi più fanatici, i quali mi avrebbero voluto vedere morir di fame. Nel frattempo, i dissidenti si erano ridotti a una quarantina, tra cui io. Eravamo fieri, sfrontati, disobbedienti. Entravamo nel bar della caserma privi di mascherina e ci salutavamo col bacio, mentre gli avventori più ligi e mascherati ci guardavano furenti. Abbiamo formato una comunità di cittadini e lavoratori coscienti, dignitosi e tenaci.

L’obbligo vaccinale ha lasciato la sua scia sanguinosa anche nella mia vita, troncando parentele ed amicizie e provocandomi, probabilmente, due attacchi tachicardici che mi hanno fatto finire al pronto soccorso, dove il medico di turno, bontà sua, mi chiese, seppur io ero in stato confusionale, se ero vaccinato.

Domenico Anfora

4 Comments

  1. Sono un’iniettata phfaizer anch’io… dopo la prima dose sono stata malissimo, da non riuscire ad alzarmi per una decina di giorni… e per mesi dopo la seconda mi sono trovata incerta e dolorante nel camminare… ovviamente ho disertato la terza dose e tutt’ora, sapendomi non immunizzata secondo i soloni della vaccinazione, ho sempre con me la “mascherina” da indossare in vista di incontri… dovendomi anche “giustificare”: perché “non sono immunizzata”!… Questa vicenda ha dell’incredibile nei danni comportamentali comuni delle persone, obbligandole ad abbandonare abitudini di frequentazioni e iniziative che i soloni al potere con leggerezza estrema sicuramente non hanno considerato… caterina

  2. Finalmente leggo una storia che anch’io ho attraversato… da pensionata non ho avuto problemi economici, ma moltissimi di relazione… Dopo la prima dose ero per venti giorni in uno stato da non riuscire ad alzarmi dal letto…. Poi, sottopostami per obbligo cogente anche se impiantato sul nulla alla seconda dose, dopo tre settimane di assoluta incapacità di reggermi in piedi, passai tre mesi zoppicante e insicura sulle gambe, per cui alla terza chiamata per fortuna mia sorella medico mi esonero’ verbalmente di rispondere… chissà che sarebbe successo se non fossi già da un po’ in pensione!… Oggi si sa che i vaccini sono stati un enorme affare per chi li produceva, nonostante non avessero la convalida obbligatoria per medicinali e vaccini… troppi interessi incrociati erano in ballo! caterina.

  3. Complimenti a voi. Un’Associazione identitaria come la vostra non si deve limitare a smascherare le menzogne della storiografia padronale ma deve denunciare anche le tragedie, le miserie e i soprusi dei giorni nostri. Come fate qui con coraggio.
    Una ragione in più per seguirvi e sostenervi.

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